Ogni 14 gennaio a Barquisimeto, in Venezuela, si tiene una grandissima processione di circa 8 km per raggiungere, nella Cattedrale di Nostra Signora del Carmine, la statua della Divina Pastora, patrona della città. Sono circa 2 milioni le persone che partecipano a questo momento di grande fede, ma nel 2025 questo numero non è stato raggiunto. Anzi, sembravano più le forze dell’ordine presenti in città dei fedeli che hanno preso parte alla processione.
È questo, secondo padre Miguel Angel Bombin, direttore della vice provincia “Nuestra Señora del Pilar” che comprende Spagna e Venezuela, un segno molto concreto dell’aria che si respira in questi mesi nel paese dell’America Latina, un’aria di tristezza, frustrazione e mancanza di speranza dopo le elezioni dello scorso luglio.
A Barquisimeto, dove l’Opera don Orione ha la maggior parte delle sue opere nel paese, l’atmosfera non è dunque delle migliori, anche se l’ambiente è tranquillo e non si registrano particolari tensioni: «La maggior parte della gente – racconta ancora padre Bombin – sente che gli è stata rubata la voce, che non è stato rispettato il proprio volere. Tutti sono provati. L'unica speranza è che qualcosa cambi, ma o è adesso o mai più perché, se il governo si stabilizza penserà di portare avanti una riforma della costituzione, con il rischio di consolidare una specie di pensiero unico del governo. Tanti stanno nuovamente pensando di andarsene dal Paese, siamo adesso a 8 milioni di venezuelani che sono emigrati e si teme che ora riprenderanno le partenze, soprattutto da parte dei giovani che magari finora sono rimasti qui sperando in qualcosa di diverso».
La situazione difficile si ripercuote in qualche modo anche sulle opere orionine presenti nel paese. Ancora padre Bombin: «Al momento a Barquisimeto abbiamo il Piccolo Cottolengo, poi un centro diurno per disabili e la parrocchia che porta avanti tante attività, tra cui un progetto con Caritas di nutrizione e alimentazione che ogni domenica offre un pranzo alle persone povere o che vivono in strada. Poi c'è il seminario, con 2 aspiranti e 3 giovani in formazione. Siamo poi presenti a Caraballeda dove abbiamo un prescolare con 100 bambini fino a 6 anni e dove stiamo costruendo da cinque anni una parrocchia nuova, anche se i lavori vanno avanti molto a rilento. Purtroppo non è facile, viviamo alla giornata e siamo sempre in difficoltà con le risorse. Dal 2012 abbiamo perso ogni appoggio economico del governo e andiamo avanti sfruttando le risorse della provincia e alcuni aiuti esterni, ma economicamente la situazione è grave. Non possiamo più prendere tanti ospiti nel Piccolo Cottolengo perché è anche difficile reperire i medici o garantire loro uno stipendio adeguato. Non ci perdiamo d'animo, però, e vediamo la Provvidenza che si manifesta soprattutto nelle tante persone che con gioia e con spirito orionino vengono qui a fare volontariato».
Nonostante le difficoltà, quindi, nulla si ferma e anzi la Congregazione continua a guardare avanti, seguendo quella Speranza che è il tema centrale del Giubileo 2025: «Vedere tante persone, che vivono comunque le loro difficoltà, fare attività di volontariato nei centri psichiatrici, nelle carceri o anche nella discarica, dove tanta gente è costretta a vivere, è sintomo che in queste situazioni difficili viene fuori il meglio delle persone. Sono poveri che aiutano altri poveri, generando vicinanza e solidarietà. È questa la speranza che vogliamo vivere in questo Anno Santo. E noi vogliamo continuare a fare il bene e coinvolgere chi vuole fare lo stesso, perché don Orione è ancora un riferimento grande in Venezuela».
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