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28 Dicembre 2025

Padre Antonio Dalmasso compie 100 anni: una vita missionaria

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Il 28 dicembre 2025 Padre Antonio Dalmasso, della Provincia “Nossa Senhora de Fátima” (Brasile Nord), residente nella Comunità di Araguaína, nello Stato del Tocantins, compie 100 anni. Un traguardo che diventa memoria grata e provocazione evangelica: la sua vita missionaria ci ricorda che la carità non conosce riposo e che la Divina Provvidenza apre sempre nuove strade quando trova un cuore disponibile.

Padre Dalmasso – come viene chiamato in Brasile – è nato il 28 dicembre 1925 a Fontanelle di Boves (Cuneo), figlio di Giuseppe Dalmasso e Giovanna Dutto. Battezzato pochi giorni dopo, il 31 dicembre, fu cresimato il 17 ottobre 1937.

Nelle sue radici vocazionali c’è un dettaglio che illumina tutta la sua storia: nel 1941, presentandolo al Seminario della Congregazione come aspirante, il parroco di Fontanelle lo descrisse con parole essenziali e commoventi: “Nel presentarvi il giovane Dalmasso Antonio, vi do un giovane poverissimo, ma un giovane che, se non ha tanta forza pel lavoro, è sano ed è capace di far una buona riuscita per lo studio e per la pietà – Tutto il corredo che posso presentare è corredo di carità.” (Arciprete D. Agostino Pellegrino, Fontanelle, 1941).

Letta oggi, questa presentazione appare profetica: nato povero, Padre Antonio ha attraversato un secolo vivendo da povero per i poveri, con uno stile semplice, essenziale, fiducioso e di profonda pietà. Già all’inizio del suo itinerario diede testimonianza di solidità vocazionale. Lo conferma la domanda di ammissione al noviziato, datata 28 febbraio 1945: “Amatissimo Padre, trovandomi alle porte della Vita religiosa, ardisco chiederle se può ammettermi nella piccola schiera dei nuovi entranti nel santo noviziato. Siam pronti e decisi a lasciare le innumerevoli lusinghe del mondo per incominciare l’ardua salita che ci porterà alla meta da tanti anni bramata”. Parole semplici, ma forti, che già rivelano il tono della sua vocazione: decisione, fiducia, desiderio di donarsi senza riserve.

E qui affiora quasi un paradosso di vita che oggi, nella celebrazione centenaria, colpisce ancora di più: durante il percorso formativo, le relazioni dei superiori sottolineavano spesso una salute fragile e la fatica di sostenere ritmi ordinari; eppure, nello stesso tempo, evidenziano la sua buona volontà, la fedeltà alle pratiche spirituali vissute con costanza anche quando doveva farle “da solo”, e l’affidabilità “per il domani”. In altre parole: una costituzione non robusta, ma un’anima tenace, capace di perseverare. E oggi, eccolo arrivare al secolo di vita!

P. Antonio Dalmasso emise la prima professione l’11 ottobre 1946 e la perpetua il 29 settembre 1953. Ricevette il diaconato il 17 dicembre 1955 e fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1956.

 

La missione in Brasile: arrivo e anni di “frontiera”

Il grande passaggio missionario avvenne con l’arrivo in Brasile il 13 dicembre 1967. Da allora, il suo nome è legato a decenni di presenza orionina “di frontiera”: comunità avviate, territori difficili, chiese edificate, opere costruite con pochi mezzi e tanta fiducia nella Provvidenza.

Nel suo percorso brasiliano si susseguono tappe di un apostolato concreto: Ananás (1968), Itaguatins (1983), Itapipoca (1986), poi ancora Ananás (1987), Palmas (1994), Goiânia (1996), Caucaia (2004), Brasília (2006), di nuovo Goiânia (2007) e Brasília (2009), una breve parentesi italiana a Sanremo (2020) e il ritorno al Brasile, ad Araguaína (2023).

Sono anni di frontiera vissuti con perseveranza, tra comunità accompagnate giorno dopo giorno e un ministero “con il popolo e per il popolo”, dove la celebrazione, l’ascolto, la carità e la riconciliazione diventano stile ministeriale e priorità di vita.

Tra le pagine più luminose della missione di Padre Antonio c’è l’avvio della presenza orionina a Palmas, la più giovane capitale del Brasile, progettata a tavolino. La storia ricorda che, nei primi anni ’90, Padre Antonio – insieme ad altri confratelli – si impegna per impiantare la comunità, ottenendo un terreno per la costruzione della chiesa; e che la prima Messa fu celebrata all’ombra di un albero, in un contesto segnato da infrastrutture quasi assenti, risorse rare e popolazione itinerante. La Cappella “Dom Orione” viene ricordata come uno dei primi templi cattolici costruiti nella nuova capitale, segno di vero “pionierismo missionario”. Accanto alla chiesa nasce anche il Centro Comunitario Dom Orione, con un’attenzione speciale ai bambini e alle famiglie: oratorio, catechesi, accompagnamento educativo, attività sociali e pastorali.

C’è poi un altro evento di pionierismo: l’accettazione della sfida di aprire il Piccolo Cottolengo nel Nord-Est del Brasile, a Caucaia, quando aveva già un’età avanzata. Il terreno viene acquistato nel 2003 e il 25 marzo 2005 viene posta la pietra fondamentale. Padre Antonio, già con i suoi 80 anni, ma con grande anima missionaria e spirito “desbravador” (pioniere), accetta di iniziare la costruzione: in meno di un anno, grazie alla sua dedizione instancabile, risultava quasi tutto pronto.

 

Un ringraziamento che diventa testamento spirituale

Quando compì 90 anni, Padre Antonio scrisse un ringraziamento che aiuta a leggere, con profondità, anche i suoi 100 anni. Meditando i salmi 33 e 38, parlava della bontà infinita di Dio e del dono della vita, della chiamata al sacerdozio e del lavoro missionario “in mezzo ai poveri e ai più abbandonati”. E aggiungeva un’immagine semplice e decisiva: la vita come un continuo camminare incontro agli altri, uscendo da sé “come ha fatto Gesù”.

In quelle righe affiora anche la memoria della sua terra natale, Boves, segnata duramente dalla Seconda guerra mondiale, e il ricordo commosso dei compagni di scuola quasi tutti vittime del conflitto. Il ringraziamento si allargava poi alla Madonna, “nostra protettrice”, e alla Congregazione di San Luigi Orione che nel 1941 lo accolse nel seminario di Montebello della Battaglia. Colpisce infine la serenità con cui affrontava l’orizzonte ultimo: a chi gli chiedeva se avesse paura della morte, rispondeva di no, perché Dio è infinitamente buono e misericordioso, e concludeva con un’affermazione luminosa: il ringraziamento continua per tutta l’eternità.

 

Cuore di missionario”: le parole del 1972 e la vita che le conferma

Il 7 settembre 1972, a Voghera, in occasione di una commemorazione per il centenario della nascita di San Luigi Orione, Padre Dalmasso pronunciò un intervento dal titolo significativo: “Cuore di missionario”.

In quel discorso parlava del suo maestro e ispiratore, Don Orione, descrivendolo come uomo dall’“ansia di salvare le anime”, capace di spingersi lontano tra la gente più abbandonata, e di unire sempre l’annuncio del Vangelo con la misericordia concreta: docére et benefàcere, insegnare e beneficare. Don Orione – ricordava – univa la chiesa all’ospedale, l’assistenza dei corpi all’amministrazione dei sacramenti, con la convinzione che “il mondo ha bisogno di Cristo” e che bisogna “ridare Cristo al popolo”.

Leggendo oggi la vita di Padre Antonio Dalmasso, viene spontaneo riconoscere un fatto: quelle parole scritte per il Fondatore sembrano poter descrivere anche lui. Missionario completo, capace di annunciare e di servire; di costruire comunità e di aprire opere di carità; di sostenere la fede della gente e di farsi vicino alle ferite del popolo. Nella missione di Goiás – come egli stesso diceva allora – “le difficoltà si alternano con le speranze”.

Un confratello lo ricorda in Curia generale a Roma, colpito dal suo “senso di Dio e delle anime”, dallo zelo per i poveri e dalla dinamicità apostolica. E riporta una frase che oggi, a cento anni, diventa quasi un testamento spirituale. Prima di ripartire per la nuova obbedienza nel Nord-Est del Brasile per iniziare il Piccolo Cottolengo, Padre Antonio disse: “Será que conseguirei com esta minha idade?! Mas Dom Orione me ajudará também desta vez.” (“Riuscirò con questa età? Ma Don Orione mi aiuterà anche questa volta.”). È la sintesi del suo stile: umiltà realista e fiducia nella Provvidenza. Per lui, Don Orione è stato guida e sostegno nelle sfide della carità.

A Padre Antonio Dalmasso, nel giorno dei suoi 100 anni, diciamo grazie: per una vita donata senza calcoli sui passi di San Luigi Orione, per la passione missionaria, per il Vangelo seminato lungo il cammino, per aver servito i poveri nel nome del Signore e per la fiducia nella Provvidenza Divina.

Auguri, Padre Antonio Dalmasso! Che il Signore ti doni pace, consolazione e gioia; e a tutti noi la grazia di imparare dalla tua storia la fede operosa che costruisce, accoglie e spera in Dio.

p.t.

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