«Fine del sacerdozio è di salvare le anime …
Che io non dimentichi mai che il ministero a me affidato è ministero di misericordia».
Don Luigi Orione
Oggi ricordiamo il 130° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Don Luigi Orione, avvenuta il 13 aprile, del 1895 nella Cappella dell’Episcopio di Tortona.
In occasione di questa ricorrenza abbiamo chiesto ad alcuni sacerdoti, chierici e novizi una riflessione su cosa rappresenti per loro il sacerdozio di Don Orione e in che modo possa ispirarli.
Delegazione “Mary’s Immaculate Conception”
Dal Noviziato di Montalban - Filippine:
- “Io ammiro Don Orione per il suo attaccamento a Dio e la sua fiducia nella Divina provvidenza. Fin da ragazzo non si è mai fermato di fronte alle difficoltà o sconfitte ma ha sempre reagito con fiducia, Dio c’è e si prenderà cura dei dettagli ma io devo essere Generoso perché lo amo”.
- “Il suo servizio ai poveri, agli abbandonati, era motivato dalla sua capacità di vedere Cristo in essi, come lui stesso spiega in vari testi. Ma questa capacità è possibile solo se si ha famigliarità con Dio nella preghiera. Ecco perché nonostante le giornate faticose spendeva notti intere in preghiera”.
- “Io ammiro la sua semplicità e vicinanza ai confratelli. Le molte lettere scritte, la fiducia data ai suoi collaboratori, il condividere con loro i sogni e le angosce, il conoscerli tutti per nome e considerarli tutti importanti senza distinzione preti o seminaristi”.
- “Io ammiro il desiderio di salvare tutti ad ogni costo. Nel giorno della sua ordinazione ha chiesto a Dio la grazia che nessuno di chi fosse venuto in contatto con il suo apostolato andasse perduto. Il suo lavoro infaticabile, le sue parole forti sulle anime da salvare, la volontà di andare persino alle porte dell’inferno per chiuderle. Non c’è nulla di egoista o arrivista, solo un amore folle per Dio”.
Don Oreste Ferrari, Maestro dei Novizi: «Da parte mia, sono sempre rimasto impresso da due episodi connessi al suo sacerdozio. Il primo riguarda la notte precedente la sua ordinazione, notte che ha speso accanto al letto del vicario Generale della Diocesi morente. Il secondo, nel giorno del suo 25° anniversario di ordinazione quando, mentre tutti i confratelli e seminaristi lo attendevano in refettorio per festeggiare, lui invece stava servendo il chierico Viano malato facendo “quelle cose che una madre fa a suo figlio in bisogno”. Io vivo in una società dove la figura del prete è ancora altamente riverita e valorizzata, diventare prete è ancora un onore e spesso c’è la tendenza ad approfittarne per la propria gloria personale, potere, comodità, eccetera. Era così anche ai tempi di Don Orione, ma lui non è stato così. Lui ha vissuto il suo sacerdozio (la cosa più preziosa per la quale ha lottato tanto) come vero servizio. Al centro del suo cuore non c’era sé stesso o la sua immagine o successo, ma Cristo che gli chiedeva di fare qualcosa per i suoi figli in bisogno. Non ha mai cercato gloria o riconoscimenti ma semplicemente un’occasione in più per amare e servire. La sua umiltà faceva a pugni con l’atteggiamento altero di tanti altri preti, e farebbe a pugni anche oggi. Aveva un’immagine alta del sacerdozio e insisteva che chi volesse diventare sacerdote lo facesse con serietà, solo per farsi santi e buttarsi ai piedi Cristo e della Chiesa, stracci nelle mani di Dio».
Provincia “Notre Dame D’Afrique”
Dal Noviziato di Bonoua – Costa d’Avorio:
Esattamente 130 anni fa Don Orione ricevette l'ordinazione sacerdotale e pronunciò il suo "eccomi" come sacerdote. Questa commemorazione rappresenta un'opportunità per celebrare l'eredità spirituale, carismatica e missionaria che egli ha lasciato ai suoi figli spirituali, alla Chiesa, al mondo e più in particolare a noi novizi africani provenienti da diversi Paesi.
Sappiamo che il suo cammino è stato straordinario ed eroico, al punto che la Chiesa lo ha scelto e lo ha proposto come esempio da imitare e modello per l’umanità di oggi. Così lo presentò Papa Pio XII: «apostolo della carità, padre dei poveri, benefattore dell'umanità sofferente e abbandonata». In questa prospettiva, ciò che ci aiuta oggi a ravvivare la nostra consacrazione è, tra l'altro, la fiducia e l'abbandono di Don Orione alla Divina Provvidenza e alla volontà di Dio. Inoltre, il suo amore per la sua vocazione, che trae la sua fonte dal rapporto intimo con Cristo crocifisso nella preghiera, e anche il suo desiderio di essere tutto a tutti.
Inoltre, Papa Giovanni Paolo II disse di lui: «Aveva il temperamento e il cuore dell'apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, instancabile e coraggioso fino all'audacia, tenace e dinamico fino all'eroismo». Il suo modo di essere sacerdote è, infatti, del tutto particolare e segno di fedeltà al suo “Sì” che pervade tutta la sua esistenza. Da allora in poi, diversi aspetti del suo modo di essere sacerdote ci toccano come novizi: la sua fede incrollabile nella Divina Provvidenza; il suo stile di vita povero e il suo dinamismo che si traducono nella sua disponibilità, nel suo cuore senza confini, nella sua sensibilità verso i bisogni degli altri, dei più poveri, attraverso una carità senza limiti. Anche la sua semplicità, la sua umiltà e il suo amore per Cristo, la Vergine Maria, il Papa, la Chiesa, le anime e i più poveri sono altri elementi che ci affascinano nel suo modo di essere sacerdote. Allora, tutti pellegrini di speranza e Figli della Divina Provvidenza, camminiamo insieme sulle orme di Don Orione, gettandoci nel fuoco dei tempi nuovi.
P. Angelo Girolami, missionario: «Quell'ECCOMI di 130 anni fa don Orione lo aveva già detto da chierico nell'incontro mistico avuto con Gesù davanti al Crocifisso, quando Gesù lo trafisse con il grido: Sitio! Capì subito che Gesù aveva sete di anime e lo invitava a portargliene, se voleva alleviargli la sete. In quel momento don Orione disse: eccomi! e vi impegnò tutta la sua vita. Da qui il suo continuo grido: Anime! Anime!!
Nell'ordinazione sacerdotale e nella prima messa rinnovò a Gesù il suo 'eccomi!' portando sull'altare il suo impegno e chiedendogli l'umanamente impossibile: salvare tutte le anime che in un modo o in un altro, venissero a contatto con lui. Qui manifesta il suo cuore pieno di un amore senza frontiere, frontiere che non voleva gli imponessero neppure negli ambiti e nei modi di fare la carità, perché la carità non ha confini.
Davanti al grande crocifisso della cappella del noviziato di Villa Moffa feci anch'io, in ben altra intensità spirituale, l'esperienza di don Orione e dissi il mio primo 'eccomi' a Gesù offrendogli la mia vita per portargli anime da salvare, accompagnato e sostenuto da don Orione e da santa Teresa del Bambino Gesù. È stato questo il fuoco interiore che, malgrado i miei limiti e le mie debolezze, ha dato forza ai miei lunghi anni di vita religiosa e missionaria.
Ora sono in attesa della sua ultima chiamata per mio 'eccomi' più bello, perché sarà per stare sempre con Lui».
Provincia “Nuestra Señora de la Guardia”
Don Facundo Mela (Itatí - Argentina): «In questi quasi venti anni di sacerdozio, parecchie cose mi hanno impressionato del modo di essere sacerdote di Don Orione: la sua vicinanza ai giovani, la sua preoccupazione per i poveri, l’amore per il Papa, il suo lavoro per salvare ai terremotati di Messina e Avezzano, i suoi progetti a favore delle vocazione nere del Brasile, il suo amore per l’Argentina, il suo rapporto con coloro che erano lontani della Chiesa, e tanto altro ancora.
Ma, in questi ultimi tempi, mentre scrivevo la mia tesi, ho letto un testo di Riunioni che mi ha colpito molto: “Noi siamo per i più poveri, per i più poveri: Gli stracci della Divina Provvidenza sono per i figli delle classi più umili, più proletarie, più bisognose”. Parole che alla luce del Magistero di Papa Francesco, prendono più forza e mi spingono a ripensare il mio atteggiamento e agire con i poveri, con i sofferenti, con gli addolorati, con “los desamparados” (termine spagnolo che il Fondatore usava).
Ma, le parole di Don Orione, sento che mi fanno una domanda incisiva: posso essere un vero figlio di Don Orione se non vedo Cristo nei poveri, nei sofferenti?».
Vice Provincia "Nuestra Señora del Pilar" – Madrid”
P. Franck Atale (Madrid): «Cosa mi aiuta a rileggere o ravvivare il dono di consacrazione oggi? La vita stessa di don Orione è sempre uno specchio per ravvivare ed apprezzare il dono della consacrazione. Però concretamente mi aiuta il suo senso di abbandono alla Provvidenza divina. Oggi, non è un atteggiamento facile da vivere: abbandonarsi alle mani di Dio e credere nella sua attuazione e presenza in mezzo a noi. Vedere come Don Orione sperava nella Divina Provvidenza e si è lasciato guidare da essa mi aiuta a vivere la mia consacrazione senza riserva.
Cosa mi colpisce di più del modo di essere sacerdote in Don Orione? Mi colpisce proprio il suo “modo di essere”, cioè il modo di dedicare nella sua vita, tempo alla preghiera e alla persona di Cristo. È questo interesse per Dio che lo ha portato a vivere per gli altri. Possiamo vedere come Don Orione, nell’arco della sua vita, si sia sempre preoccupato di difendere e diffondere la fede, così come si è sempre impegnato nell’aiutare coloro che avevano perso la fede a recuperarla. Sento in me il dovere di seguire nella medesima linea Don Orione: aiutare le persone a scoprire la volontà di Dio nella lora vita e soprattutto aiutarle a riscoprire la fede persa. Questo è anche un modo di vivere e praticare la carità. Per ultimo, il fatto che egli custodisse la sua relazione con Cristo è sempre per me un richiamo a valorizzare i momenti personali con il Maestro».
Provincia "Nossa Senhora de Fátima"
Dal Noviziato di Brasília - Brasile:
«Giungere al sacerdozio secondo il carisma sacerdotale di San Luigi Orione è una grande ispirazione: una chiamata a vivere interamente per Dio, servendo con gioia la Chiesa, il Papa e i poveri, i prediletti del Signore. Il noviziato è un periodo in cui sperimentiamo concretamente cosa significhi essere un piccolo strumento nelle mani della Divina Provvidenza.
L’esempio sacerdotale di san Luigi Orione ci incoraggia a ricercare una vita di donazione, che non trattiene nulla per sé, ma si dona generosamente per condurre le anime a Dio. Essere sacerdote orionino significa essere presenza di misericordia, di speranza e di amore là dove il dolore grida forte e dove la luce del Vangelo deve ancora risplendere più intensamente. Nell’itinerario formativo orionino riconosciamo che il sacerdozio non è un cammino di realizzazione personale, ma un cammino di dedizione totale, di umile servizio, di fedeltà al Vangelo e alla missione affidata da Cristo alla sua Chiesa. Ed è proprio questo che ci ispira il sacerdozio di san Luigi Orione: poter essere, con la grazia di Dio, segno della sua tenerezza e cura verso tutti, specialmente verso i più piccoli e abbandonati di oggi».