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1 Novembre 2024

Don Orione: «Oggi è la festa dei santi. Quale è la base della santità?»

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«La Chiesa apre questo mese con la festa di Tutti i Santi e si rallegra cantando: “Gaudeamus omnes in Domino diem festum celebrantes sub honore Sanctorum omnium”, ma non è passato che un giorno e subito corre con il pensiero ai morti». (San Luigi Orione)

Santità e umiltà

«Oggi è la festa dei santi. Quale è la base della santità? La base della santità è l’umiltà. La Vergine Santissima sciolse un inno di gloria quando, attraverso le montagne della Galilea, giunse alla casa di Santa Elisabetta e questa, stupita che la Madre di Dio fosse venuta a vederla, uscì nelle belle parole: “Donde a me tanta grazia che la madre del mio Signore venga sotto il mio tetto?”. È allora che la Madonna spiegò, nell’inno di lode, perché Dio la scelse: “Quia respexit humilitatem”. E affinché nessuno avesse a sbagliare, volle scegliere uomini di umili condizioni per la conversione del mondo, uomini di cervello tardo, dalle mani incallite; non si circondò di dottori della legge, di filosofi. Ma tutto ci è di esempio di umiltà: umiltà nella nascita, umiltà nella vita, umiltà nella morte. Quanti esempi! Umiltà nello scegliersi la madre, la scelse perché fu umile; umiltà nello scegliere i discepoli. Poteva nascere in una città grande come Roma o Ninive o Babilonia che allora erano in pieno splendore. Ma no! La migliore base della santità è l’umiltà. Sant’Agostino, lo sapete, dice: “Se vuoi alzare alto l’edificio della tua perfezione, pensa a gettare profondo il fondamento dell’umiltà”. Sant’Ambrogio dice: “Radix omnium malorum superbia”. San Carlo, il grande San Carlo, cancella dal blasone della famiglia patrizia, tutto ciò che sa di potenza e vi scrive: “Umiltà”. Oggi lo stemma ricorda l’umiltà grande di San Carlo; famiglia illustre, quella dei Borromeo, imparentata con quella di Pio IV. Sapete che Pio IV era zio di San Carlo. Come la superbia fu la fonte del primo peccato, così l’umiltà rimediò a esso. Dio dà la sua grazia agli umili e resiste ai superbi. L’umiltà oggi è il trofeo della santità. Rifulge immortale e dà frutti grandiosi. L’umiltà non è solo virtù dei cristiani, ma, portata nella società civile, addolcisce e stringe in dolci vincoli gli uomini. L’umiltà non è altro che verità: la conoscenza del nostro niente. Conosciamo la nostra miseria e la grazia che il buon Dio ci dà». [Parola V, Tortona 1° novembre 1933]

La preghiera per i defunti e la “Pietà” simbolo di tutte le madri piangenti

«Domani è la commemorazione di tutti i defunti. La Chiesa, madre tenera e affettuosa, ci fa ricordare coloro che sono passati alla vita duratura; ci fa pensare alla morte e a coloro che la morte hanno già affrontato e si trovano forse nella necessità dei nostri suffragi. Il pensiero corre spontaneamente, questa sera, alle lacrime che ovunque, in tutte le parti della terra, si versano sulle tombe dei cari trapassati. Il pianto dei figli, dei genitori, dei fratelli, dei padri e delle madri.

Sulle tombe appare sempre, o quasi sempre, l’immagine della croce di Gesù, speranza e vita per i vivi e per i morti e la figura dolente della Madonna Addolorata, la grande madre degli uomini, che pianse sul corpo trafitto e crocifisso del più santo dei figli. Il dolore delle madri irrora, si può dire, la terra. Voi non ricordate le guerre passate e non potete avere l’idea. Io vidi sulle macerie lo strazio delle madri che avevano perso i loro figli! Che grande cosa! Che lacrime struggenti. Il cuore della madre è veramente una sorgente di lacrime. Chi di voi è stato in San Pietro, a Roma, ha visto il grande capolavoro della Pietà, così come è anche fedelmente riprodotto nella cripta del nostro santuario. Quella madre addolorata è la personificazione del dolore, dolore umano e dolore divino. Sembra l’immagine di tutti i dolori, perché non c’è maggior dolore che perdere i propri cari, veder partire quelli che si amano. Su tanti cimiteri domina la Pietà, in una forma o in un’altra, ma è sempre la dolente raffigurazione del dolore umano: la madre più ama e quindi più soffre, più soffre perché, forse, almeno in apparenza, è quella che più ama.

La Chiesa ci invita a ricordare i morti e a metterli con la preghiera sotto le ali misericordiose della divina misericordia e sul cuore della Divina madre addolorata, l’esempio sì mirabile della rassegnazione cristiana e della speranza cristiana. Se si guarda con fede alla Madonna che mostra il suo Figlio Crocifisso, si apre nel nostro cuore la vena più dolce della consolazione e del conforto. Si comprende che la Madonna, come tiene in grembo il suo figlio morto, così accoglierà nelle sue mani e sul suo cuore le anime di tutti i nostri cari morti. La Pietà, la Madonna Addolorata accenda nel nostro cuore la grande luce della fiducia, della speranza cristiana, se abbiamo dei lutti recenti, se il nostro cuore è ferito da qualche distacco. Abbiamo fiducia perché la Madonna ha proprio questa missione materna: di raccogliere le nostre lacrime e di offrirle al divino Redentore insieme alle proprie, perché Gesù Cristo, per i meriti del suo sangue prezioso, cancelli e non veda più le nostre macchie, le macchie delle anime di coloro che muoiono.

Affidiamo domani le nostre preghiere alla Madonna Santissima, perché, se ci fosse ancora qualche anima a noi cara lontana dal cuore di Dio in purgatorio, se la prenda sul cuore e la porti a Gesù Cristo nella gloria e felicità eterna. E perché consoli tutti coloro che piangono sui loro cari defunti. Ricordate quanto vi ho detto altre volte. Nella misura che avremo usato con i nostri morti, Dio misurerà a noi». [Parola V ,1° novembre 1932 ]