«Nulla è indice più sincero del nostro amore alla Madonna quanto il desiderio di amare sempre di più Gesù. La Madonna ci apre la strada, cioè ci apre il cuore al vero, sincero amore di Gesù. Essa anzi è la via più breve e più sicura per andare a Gesù Cristo. Chi trova la Madonna certamente trova anche Gesù. Se badiamo bene a quello che ci indica il Vangelo, è sempre la Madonna Santissima che ci mostra Gesù; ce lo mostra in fasce a Betlemme, lo mostra sofferente nella circoncisione, lavoratore a Nazaret, evangelizzatore a Cana attraverso il primo miracolo, lo mostra morto per noi sulla croce. Nella storia della Chiesa, troviamo la Madonna là dove c’è Gesù. Possiamo veramente credere che la Divina Provvidenza ha voluto che la nostra salvezza dipendesse da Maria, perché potessimo trovare in Maria Santissima il mezzo più sicuro ed efficace a renderci somiglianti a Gesù.
Tutta la storia della nostra fede, come quella delle nostre anime, passa attraverso Maria. Il cristianesimo, si potrebbe dire, si fa sulle ginocchia di Maria, che poi lo offre a Gesù, il quale dispose e volle appunto quest’ordine. La salvezza delle anime pare quasi sia più gradita a Gesù, se ottenuta attraverso la Piena di grazia, la Immacolata, perché così volle egli stesso. Certo Gesù vuole regnare per mezzo di Maria: la missione di Maria è quella di fondare nelle anime il regno di Gesù Cristo. Amando Maria si è sicuri di amare Gesù. «Ad Iesum per Mariam». È possibile che Dio si offenda quando, ammirando Maria, il capolavoro della sua onnipotenza, ci affidiamo a lei, assicurandoci che saremo provveduti di grazie, come se ci affidassimo a lui? O non è piuttosto molto più conforme a verità che, più che offendersi, Gesù prova un immenso giubilo vedendo onorata la santissima sua madre, che stabilì come nostra madre, proprio perché sentissimo più aperto e, direi, spalancato il cuore verso di lei? Come per vincere il cuore indurito di certi figlioli è necessaria la voce della madre, così, per rompere certe durezze, per penetrare certi angoli reconditi delle coscienze, c’è solo la voce e luce che viene dalla pietà misericordiosa della Madonna. A ben riflettere pare che la missione, affidata dal Signore alla purissima e tenerissima madre sua e nostra, sia stata quella di offrire il rifugio del suo cuore materno a quei figli che più si sono allontanati e più faticano a trovare il sentiero dell’umiltà e del pentimento per ritornare alla casa del Padre celeste. Maria Santissima è veramente il rifugio dei peccatori, rifugio e salvezza anche dei più disperati e ingrati figli.
La missione della Madonna è quella di condurre a Gesù le anime, anche le più indegne, anche le più fiacche, le più tiepide. La devozione alla Madonna è il mezzo più facile per riuscire pian piano a liberarci dai nostri difetti. Essa accende in noi il fervore, ci fa capire la bruttezza del peccato e la grande miseria che è la tiepidezza: ci fa comprendere come siamo incapaci del bene e della virtù senza l’aiuto divino. Guardando alla Madonna, si comprende come siamo o come invece dovremmo essere, vediamo subito la nostra miseria, la nostra pochezza, la superbia di cui siamo rivestiti da cima a fondo. D’altra parte, guardando alla Madonna, ci sentiamo animati a confidare, ad avere fiducia nel bene, sentiamo l’odio per le nostre mancanze e ci sentiamo animati a cercare la perfezione con fiducia e perseveranza. Con l’amore alla Madonna nel cuore e con l’impegno della nostra buona volontà, ravvivata da quello stesso amore, nasce nell’animo il desiderio di rimediare alla vita passata, di riempire il vuoto del tempo perduto e il rimpianto di tante grazie perdute; si sente nel cuore la brama di renderci sempre più degni dell’amore che nutre per noi questa cara, celeste madre. Dio non ha gelosia per Maria, la quale – quasi a prevenire errati timori o pericoli di malintesi nelle lodi che le sarebbero state rivolte nei secoli – ben confessò nel Magnificat: «Fecit mihi magna qui potens est!». Tutto ella ricevette da Dio e tutto quanto si dice di lei vuole ridondi e ridonda, in realtà, su Dio, che la fece così grande e santa!»
[Parola III, 20 agosto 1928]