Dopo la ricca e intensa giornata di ieri, questa mattina alle ore 9.00 i seicento orionini si sono nuovamente riuniti presso il Teatro Ghione per partecipare alla celebrazione della Santa Messa, presieduta dal vescovo orionino Mons. Giovanni D’Ercole. Alla liturgia hanno concelebrato numerosi sacerdoti, giunti insieme ai diversi gruppi di pellegrini provenienti dalle varie realtà del mondo orionino, rendendo l’assemblea un segno vivo di comunione universale.
Mons. D’Ercole ha salutato i presenti affermando: «Al fiume costante di persone che da ogni parte del mondo giungono a Roma quest’anno per il giubileo della speranza, si è unita in questi giorni la Famiglia Carismatica Orionina dai mille volti che mostrano la ricchezza delle differenze culturali della nostra famiglia carismatica e che ieri sabato ha incontrato il Santo Padre Leone XIV. A conclusione di questo pellegrinaggio saluto e ringrazio il Direttore Generale don Tarcisio Vieira per avermi invitato a presiedere questa santa messa. Saluto con affetto anche suor Alicja Madre Generale delle Piccole Suore Missionarie della Carità; Armanda Responsabile del MLO, Dina responsabile dell’Istituto Maria di Nazareth e Rosita Responsabile del ISO».
Nella sua omelia il Vescovo ha sottolineato come il Giubileo è un cammino comune verso la “casa del Signore”, simbolo della Gerusalemme celeste, città della pace e dell’unità dei popoli. Ogni Eucaristia è incontro tra cielo e terra: Cristo crocifisso e risorto rende presente la luce del Paradiso e ci introduce nella liturgia eterna degli angeli e dei santi. San Paolo ricorda che Gesù è l’immagine del Dio invisibile, principio e cuore della creazione, in cui tutto è riconciliato e redento. In Lui l’uomo ritrova la sua bellezza originaria: il volto di Gesù è insieme volto di Dio e volto dell’uomo vero. La Messa diventa così festa di gioia, speranza e ringraziamento, segno della misericordia infinita di Dio.
Particolarmente significativo il riferimento al Giubileo del 1925, voluto da papa Pio XI, fu dedicato alla misericordia di Dio e alla missione universale della Chiesa, in un tempo segnato da guerre e crisi morali. In questo contesto anche san Luigi Orione celebrò i 25 anni della sua Opera, rinnovando fedeltà al Papa e slancio missionario. Cento anni dopo, la Famiglia Orionina riconosce i frutti di quella grazia e si impegna a vivere i tempi nuovi con una carità profetica, guardando ai giovani come speranza dell’avvenire. Il Vangelo della Croce rivela la logica di Dio: non potere o dominio, ma amore e dono di sé. Nel silenzio e nel perdono di Gesù si manifesta la misericordia divina; il buon ladrone diventa il primo testimone del Regno. La Croce è il trono del Cristo vittorioso, da cui scaturisce la grazia per ogni generazione.
Al termine della celebrazione, a suggello della conclusione di un evento che ha visto la presenza di centinaia di orionini, il direttore generale, padre Tarcisio Vieira, ha voluto condividere un prezioso testo di Don Orione. Si tratta delle parole che il nostro fondatore rivolse a Papa Pio XI, il quale accolse i religiosi orionini in una speciale udienza durante il Giubileo del 1925:
«Beatissimo Padre,
Gli umili figli della Piccola Opera della Divina Provvidenza sono qui ai vostri piedi!
Convenuti da diverse parti per l’acquisto del S. Giubileo, quale grazia è mai la nostra di potervi anche prostrare dinanzi alla Santità vostra per umiliarvi l’omaggio del nostro amor filiale e di tutta la nostra devozione!
A Roma siamo venuti sì pel il S. Giubileo, ma anche per mirare e venerare in voi Pietro: venimus Romam videre Petrum!
Che gioja grande poter ripetere ai vostri piedi benedetti la professione della nostra fede: deporre la protesta della nostra obbedienza umile, piena, filiale: l’amore più dolce e più ardente nostro e di tutta la Piccola Opera al "dolce Cristo in terra": la devozione nostra più illimitata: "usque ad effosionem sanguinis", alla causa inscindibile del Papa e della santa chiesa!
In voi vediamo Pietro, in voi vediamo Gesù Cristo, o beatissimo Padre: Cristo, redentore del genere umano, che per voi visibilmente continua la sua opera e va dilatando il suo Regno di pace e di carità.
Quante e quante cose vorremmo dirvi, o Beatissimo Padre!
Confusi tra le turbe qui pellegrinanti, umilissimi tra i vostri figli, lasciate che anche noi vi ringraziamo per i grandi tesori che vi siete degnato di schiudere all’umanità con la proclamazione di quest’anno così straordinariamente santo!
Ci sia dato unire le povere nostre preghiere a quelle di tutti i fedeli, perché veramente questa giubilare commemorazione rechi a tutti i figli i frutti sperati e voluti dal grande Padre della Fede e delle anime.
E una parola ancora lasciateci dire, o Padre amatissimo: - Vi diciamo che vi amiamo tanto! che siete con Gesù Cristo crocifisso e con la santa Madonna la nostra pacifica ad invincibile Orifiamma, per muovere, sorretti dalla divina grazia, a conquistare le anime e anime al Signore!
L’amore del Papa è il nostro credo: dell’amore al Papa noi viviamo: nell’amore al Papa meditiamo, preghiamo, lavoriamo e aneliamo a santificare tutti i giorni, perché sentiamo quanto esso avviva la nostra fede, quanto allarga le nostre speranze, piene di immortalità, quanto fa divampare la nostra carità verso Dio e verso il prossimo.
Eccoci, Padre santo, qui prostrati, sacerdoti e chierici: con noi sono qui in ispirito anche tutti gli assenti: siamo qui con tutti i nostri cari piccoli, con tutti i cari poveri, raccolti sotto le ali della Divina Provvidenza: tutti siamo qui colle nostre miserie, con i nostri stracci e col nostro amore, a vivere della vostra fede e del vostro paterno e santo amore. Ai vostri piedi benedetti, deponiamo i nostri cuori, tutta la nostra vita e le nostre povere opere, intesi specialmente e diffondere la conoscenza e la carità infinita di Gesù Cristo, nostro Dio e redentore, e ad unire, con vincolo dolcissimo di amore, al Papa e alla chiesa l’umile popolo, facilmente insidiato nella fede, e i più piccoli e derelitti figli del popolo.
Degnatevi benedirci o Padre beatissimo!
Fateci sentire il tocco delle vostre vesti, che ci risani da ogni male, che ci rinvigorisca e confermi nei propositi dei s. Esercizî Sp.li testé fatti, - che ci conforti in ogni prova, in ogni momento! La benedizione apostolica, che umilmente imploriamo su di noi e sulla piccola Congregazione, ci faccia sempre più di nostro signore Gesù Cristo e vostri, sì che possiamo, vivi o morti, essere come i più umili figli e stracci vostri e della santa chiesa di Dio!
Prostrati al bacio del sacro piede per tutti i figli della Divina Provvidenza
umilissimo in X.sto
Sac.te Luigi Orione».
(Scritti, 48,32)


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