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Ricordiamo Sac. BRUSATERRA Vittorio

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 21 Aprile 1986
Luogo del decesso: Rio Claro (Brasile)
Luogo di sepoltura:

Sac. BRUSATERRA Vittorio, da Parigi (Francia), morto a Rio Claro (Brasile) nel 1986, a 76 anni di età, 55 di Professione e 50 di Sacerdozio.


Da "Atti e comunicazioni della Curia Generale", Aprile - Giugno 1986

Padre Vittorio Brusaterra, da  Parigi, morto a Rio Claro (Brasile) il 21 aprile 1986, a 77 anni di età, 56   di   professione e 50   di   sacerdozio.

Nato a Parigi il 23 dicembre 1909, aveva scelto fin da fanciullo la vocazione missionaria presso i Padri Comboniani dove fece i corsi ginnasiali entrando anche nel noviziato: ma fu costretto a lasciarli per l'accentuato insorgere di un disturbo all'udito, causato da una caduta subita fin da fanciullo. Accolto a Tortona da Don Orione il 15 ottobre 1928, vestì l'abito sacro per mano di Mons. Cribellati una settimana dopo, il 22 ottobre, compiendo poi il noviziato nel 1933 - '34 e professando in perpetuo il 15 agosto dell'anno successivo alla sua entrata nell'Opera. Venne ordinato sacerdote da Mons. Melchiori il 7 marzo 1936, a conclusione dei corsi di liceo e teologia compiuti presso il Seminario di Tortona. Conforme ai suoi desideri, Don Orione lo chiamò in Argentina, quale assistente spirituale del Piccolo Cottolengo di Claypole, nel giugno 1936. Lavorò poi a Lanùs e a Mar del Piata, passando poi parroco per dieci anni nella parrocchia di S. Tommaso d'Aquino a Pueblo Soca (Uruguay). Nel 1952 fu mandato con Don Rebora nella chiesa di San Carlo, donde gli fu finalmente concesso di passare in una vera missione nel Goiàs (Brasile), come egli sin da giovane vagheggiava. «E' l'ideale della mia vita sacerdotale, mi sento missionario», scriveva ai superiori, «e desidero vivere la vera vita missionaria, come ho espresso quando sono entrato in Congregazione e così sempre ho desiderato ... Io non domando cariche, ma lavoro e sacrificio, per la salvezza dei poveri infedeli che aspettano di sentire parlare del buon Dio, che li salverà . . . Gesù mi darà questa grazia insigne, che gli domando, con tutta l'effusione del cuore, dopo la santa Messa e nelle visite che gli faccio ogni giorno ... ». Dopo una ventina d'anni, le sue condizioni di salute, la piena solitudine causatagli dalla accentuata sordità gli avevano imposto di ritirarsi da un lavoro solitario, per offrire la sua piena collaborazione in istituti dove la vita comunitaria consentono di eliminare svantaggi e limitazioni.

Negli ultimi anni era venuto in Italia, passando nelle nostre Case di formazione e recando ai giovani aspiranti gli entusiasmi intatti della sua passione missionaria. Attaccatissimo a Don Orione e a Don Sterpi — dal quale ricordava di essere chiamato «il mio caro sordone» — richiamava le fatiche e i fervori degli anni in cui, «carissimo tra i carissimi», faticò nella costruzione del Santuario della Guardia, a stretto contatto con l'amore che il Fondatore e i suoi primi collaboratori nutrivano e praticavano verso la Santa Madre di Dio Regina della Guardia. Don Brusaterra resta indimenticabile figura di religioso missionario entusiasticamente votato alla sua vocazione di figlio di Don Orione, senza rimpianti, dubbi o incertezze, votato come diceva «a vivere e morire sui sentieri anche difficili della Congregazione».

 

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