Data del decesso: 17 Marzo 1966
Luogo del decesso: Buccinigo d'Erba (Como)
Luogo di sepoltura: Tortona, cripta del Santuario della Madonna della
Sac. FRANCESCHINI Alfonso, da Palazzolo di Sona (Verona), morto a Buccinigo d'Erba (Como) nel 1966, a 57 anni di età, 36 di Professione e 29 di Sacerdozio.
Da "La Piccola Opera della Divina Provvidenza", Anno LXI n.7, 1° Aprile 1966, p. 93:
Amò e onorò la Congregazione con animo grato ed esemplare fedeltà
Sac. ALFONSO FRANCESCHINI, dei Figli della Divina Provvidenza (Don Orione), Padre spirituale degli Apostolini di Buccinigo d'Erba (Como), già professore di morale all'Istituto Teologico Don Orione di Tortona, nato a Palazzolo di Sona (Verona) il 13 aprile 1908, morto a Buccinigo d'Erba il 17 marzo 1966. — Da una lettera del Direttore Generale Don Zambarbieri indirizzata al Vicario Don Silvio Parodi sono resi noti alcuni particolari sul nuovo lutto che viene a colpire profondamente l’intera Congregazione:
«Il giorno di San Giuseppe sono tornato a Buccinigo per i funerali del compianto nostro Don Franceschini. La notizia della sua morte ci ha tutti tanto rattristati e, con il Direttore Provinciale Don Paragnin, ero andato subito a Buccinigo, venerdì mattina, appena arrivata qui la notizia dolorosissima, mentre si era nella cappella dei mutilatini per la meditazione.
«Come già accennavo per telefono, il caro Don Franceschini — che stava tanto bene e si era ambientato ormai a Buccinigo, prodigandosi per i Probandi che si servivano con impegno della valorosa sua opera di Padre Spirituale — nel mezzogiorno di giovedì 17 marzo aveva accusato un leggero malessere: capogiri, con abbassamento della vista. Anziché andare a pranzo, uscendo dalla cappella dove si trovava per l’esame particolare, si era ritirato in camera e pareva che tutto fosse passato. Alla sera si sentiva abbastanza bene e non destava alcuna preoccupazione. Al mattino del venerdì, Il Direttore Don Bortignon, un po’ prima delle 5, vedendo già la luce accesa nella sua cameretta, andava subito a vedere come stesse, e toccò a lui di fare la penosissima costatazione: il caro Don Franceschini giaceva senza vita e già freddo, stroncato da un fulmineo collasso cardiaco che gli aveva impedito di muoversi dal letto ed anche di chiamare soccorso. Si era tirato su un poco, forse sentendosi soffocare, e stava su un fianco, sostenendo la testa col braccio appoggiato al cuscino.
«Non Le dico l’impressione provata dal povero Don Bortignon e poi da tutti i Confratelli e Apostolini per la così grave prova che il Signore ha voluto mandarci a poche settimane dalla morte dei carissimi Don Staniuka e Don Sassi. Ma sia sempre e in tutto come dispone la Divina Provvidenza che avrà certo disegni di misericordia anche in questi lutti che ci fanno tanto soffrire. Lo dicevo ai cari apostolini, nella S. Messa celebrata dopo lunga sosta davanti alla salma del compianto Confratello, ricordando edificato la esemplare vita di Don Franceschini, così fedele al venerato Fondatore e così riconoscente per la benevolenza, la fiducia, la stima riposta in lui dai nostri Servi di Dio, che lo ebbero sempre collaboratore generoso quanto intelligente nei vari campi cui fu destinato, specie nella scuoia di filosofia e teologia morale e pastorale e nella cura dei probandi, che ebbero la sua predilezione. Quanti dei nostri sono stati variamente beneficati e come saranno tutti addolorati dalla notizia della sua improvvisa scomparsa!
«I funerali si sono svolti a Buccinigo nel pomeriggio di San Giuseppe e ben dì cuore ho celebrato io la Santa Messa, ricordando Don Franceschini — come il cuore suggeriva — ai tanti Confratelli accorsi da ogni parte, oltreché alla buona popolazione che, col venerando Prevosto e le comunità religiose maschili e femminili, ha offerto una testimonianza tanto generosa di suffragio e di affetto alla Piccola Opera.
«La cara salma — proprio nell’ora in cui 26 anni fa veniva tumulata nella cripta del Santuario della Madonna della Guardia il Servo di Dio Don Orione — è stata deposta nel piccolo cimitero di Buccinigo, vicinissimo al nostro Istituto. I probandi, così, andranno spesso a recare sulla tomba benedetta la loro Dreghiera riconoscente, anche a nome di tutti i Confratelli lontani».
Alle notizie, che sono state ciclostilate per il ricordo affettuoso di tutti ì confratelli, il Direttore Generale aggiunge di sua mano: «Il caro Don Franceschirf! — nella fraterna lettera di augurio che mi scriveva il 16 marzo, vigilia della sua morte — mi diceva tra l’altro: «oso chiederLe un memento all’altare perché il Signore mi assista nel compito affidatomi e mi dia serena fiducia nella Sua misericordiosa bontà». La lettera — forse la sua ultima — mi è stata girata da Roma, dopo la sua morte. Ora vede di lassù quanto gli sono grato di tutto».
Nell’anima di Don Franceschini, avveniva lo scambio della riconoscenza. Egli stesso nel suo testamento scriveva in data 13 aprile 1960: «Ogni cosa devo alla carità della Congregazione, che con tanta benevolenza mi ha ammesso tra i suoi membri. Ringrazio tutti i Superiori dai quali non ho ricevuto che bene. Domando perdono di ogni mia mancanza, assicurando che non ho motivi di minimo disappunto verso nessuno dei Confratelli. Prego tutti di raccomandarmi alla infinita misericordia di Dio, alla quale affido la mia anima per la materna intercessione della Santa Madonna».
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