Data del decesso: 22 Gennaio 1987
Luogo del decesso: Torino
Luogo di sepoltura: Torino, Chiesa delle Vallette
Sac. POLLAROLO Giuseppe da Pozzolo Formigaro (Alessandria), morto a Torino nel 1987, a 79 anni di età, 60 di Professione e 56 di Sacerdozio.
Da "Atti e Comunicazioni della Curia Generale", Gennaio - Aprile 1987:
Sac. GIUSEPPE POLLAROLO
da Pozzolo Formigaro (Alessandria), morto a Torino il 22 gennaio1987, a 79 anni di età, 61 di professione e 57 di sacerdozio.
Sofferente ormai da molti mesi e colpito dolorosamente in quella parola che era stata la sua grande arma di battaglia e la palestra preferita del suo zelo sacerdotale, Don Pollarolo, assistito amorosamente dai confratelli e dallo stesso Direttore generale, ha chiuso la sua laboriosa giornata in maniera edificante, in quella città di Torino che è stata, si può dire, il campo preferito del suo apostolato di prete degli operai, dei giovani lavoratori, degli immigrati, di parroco, di predicatore, di animatore di ogni buona iniziativa. Entrato nel 1919 a Tortona dove conobbe e fu amato dal fondatore Don Orione, che più tardi gli affiderà diversi incarichi di predicazione. Emise la sua prima professione nel 1926 a Villa Moffa, quella perpetua nel 1929 a Sant'Oreste (Roma). Fu ordinato sacerdote il 29 giugno del 1930 a Tortona, presente Don Orione. Fino al 1943, dopo due anni trascorsi a Fano, si dedicò alla predicazione con sede a Voghera. Dal 1943 inizia la sua attività torinese. Memoria di lui restano le sue imponenti realizzazioni. Piace riferire il profilo di lui apparso sul settimanale "Il nostro tempo" a firma di Mariapia Bonanate. A Torino sono ancora in molti a ricordarlo come il «prete delle fabbriche», come l'interlocutore di centinaia di operai che, in anni difficili, riusciva a parlare in un silenzio attento e commosso durante le Messe che celebrava nei cortili delle fabbriche per i lavoratori. Don Giuseppe Pollarolo il sacerdote orionista scomparso in questi giorni a Torino all'età di ottant'anni, dopo un'esistenza dedicata con passione e generosità alla sua missione, era stato chiamato nel 1943 dal suo Direttore generale Don Carlo Sterpi ad evangelizzare le fabbriche. Aveva ricordato lui stesso questo episodio della sua vita che lo avrebbe reso indimenticabile a tante persone, nel libro Tra rischi e pericoli di Giuseppe Garneri, dedicato al periodo della Resistenza. Erano anni difficili con la guerra in casa che stava divenendo sempre più drammatica. Dopo l'8 settembre del '43 Don Pollarolo chiese al suo Arcivescovo, il Cardinale Fossati, di «Andare a fare tra gli uomini della Resistenza», è sempre lui che scrive, «quello che facevo fra gli operai delle fabbriche (...)». Il « prete delle fabbriche » divenne così anche il «prete dei partigiani» che si spostava da Cuneo a Boves, dall'Oltrepò pavese in Val di Trebbia e in Val Tidone, spesso rischiando la vita per portare aiuto e conforto. Consacrato sacerdote, grazie alla sua possente e gagliarda eloquenza, si era affermato come predicatore. Erano quegli anni in cui la gente, credenti e non credenti, andava in massa ai quaresimali, riempiendo le chiese fin sul sagrato. E Don Pollarolo divenne in breve uno dei predicatori più seguiti e ammirati non solo nella diocesi di Torino, ma anche in quelle limitrofe. Alla fine della guerra, rientrato a Torino, fu direttore dell'Istituto San Fogliano che ricostruì ed ampliò fino ad accogliere oltre 600 giovani lavoratori, poi come parroco della Sacra Famiglia nel popolare quartiere delle Vallette, uno dei più difficili di Torino, riuscì a costruire una imponente chiesa con accanto efficientissime opere parrocchiali. Negli ultimi anni, mentre continuava nella predicazione, si era dedicato con particolare passione alle iniziative culturali dell'Università popolare "Don Orione" che aveva fondato presso la Casa del Giovane Lavoratore, in corso Principe Oddone a Torino. Accanto all'attività pastorale Don Pollarolo aveva sviluppato con successo un'altra attività, quella di pittore, lavorando a beneficio delle missioni e dedicandosi in prevalenza a soggetti sacri. Paesaggista efficace e ritrattista sensibile e acuto aveva ultimamente realizzato 26 tavole a colori raffiguranti i volti diversi della Vergine per diffondere un volumetto sulla Madonna in preparazione dell'anno Mariano da lui tanto auspicato con intuizione profetica. Si è spento il 22 gennaio a Palazzo Bricherasio, in via Lagrange, dove si era stabilito negli ultimi tempi e dove, nonostante gli acciacchi fisici, aveva continuato a curare molte attività culturali e pastorali con l'entusiasmo di sempre, con quello spirito giovanile che mai lo aveva abbandonato e con quella sensibilità umana che lo faceva amare da tutti.
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