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Ricordiamo Sac. CORRIGA Ignazio Francesco

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 26 Novembre 2002
Luogo del decesso: Genova
Luogo di sepoltura:

Sac. CORRIGA Ignazio Francesco, da Carbonia (Cagliari), morto a Genova nel 2002, a 59 anni d’età, 39 di Professione e 29 di Sacerdozio.


Da "Atti e comunicazioni della Curia Generale", n.209, Settembre - Dicembre 2002

Sac. Ignazio Francesco CORRIGA
Tornato al Signore il 26 novembre 2002 nell’Ospedale “San Martino” di Genova, a 59 anni d’età, 39 di Professione religiosa e 29 di sacerdozio.

Un infarto l’ha tolto improvvisamente alla grande Famiglia orionina di Genova dov’era ormai di casa e benvoluto da tutti per il suo carattere socievole e il costante sorriso, che seminava ottimismo a quelli che incontrava, specialmente i suoi “ragazzi” di Camaldoli e di Castagna.

Di Carbonia, nella zona mineraria dell’Iglesiente, dove i figli di Don Orione dirigono la Parrocchia ed aiutano i bisognosi, Ignazio Francesco nacque il 6 agosto ’43. Ricevette il battesimo il 15 dello stesso mese e fu cresimato il 2 giugno ’52. Era il primo di quattro figli di Mario e Maria Murgia, che seppero educarlo alla fede, ai sacramenti e alla fiducia nella Divina Provvidenza, assecondandolo nella vocazione religiosa che sentì fin da piccolo, frequentando e assimilando lo spirito dell’ambiente parrocchiale orionino.

Entrò il 4 ottobre ’56 nel probandato di Finale Emilia (Modena), compiendovi le scuole medie. Passò poi a Sassello (Savona) per il ginnasio, maturando la decisione di donarsi a Dio nel servizio dei poveri con la domanda per il noviziato che fece a Villa Moffa di Bandito (’62-’63), sotto la guida di Don Mario Sersanti.  Emette i primi voti religiosi nell’allora festa della “Mater Dei”, l’11 ottobre ’63, nelle mani di Don Giuseppe Zambarbieri, Superiore generale.

Rimasto a Villa Moffa per il triennio liceale filosofico (’63-’66) e fatto poi l’anno di propedeutica a Tortona, compì a San Severino Marche il tirocinio di regola nell’assistenza ai ragazzi di quell’Istituto, coltivando nel cuore il desiderio di andare missionario. Dal ’69 al ’73 frequenta l’Istituto Teologico Don Orione, affiliato alla Lateranense. Fece la Professione in perpetuo il 23 marzo 1972, e nella festa dell’Immacolata dello stesso anno ricevette l’Ordine del Diaconato, seguito dal Presbiterato, a Genova, il 1° luglio ’73.

Il suo ministero sacerdotale lo esercitò soprattutto tra i giovani degli oratori parrocchiali, dove ha avuto modo di svolgere soccorso e aiuto ai bisognosi e ai poveri, attento com’era, nel vedere in loro il Signore.

Dopo l’ordinazione fu per due anni assistente e insegnante nel Centro Addestramento professionale di Borgonovo Valtidone (Piacenza) e, dal ’75 al ’78 tra i probandi della sua terra natale, a Selargius. Passò poi a Bogliasco per una nuova esperienza apostolica, a diretto contatto con la sofferenza, assistendo i ragazzi handicappati. Nel 1985, passò economo al Villaggio della Carità di Genova Camaldoli. Qui espresse pienamente le sue qualità sacerdotali e umane, amando e condividendo in tutto i vari momenti giornalieri dei suoi “ragazzi” anche se avevano più di quarant’anni: erano rimasti bambini nella mente, resi tali dalla malattia e dalle mille alienazioni. Si metteva al loro livello e diventava il loro giullare, allo scopo di farli stare allegri e di regalare ad essi una vita più dignitosa. Con loro mangiava, cantava, rideva e di sera non mancava mai di dare a tutti una caramella della buona notte, “per rendere dolce la giornata” come ripeteva.

Nel ’91, fu destinato vicario parrocchiale a Selargius, con particolare cura e animazione dei gruppi giovanili, divenendone Parroco nel ’98 fino al 2002, quando i normali avvicendamenti lo trasferirono economo al Piccolo Cottolengo di Genova Castagna.

D’indole aperta, schietto e sincero, seppe comprendere e vivere il valore e l’attualità del carisma orionino nella carità verso i nuovi poveri, dando tutto se stesso senza rimpianti, anche se anelava sin dal tempo degli studi di andare in terra missionaria. “Era un prete dalle maniche rimboccate” diceva di lui un confratello. Sapeva dire una buona parola, che andava dritta al cuore, regalando a chi soffre, gioia e di pace, che, ne siamo certi, il Signore darà in pienezza d’amore al caro “Don Franchino”, come solevano chiamarlo i suoi “ragazzi”.

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