Data del decesso: 20 Novembre 1988
Luogo del decesso: Seregno (Milano)
Luogo di sepoltura: Besana Brianza (MB)
Sac. CASATI Giovanni, da Besana Brianza (Milano), morto a Seregno (Milano) nel 1988, a 73 anni di età, 52 di Professione e 44 di Sacerdozio.
Da "Atti e Comunicazioni della Curia Generale", ottobre dicembre 1988
Sac. CASATI GIOVANNI, da Besana Brianza (Milano, ora Monza Brianza) 21/07/1915, passato al Signore il 20 novembre 1988 nel Piccolo Cottolengo Don Orione di Seregno, a 73 anni di età, 52 di professione religiosa e 44 di sacerdozio. È sepolto a Besana Brianza (MB).
Venne accolto nell'Opera, il 22 ottobre 1931, dal nostro beato Fondatore, che aveva inviato personalmente l'avviso di accettazione, al quale l'aspirante aveva risposto: «Sono felicissimo di poterLe comunicare che sarò a Tortona per seguire la mia vocazione. Ho ringraziato e ringrazio il Signore, che mi ha permesso di superare tante difficoltà,e dico a Lei tutta la mia sincera gratitudine, mentre mi permetta di assicurarLa che, con l'aiuto di Gesù, farò ogni possibile per ricompensarLa della bontà che va diffondendo tra i poveri e rendermi degno così del grande dono della vocazione e vivere la sua vita di sacrificio e di apostolato...». Il vice parroco don Bargaggia aveva a sua volta assicurato don Orione: «L'accerto, nel nome del Signore, che il giovine Casati è di una serietà provata... e da segni indubbi di vocazione... Se Dio La ispira, abbia la bontà di prendermi dal mondo questo angioletto...».
La vita del caro Confratello rende ragione a quanti con fiducia piena lo indirizzarono all'Opera, e ne sono testimonianza i giudizi dei superiori che, nelle varie mansioni da lui espletate, lo ebbero collaboratore entusiasta, sereno, votato al bene dei giovani, prima, e poi dei fratelli più bisognosi all'estero.
Ricevuto il santo abito da don Orione, nella festa dell'Immacolata 1931, e completato il ginnasio tra Tortona e Montebello(1931-1934), ottenne il diploma magistrale al San Giorgio di Novi Ligure (1934-1940) e percorse le classi di teologia a Genova (1941-44) e Rosano (1944-45), pronunciando nel frattempo la professione perpetua (25.4.1943) e ricevendo gli Ordini sacri, coronati dal Sacerdozio (25.3.1944), per le mani di Mons. Melchiori, nella sede provvisoria del periodo bellico, a Rosano di Casalnoceto. Trascorso un anno come assistente all'Istituto Manin di Venezia (1944-45), don Casati venne incaricato di coadiuvare don Gnocchi a bene dei Mutilatini di guerra ad Arosio, donde passò poi a dirigere il primo gruppo di essi, raccolti dall'Opera nel Piccolo Cottolengo di Milano: con loro trascorse anche un anno nella sede provvisoria di Gallio (1948-49), divenendo poi direttore dell'Istituto per mutilatini di Monte Mario in Roma (1949-58) e successivamente di quello degli orfani sempre a Monte Mario (1958-60). È stato questo certamente il periodo nel quale don Casati ha lasciato orma e ricordi incancellabili di dedizione paterna e di sacerdotale bontà nel cuore di tanti giovani provati dalle sventure della guerra.
Inviato nel 1960 a Boston (Stati Uniti), fu alla Don Orione Home e poi direttore di spirito nella Casa S. Cuore, rettore del Santuario Regina dell'Universo (1975-78) e insieme consigliere della delegazione degli Stati Uniti. Nel 1972 era incaricato della Missione della Immacolata Vergine dello Stato Island, di fronte a Manhattam, al centro della grande New York, dove era fiorita una grande opera di carità per ragazzi e ragazze dai 6 ai 18 anni: «Speriamo — scriveva ai Superiori — di poter fare un po' di bene, con l'aiuto della preghiera, nel solco di don Orione». Questa mansione doveva tuttavia essere preparazione all'altra in favore dei senza tetto, che vide il generoso impegno di don Casati, ma che incise fortemente sulla sua salute, per la povertà e i sacrifici affrontati nell'apostolato sui marciapiedi, tra «i barboni» e «ubriaconi» nelle interminabili vie della grande città.
Quando nel 1982 don Casati fu forzato a rientrare in Italia, il suo sistema psichico, più ancora che l'organismo fisico, era già fortemente compromesso e venne destinato alla pace del Piccolo Cottolengo di Seregno, nella sua terra, più vicino ai suoi cari. Di lui va detto che fu un semplice, un generoso, un figlio legatissimo alla sua Congregazione alla quale donò tutto se stesso, in una affezione ai confratelli e ai superiori senza atteggiamenti o pose, ma spontanea e cordialissima; una pietà aperta e coerente. Qualche volta si firmava «sacerdote di Maria» e, tra le tante memorie che i «suoi» giovani conservano di lui, domina il suo amore alla Madonna, del quale resta duraturo monumento «la Madonnina», vigilante su Roma dall'alto del complesso don Orione di Monte Mario, che egli ebbe la consolazione — sulla quale tanto spesso ritornava — di aver collaborato con Don Piccinini a innalzare in vista della Città eterna.