Data del decesso: 14 Luglio 2012
Luogo del decesso: Trebaseleghe (Padova)
Luogo di sepoltura: Copparo (Ferrara)
Sac. Mario DEGAUDENZ, da Tesero (Trento) morto a Trebaseleghe (Padova) nel 2012. Aveva 86 anni d’età, 67 di Professione religiosa e 57 di sacerdozio. Apparteneva alla Provincia “Madre della Divina Provvidenza” (Roma).
Annuncio decesso
È morto Don Mario Degaudenz
Il giorno 14 luglio 2012, presso la Casa Don Orione di Trebaseleghe (Padova), è morto il carissimo Confratello Sac. MARIO DEGAUDENZ.
Era nato a Tesero (Trento) il 13 luglio 1926. Ieri, dunque, aveva compiuto 86 di età; Battezzato il 15 luglio 1926; cresimato il 16 luglio 1934; fece la Prima professione l'8 dicembre 1944 e fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1955. Le esequie martedì 17 luglio nella Chiesa parrocchiale di Copparo. Riposa nel cimitero di Copparo (Ferrara)
Apparteneva alla Provincia Madre della Divina Provvidenza (Roma).
Preghiamo per il Confratello, come previsto dalla Norma 41: "Lo ricordano nella santa Messa e recitano per lui, per tre giorni, il santo rosario. In suffragio di lui ogni casa della Congregazione cura la celebrazione di una santa Messa, cui assiste possibilmente la comunità”.
Questo Confratello buono e discreto, operoso ed amabile, viveva di pietà e di attenzione al prossimo. Si era fatto promotore di una lunga catena di "Rosario vivente" che curava con un foglio di collegamento.
Fino a pochi mesi fa, svolse il suo ministero sacerdotale nella comunità di Copparo (Ferrara).
Don Giampiero Congiu ricorda quanto disse di lui il card. Angelo Comastri, il 25 giugno 2008, giorno della benedizione della statua di don Orione in Vaticano:
“Ho conosciuto don Orione attraverso i suoi scritti, ma soprattutto attraverso i suoi figli spirituali. Di uno di essi ho un particolare ricordo: si chiama Don Mario Degaudenz! Ho avuto modo di incontrare Don Mario tante volte, al mio paese, Pitigliano, negli anni 1959-61. Egli era responsabile dell’Oratorio parrocchiale e del cinema. Quante iniziative per noi giovani! E come sapeva coinvolgerci! Che grande sacerdote! Io andavo a confessarmi da lui… Certamente la mia vocazione è legata anche alla sua bella testimonianza”.
Ricordo che qualche anno fa, feci a Don Degaudenz una piccola intervista, in occasione della pubblicazione del suo libro-diario dell’esperienza all’Ospedale Maggiore di Bologna dal titolo Scintille nella stoppia.
Riporto qualche passaggio.
Sono originario del Trentino, nato a Predazzo nel 1926. A 15 anni sentendomi chiamato dal Signore sono entrato in Congregazione per farmi religioso di Don Orione. Sono stato ordinato nel 1955. In questi 42 anni di sacerdozio i Superiori mi hanno incaricato di svolgere apostolato soprattutto tra i giovani, nelle parrocchie, negli oratori e nei centri giovanili.
Faccio il lavoro di un prete. Sono cappellano e tutti i giorni, da 10 anni, mi reco nei reparti di medicina, di neurologia e, soprattutto, in quello dei "malati infettivi". Le pagine di diario pubblicate nel libro si riferiscono a incontri e vicende avvenute in questo reparto.
L'attività di assistenza religiosa mi offre l'occasione di un contatto costante con il mondo della droga, dell'AIDS, con malati in fase terminale. Cerco di lenire le sofferenze, a volte intollerabili, dei malati e recare conforto alle famiglie e ai congiunti. I protagonisti dei miei racconti sono tutti morti, eccetto due.
I primi mesi furono difficilissimi e pieni di sfiducia, poiché pensavo: "Che cosa posso dire io sacerdote a quei giovani che hanno per la testa mille idee opposte alle mie?". Avevo l'impressione che le mie parole, i miei atteggiamenti, per quanto buoni, fossero come una semente buttata sull'asfalto o sul cemento... Grazie a Dio, le mie tristi valutazioni e previsioni risultarono completamente errate. M'accorsi che la sofferenza è maestra di vita, e che, se trova vicino un amore evangelico, ci fa scoprire i veri valori e il perché dell'esistenza ed infine la presenza di Dio misterioso ma infinitamente buono. Un Dio misterioso che un giovane aspirante suicida ha scoperto nel momento stesso in cui precipitava dal terzo piano... tanto che, non essendo immediatamente deceduto, il giovane, pur gravissimo, chiese di poter parlare con un sacerdote. Accorso presso di lui, mi disse: "Mentre cadevo... ho pensato a Dio... confessami...". Dopo alcune ore moriva sereno.
Sono scomparsi tutti i sensi di paura che avevo. Gli acciacchi (parecchi) sono svaniti come neve al sole. Per me, la Sezione Infettivi è diventata il primo impegno della giornata. Penso al Vangelo: tutto ciò che faccio ai miei fratelli più piccoli (i poveri, i drogati, le prostitute, gli etilisti, ecc.), se lo faccio vedendo in loro Gesù, è come se lo facessi a Gesù stesso. Mi sono sentito sacerdote due volte: per Cristo e per i suoi sofferenti.
Riposa in pace, caro Don Mario Degaudenz.
Don Flavio Peloso
Da "Atti e Comunicazioni della Curia Generale", n. 238, Maggio-Agosto 2012
Sac. Mario DEGAUDENZ
Serenamente deceduto nella “Casa Don Orione” di Trebaseleghe (Padova) il 14 luglio 2012. Aveva 86 anni d’età, 67 di Professione religiosa e 57 di sacerdozio. Apparteneva alla Provincia “Madre della Divina Provvidenza” (Roma).
“Il confratello aveva compiuto ieri 86 anni e oggi, 14 luglio, assistito dai confratelli e personale medico nella Casa Don Orione di Trebaseleghe (Padova), nella quale era arrivato il 27 aprile scorso, proveniente dalla comunità di Copparo (Ferrara), la S. Madonna ha voluto con se questo amato figlio, in questo sabato a Lei dedicato, per allungare in cielo la catena del “Rosario Vivente” del quale s’era fatto promotore”. Così l’annuncio del direttore di Trebaseleghe. Era nato il 13 luglio 1926 a Tesero (Trento). Aveva un fratello e una sorella che, con la madre Antonia, si trasferirono a Predazzo, dopo la morte del padre Umberto, e dove fece le scuole elementari. Sentendo la chiamata a servire Dio e il prossimo, con l’aiuto del parroco fu accolto in congregazione a Tortona, il 29 settembre 1941. Tra i disagi della guerra allora in corso, completò il ginnasio nei probandati di Montebello, Buccinigo e Sassello (’41-’45). Nel 1943 passò a Villa Moffa di Bra (Cuneo) per il noviziato, professando la prima volta l’8 dicembre 1944, ritornando poi a Sassello come studente e assistente tirocinante (’44-’46) proseguendo l’assistenza nell’istituto per orfani di Magreta (Modena). Nel 1948 espletò al San Tommaso di Bra (Cuneo) il corso liceale, proseguendo la formazione nel Teologico orionino di Tortona (Alessandria) (’51-’55), completata con la professione perpetua (25 dicembre 1950), il Diaconato (18 dicembre 1954) e l’ordinazione sacerdotale ricevuta il 29 giugno 1955 nel Santuario Madonna della Guardia a Tortona. Dopo un anno di assistenza nel vicino oratorio, Don Mario fu inviato a continuare l’apostolato tra i giovani e ragazzi dei vari centri giovanili , oratori e parrocchie. Dando sempre il meglio di sé fu a Magreta (’56-’59, Pitigliano (Grosseto) dal ’59 al 62, Copparo (Ferrara) (’62-’67), Borgo san Lorenzo (Firenze) (’67-’69). Trascorso un anno di direzione all’istituto di Camucia (Arezzo), dal ’70 al 75 tornò alla comunità di Copparo (Ferrara) come vicario parrocchiale e incaricato dell’oratorio. Dopo altra breve esperienza all’istituto S. Cuore di San Severino Marche (Macerata), nel ’76 approdò alla Parrocchia S. Giuseppe Benedetto Cottolengo di Bologna. Qui, per ben 22 anni e in seguito per altri 13 anni nella parrocchia di Copparo, Don Mario – come disse a un confratello – “Faccio il lavoro di un prete” nel senso evangelico, orionino ed ecclesiale del termine, con l’assistenza religiosa e sociale verso tutti: grandi e piccoli, anziani e malati, ma soprattutto dopo aver accettato di fare il cappellano all’Ospedale Maggiore di Bologna nei reparti di neurologia, dei “malati infettivi” che gli cambiarono l’esistenza e il modo di vivere la sua vocazione. Buono e discreto, operoso ed amabile, viveva di pietà e di attenzione al prossimo. Si era fatto promotore di una lunga catena di “Rosario vivente” che curava con un foglio di collegamento. Col quotidiano contatto con il mondo della droga, dell’AIDS, dei malati in fase terminale, affermò: “M’accorsi che la sofferenza è maestra di vita, e che, se trova vicino un amore evangelico, ci fa scoprire i veri valori e il perché dell’esistenza ed infine la presenza di Dio misterioso, ma infinitamente buono. ( ) Mi sono sentito sacerdote due volte: per Cristo e per i suoi sofferenti.”. A Bologna, oltre che vicario parrocchiale e cappellano, fu anche vicario della comunità (’80-’84), Direttore (’84-’87) ed economo (’90-’98). Dal ’98 al 2012 collaborava nella comunità di Copparo (Ferrara) vicario e consigliere, lieto di rendersi utile, finché l’aggravarsi della salute ne decisero il trasferimento a Trebaseleghe (Padova) ove il Signore e la S. Madonna lo attendevano per chiamarlo al premio eterno della fedeltà. I funerali si svolsero il 17 luglio nella parrocchia orionina di Copparo, presieduti dal Superiore generale Don Peloso, presente il Vicario generale della diocesi, confratelli e rappresentanze varie. Fu infine sepolto nel locale cimitero.
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