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Ricordiamo Sac. BRAVIERI Ugo

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 23 Settembre 1989
Luogo del decesso: Genova
Luogo di sepoltura: Tortona (AL)

Sac. BRAVIERI Ugo, da Licciana Nardi (Massa Carrara), morto a Genova nel 1989, a 70 anni di età, 30 di Professione e 47 di Sacerdozio.


Da "Atti e comunicazioni della Curia Generale", Settembre – Dicembre 1989:

SAC. BRAVIERI Ugo, da Licciana Nardi (Massa Carrara), passato al Signore in Genova-Paverano il 23 settembre 1989, a 71 anni di età, 31 di professione religiosa e 47 di sacerdozio. Riposa nel cimitero di Tortona.

Nato il 17 ottobre 1918, don Ugo compì il tirocinio completo verso il sacerdozio frequentando ginnasio (1930-35), liceo (1936-38) e teologia (1939-42) nel seminario vescovile di Massa Apuania e ricevendo gli ordini sacri nella cattedrale.

Ordinato sacerdote il 30 maggio 1942, lavorò come economo spirituale nella parrocchia di Cisigliana Massa (1944-45) e come parroco in Boia di Tresana Massa. Durante questo periodo sentì vivamente la vocazione a vita più perfetta attraverso la professione religiosa, alla quale si preparò, con singolare disposizione dello spirito, nell'anno di postulandato nel piccolo Cottolengo di don Orione al Paverano di Genova, e nell'anno canonico di noviziato fatto a Villa Moffa di Bra (1957-58): qui fece la prima professione l'11 ottobre 1958, rinnovata poi a Finale Emilia, a Sassello e, in perpetuo, in Tortona lo stesso giorno del 1961

Esercitò il ministero sacerdotale soprattutto come direttore spirituale e confessore: a Genova Borzoli (1958-59), a Finale Emilia (1959-60), a Sassello (1960-62), passando definitivamente a Genova quale cappellano del Paverano nel 1962. Ricco di pietà, di fervente zelo, incline alla umiltà e al servizio del Signore e dei malati nel silenzioso sacrificio di sé, don Ugo donò, in questa grande Casa di sofferenza e insigne preghiera il meglio di sé, più direttamente rivolto alle anime. Sempre vicino ai più infermi e bisognosi, con un suo diurno e notturno prodigarsi li accompagnava sino alla fine con una tenerezza che a volte lo conduceva alla spossatezza, mentre il suo volto maturo eppur giovane sembrava fermo su un'età indefinita.

Il crollo però si rivelò all'istante e senza appello. La sua salute lo aveva un po' sempre provato: chi lo amava con riconoscenza e stima capì che per lui incominciava il venerdì santo di una vita preziosa, ma anche la stagione di un insuperabile esempio. Sul piccolo Cottolengo, sul Paverano in particolare, si accendeva la stella di un'anima votata sempre a Dio: la più grande dolcezza in mezzo allo strazio. Volle ricevere il Signore come viatico davanti a superiori, confratelli, suore e ospiti raccolti nella sua cameretta al canto dolce delle "Beniamine" e col Signore accoglieva anche l'Unzione sacra degli infermi. «Adesso capisco», diceva, «cosa faccio: poi non so; e desidero si veda e tutti credano che io non ho paura del Signore». 

Aveva lasciato tutto per vivere come sapeva che era vissuto don Orione. Il 7 dicembre 1961 aveva pronunciato il giuramento di difesa della povertà religiosa. Alla Congregazione aveva dato tutto se stesso amorosamente.