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Ricordiamo Sac. VECCHIO Francesco

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 28 Agosto 1992
Luogo del decesso: Sanremo (Imperia)
Luogo di sepoltura:

Sac. VECCHIO Francesco, da Oviglio (Alessandria), morto a Sanremo (Imperia) nel 1992, a 75 anni di età, 59 di Professione e 52 di Sacerdozio.


Da "Atti e comunicazioni della Curia Generale", Maggio - Giugno 1992:

Sac. Francesco Vecchio

da Oviglio (Alessandria), Passato al Signore in S. Remo (Imperia) il 28 Agosto 1992, a 76 anni di età, 59 di professione religiosa, 52 di sacerdozio.

Apparteneva alla schiera dei piccoli aspiranti dell'opera che avevano risposto alla "questua" lanciata dal nostro beato fondatore nell'agosto 1927; venne accolto difatti a Tortona dallo stesso fondatore il 26 ottobre 1927, a 11 anni di età, essendo nato il 21 settembre 1916. Chiese l'abito sacro che Don Orione indossò la vigilia della guardia l'anno successivo, nel Santuario mariano allora appena iniziato nel sobborgo di S. Bernardino. Regolari i suoi studi liceali e ginnasiali tra Tortona e Voghera, interrotti questi ultimi dal noviziato a Villa Moffa (1932 - 33) e dalla prima professione religiosa (15 agosto 1933, festa dell'assunta). Il resto del liceo e la teologia li completò al Paterno e nel seminario di Tortona, ricevendo alla fine il Sacro Presbiterato da Mons. Melchiori nel Duomo di Tortona il 21 luglio 1940, con ordinazione anticipata per i prodromi della seconda guerra mondiale

Già avviato nel suo tirocinio all'assistenza dei ragazzi, figli di famiglie povere, nell'Istituto Sacro Cuore di Anzio, dopo il sacerdozio svolse mansioni di insegnante nel seminario minore diocesano di S. Severino Marche, con collaborazione dell'oratorio della città (1942 - 47), per passare poi vicedirettore del Piccolo Cottolengo dell'opera in Sanremo, direttore del probandato a Finale Emilia (1951 - 56), di nuovo al piccolo Cottolengo di Sanremo (1956 - 64), direttore ed economo presso il Pensionato Convalescenziario di Diano Marina (1964 - 72) e finalmente cappellano dell'ospedale civile di Sanremo, dove trascorse il rimanente del suo lavoro di ministero sacerdotale.

Una vita lineare, serena e nascosta la sua, pienamente rispondente alla sua indole semplice, rifuggente da esteriorità e amante del silenzio, ligio al dovere e agli impegni affidatigli dalla obbedienza religiosa. Gli ultimi vent'anni li dedicò con particolare zelo e dedizione, alla sua mansione ospedaliera, vissuta e partecipata nello spirito del nostro Fondatore, che Don Vecchio aveva udito tante volte ricordare, e raccomandare, ai suoi figli la piena sollecitudine fattiva e generosa verso i sofferenti, così come egli, il beato Fondatore, aveva praticato fin da giovane chierico con visite ai malati dell'ospedale di Tortona.

Rifuggente da ogni esibizionismo e vivamente affezionato alla sua vocazione orionina, Don Vecchio portò in ogni suo compito e dovere la serietà dell'indole piemontese donatagli dalla sua terra, unitamente al fervore e alla volontà di corrispondere sempre e in tutto alla sua santa vocazione di Figlio dell'Opera, di discepolo esemplare dei grandi maestri don Orione e don Serpi, guide della sua giovinezza.