San Luigi Orione viveva il Giovedì Santo con profonda pietà eucaristica e con un fervore autentico nel servizio ai poveri. Questa giornata era per lui un tempo privilegiato per contemplare il mistero di Cristo che si fa Pane Vivo e Servo umile, in ginocchio a lavare i piedi ai discepoli.
In verità, ogni giorno della sua vita sacerdotale, era per lui un “Giovedì Santo”: spesso trascorreva lunghe ore in adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento, vegliando anche durante tutta la notte. Considerava Gesù Sacramentato la fonte inesauribile della sua forza spirituale e la motivazione del suo instancabile servizio verso i bisognosi. L'altare, per lui, non era solo il luogo della celebrazione liturgica, ma il centro pulsante del suo apostolato, la sorgente inesauribile della carità che riversava sugli ultimi della società.
Così, nella sua vita, il Giovedì Santo diveniva realmente la manifestazione concreta e luminosa della sua vocazione sacerdotale, vissuta integralmente nell'amore eucaristico e nel servizio incondizionato ai poveri, rinnovando ogni anno quel gesto supremo d’amore che Cristo stesso ci ha lasciato.
Il Giovedì Santo vissuto da San Luigi Orione
«Il mio affetto in Gesù Cristo per voi, e per ciascheduno di voi, trabocca, ed è indicibile la gioia che provo nell’affaticarmi con la divina grazia ad edificarvi e a corroborarvi nello spirito di nostro Signore Gesù Cristo, e perché, alimentati dalla Eucaristia, la quale è fonte e vincolo di unità della Chiesa e dei cuori nostri, perseveriate nella vocazione comune, come nella comune carità, come nella comune vita religiosa di preghiera, di lavoro, di sacrificio, per l’amore di Gesù Cristo benedetto». (Scritti 29,200)
Sogniamo…
Possa oggi realizzarsi, nei figli e figlie spirituali di Don Orione, il suo stesso sogno: che davanti all'Eucaristia, contemplata e adorata con fervore, trovino la forza per servire instancabilmente Cristo nei poveri, trasformando ogni giornata in una “giornata eucaristica” che rifletta il desiderio ardente di amare e servire Cristo nei fratelli più sofferenti.