Sito ufficiale della Piccola Opera della Divina Provvidenza

News

19 Aprile 2024

USA: La comunità brasiliana sostenuta dagli orionini a Boston (VIDEO)

"Un piccolo pezzo del Brasile dentro il Santuario Madonna Queen of the Universe". P. Marcio Calais racconta dell'impegno della comunità orionina di Boston con gli immigrati brasiliani.

image

Il santuario “Madonna Queen of the Universe” è stato costruito nel 1954 a Boston, negli Stati Uniti. Originariamente, a frequentarlo erano soprattutto gli italo-americani che vivevano in quelle zone e che con il tempo si sono però spostati. Per questo motivo, il santuario ha iniziato a lavorare con le altre comunità di immigrati presenti nella capitale del Massachusetts: prima quelle degli ispanici, poi con la comunità brasiliana. Oggi si può dire che intorno al santuario c’è un vero e proprio piccolo pezzo del Brasile. Proprio per questo, dalla fine del 2022 a guidare la comunità è padre Márcio Calais, originario di Guararapes, nella campagna dello stato di San Paolo.

Padre Márcio è entrato nella Congregazione orionina quando aveva più di 27 anni, una “vocazione adulta”, quindi, come lui stesso la definisce. Inizialmente, aveva il desiderio di essere solo un fratello e ha perciò iniziato il noviziato nel 2001 e fatto la prima professione l’anno successivo. Durante questo periodo è venuto a conoscenza della missione orionina in Giordania e ha espresso il desiderio di poter iniziare lì il proprio percorso. Così, dopo aver studiato a fondo l’inglese e l’arabo, oltre all’italiano, nel 2007 ha finalmente coronato il suo sogno di andare in Giordania, un’esperienza che racconta così: «Mi sono innamorato di quel Paese, perché c’è una comunità veramente bella. Lì ho lavorato con i giovani, con il doposcuola, la gioventù. Cose che mi hanno colpito e hanno rappresentato un segno importante per quando ho chiesto di diventare sacerdote dopo due anni di preghiera e dialogo con i miei superiori».

Oggi, quindi, è a Boston a guidare spiritualmente la comunità dei suoi connazionali: «Si tratta di brasiliani che provengono da diverse regioni del Brasile, ma il maggiore numero sono dello stato del Minas Gerais, perché sono i primi ad essere arrivati qui. Nel santuario abbiamo sempre un grande numero di persone alla Messa: 400 o 500 a quelle della domenica. A Pasqua siamo arrivati anche a 900. Oltre alle celebrazioni, però, abbiamo tante altre attività, circa 24 servizi pastorali in tutto: la catechesi, il gruppo dei giovani, il gruppo degli anziani, il servizio di altare, la pastorale della famiglia, il servizio dei volontari che vanno a portare il cibo ai senzatetto. Abbiamo anche diversi movimenti, come quello del Sacro Cuore, quello dei Mariani e quello dei Carismatici. Proprio quest’anno abbiamo dato il via anche al Movimento Giovanile Orionino».

 Trasmettere il carisma di don Orione è uno degli obiettivi dei sacerdoti: «Questa comunità brasiliana, in realtà, è venuta da un’altra parrocchia che è stata chiusa e, quindi, si è trasferita qui. Piano piano, i miei predecessori hanno cercato di trasmettere lo spirito orionino, ma non era ancora molto forte. Quindi abbiamo deciso di proseguire questo percorso e la prima tappa è proprio il Movimento Giovanile Orionino, poi il secondo passo sarà quello di creare il Movimento Laicale Orionino. Il nostro progetto è quello di formare la gente allo spirito orionino e, fatto ciò, potremo formare anche dei missionari orionini». Un obiettivo ambizioso ma importante: «Qui negli USA - spiega padre Calais - è molto facile aiutare la missione e promuovere raccolte fondi per le missioni. Il nostro desiderio adesso è formare le persone che possano andare in una missione orionina, che sia in Asia o in Africa, e, dopo fare di loro i portavoce di quella missione. Questo perché quando un prete chiede un aiuto è diverso da quando, invece, una persona comune va lì per conoscere la missione: un testimone oculare è molto più potente rispetto alle foto di ringraziamento inviateci per i soldi raccolti”.

Come detto, la comunità brasiliana non è l’unica che gravita intorno al santuario. L’immigrazione è un tema molto sentito negli Stati Uniti, a Boston soprattutto. Racconta ancora padre Márcio Calais: «Una cosa che abbiamo capito in questi ultimi tempi, è che molti migranti che sono stati mandati via da altri stati americani sono venuti qua. Poi c’è da tenere in considerazione il tema delle elezioni: quando cambia il presidente cambia anche la legge, specialmente quella relativa all’immigrazione. Con Biden il passaggio è abbastanza libero, ma adesso che ci saranno le elezioni le cose potrebbero cambiare. Penso che le persone stiano facendo veloce le cose per entrare prima che cambi qualcosa. Se Trump dovesse vincere, la legge sull’immigrazione sarebbe più restrittiva. Da quello che ho sentito dalla gente, si ha l’impressione che stanno entrando troppi nuovi migranti. Il numero è cresciuto di molto e ciò porta alcuni problemi, come la mancanza del lavoro o le difficoltà per il sistema sanitario: prima un appuntamento dal medico si prendeva in meno di un mese, ora devi aspettarne tre. In Massachusetts lo stato dà un aiuto economico per le persone che non hanno documenti e soldi, per poterli sostenere, per esempio, con i problemi sanitari. Quindi ci sono tante persone che vanno negli ospedali e tutto si è rallentato. Anche nel nostro santuario sta arrivando molta gente. Dopo la messa abbiamo sempre un momento di comunità per prendere un caffè nel salone della chiesa e invitiamo tutti ad andare lì per conoscere la gente e noto sempre tante persone nuove. Tutti vengono per un motivo solo: avere una vita migliore. Sono persone che avevano difficoltà nel loro paese mentre qua, negli Stati Uniti, lavorando si riesce a guadagnare bene. Tuttavia può essere anche una vita molto difficile e faticosa, bisogna lavorare molto per raggiungere certi obiettivi, bisogna farsi un progetto. Questa zona intorno al santuario è un luogo dove l’affitto costa troppo per tante famiglie, molte persone quindi vivono lontano. Ci sono persone che vengono al santuario e che vivono anche ad un’ora e mezza da qua. Lo fanno perché stanno molto bene con questa comunità e hanno questa passione».

Non tutte le persone sono però arrivate di recente, ce ne sono molte anche che ormai vivono a Boston da decenni: «Molti hanno costruito qui la propria vita, la famiglia, hanno una propria casa e un proprio negozio. La maggior parte dei lavori dei brasiliani è nel campo della costruzione, nell'area della pulizia nelle case, in quello del giardinaggio e in quello della falegnameria. Quindi una gran parte dei brasiliani che stanno qua, lavorano con altri brasiliani e si aiutano a vicenda. Trovare lavoro per chi viene adesso e non conosce nessuno è invece più difficile. Anche perché questi lavori dipendono dal tempo. La maggior parte di questi impieghi cresce sempre nel periodo estivo mentre d’inverno, con la pioggia e la neve, non si riesce a lavorare. Nella nostra comunità abbiamo creato anche un gruppo su WhatsApp dove ci sono tutte le informazioni per il lavoro o per l'affitto di stanze di case. Loro si aiutano così».