Domenica scorsa Papa Francesco è stato a Trieste per la conclusione della 50ma Settimana Sociale dei cattolici. Dopo aver incontrato i partecipanti a questo raduno, ha quindi celebrato la Santa Messa in Piazza Unità d’Italia. Hanno concelebrato il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania e Presidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali, e Mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, insieme a 98 Vescovi e 260 Sacerdoti. Erano inoltre presenti Vescovi e Pastori delle Chiese serbo-ortodossa, greco-ortodossa e luterana.
Nell’omelia, Papa Francesco ha voluto lanciare un appello: di fronte alle sfide sociali e politiche che ci interpellano c’è bisogno dello scandalo della fede.
«Non abbiamo bisogno di una religiosità chiusa in sé stessa – ha sottolineato il Pontefice –, che alza lo sguardo fino al cielo senza preoccuparsi di quanto succede sulla terra e celebra liturgie nel tempio dimenticandosi però della polvere che scorre sulle nostre strade. Ci serve, invece, lo scandalo della fede, abbiamo bisogno dello scandalo della fede. Una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo e, perciò, una fede umana, una fede di carne, che entra nella storia, che accarezza la vita della gente, che risana i cuori spezzati, che diventa lievito di speranza e germe di un mondo nuovo. È una fede che sveglia le coscienze dal torpore, che mette il dito nelle piaghe, nelle piaghe della società, una fede che suscita domande sul futuro dell’uomo e della storia; è una fede inquieta, e noi abbiamo bisogno di vivere una vita inquieta, una fede che si muova da cuore a cuore, una fede che riceva da fuori le problematiche della società, una fede inquieta che aiuta a vincere la mediocrità e l’accidia del cuore, che diventa una spina nella carne di una società spesso anestetizzata e stordita dal consumismo».
Proprio sull’aspetto del consumismo, Francesco si è poi soffermato ulteriormente: «Si dice che la società nostra è un po' anestetizzata e stordita dal consumismo: avete pensato, voi, se il consumismo è entrato nel vostro cuore? Quell’ansia di avere, di avere cose, di averne di più, quell’ansia di sprecare i soldi. Il consumismo è una piaga, è un cancro: ti ammala il cuore, ti fa egoista, ti fa guardare solo te stesso. Fratelli e sorelle, soprattutto, abbiamo bisogno di una fede che spiazza i calcoli dell’egoismo umano, che denuncia il male, che punta il dito contro le ingiustizie, che disturba le trame di chi, all’ombra del potere, gioca sulla pelle dei deboli. E quanti, quanti, lo sappiamo, usano la fede per sfruttare la gente. Quello non è la fede».
Infine, il Santo Padre ha voluto lanciare un invito, quello a vivere sempre come fratelli tutti: «Fratelli e sorelle, da questa città di Trieste, affacciata sull’Europa, crocevia di popoli e culture, terra di frontiera, alimentiamo il sogno di una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità; per favore, non scandalizziamoci di Gesù ma, al contrario, indigniamoci per tutte quelle situazioni in cui la vita viene abbruttita, ferita, uccisa; portiamo la profezia del Vangelo nella nostra carne, con le nostre scelte prima ancora che con le parole. Quella coerenza fra le scelte e le parole. Impegniamoci insieme: perché riscoprendoci amati dal Padre possiamo vivere come fratelli tutti. Tutti fratelli, con quel sorriso dell’accoglienza e della pace dell’anima».