Quando un Superiore visita una comunità, è sempre un momento di gioia. Condividere la fraternità, vedere il lavoro pastorale che si promuovere e vedere gli sforzi che i confratelli fanno per cercare di “mantenersi”, dà conforto e mi rassicura che il Signore ci vuole bene.
Il Signore ci vuole bene attraverso dei confratelli che dedicano la loro vita per la loro gente. Ho trascorso 4 giorni nella nostra comunità di Beroboka, comunità che si trova nella regione di Morondava, a circa 700 km da Anatihazo e a 60 km dal luogo conosciuto come “la via dei baobab”. Questa volta ho deciso di raggiungere il capoluogo principale in aereo (1,10h), poi tre ore di macchina per fare 60 km.
Domenica mattina c’è la stata la Messa nella cappella centrale: circa 200 persone. Mi hanno ringraziato della mia visita e dell’aiuto che stiamo trovando per la costruzione della Casa del Distretto. Casa che abbiamo iniziato grazie a un’offerta di un prete italiano che conosciamo. La Provvidenza ci aiuterà a trovare altri fondi per portarla a termine.
La mattina seguente visita alla scuola. Accanto alla chiesa c’è la scuola elementare e media. Al nostro arrivo (due anni fa) gli alunni erano 164. Attualmente sono 605. Nella sola classe di scuola materna ci sono 134 bambini con due insegnanti. Abbiamo fatto l’alza bandiera, abbiamo pregato insieme, e poi visitato ogni classe.
"È questo un momento difficile" - mi confidavano i confratelli - in un villaggio qui vicino è stata chiusa una scuola perché una bambina di 12 anni è stata violentata, e poi tagliato la testa, e tolto gli occhi. “Abbiamo paura per i nostri bambini” mi dicono i confratelli. Un altro problema è che rapiscono i bambini per poi chiedere un riscatto.
Anche noi abbiamo paura perché la settimana scorsa per raggiungere un terreno che i nostri confratelli coltivano, abbiamo trovato la strada interrotta dal tronco di un baobab per impedirci di passare. I nostri confratelli hanno girato attorno all'albero abbattuto, ma un uomo ha intimato loro di non andare oltre. I nostri confratelli hanno risposto che non entravano nel loro terreno, ma passavano su una strada comune non privata. Gli hanno ripetuto “non vogliamo che voi passiate di qua”. Così, per evitare ritorsioni o vendette, hanno deciso di non passare per quella strada. Infatti, in questa zona numerosi sono i “dahalo”, gruppi di uomini armati che assalgono di notte, rubano, bruciano case e rubano i buoi. Un mese fa sono state uccise due persone proprio vicino alla nostra comunità.
La paura c’è per i nostri confratelli. “I preti non li toccano” mi dice il direttore don Jean Clement, ma noi abbiamo paura. Difendere la gente, i poveri, gli ultimi, può portarci a esporci, a manifestare chiaramente il nostro pensiero e la paura c’è.
Per non dipendere troppo dalla Congregazione, i nostri confratelli coltivano due piccole risaie (quasi 2 ettari) per assicurarsi il riso necessario durante l’anno per loro e le varie riunioni dei catechisti e presidenti dei 15 villaggi, e coltivano anche arachidi. Nel mese di gennaio il lavoro della gente è quello di coltivare arachidi in terreni personali o lavorano per conto di terzi.
Così i nostri confratelli in questo mese di gennaio si alzano alle ore 3,30 del mattino raggiungono in trattore i campi che ci sono stati offerti, e con l’aiuto di cinque paia di buoi con un aratro coltivano arachidi.
È quello che noi abbiamo fatto anche durante la mia permanenza. I due terreni vicini sono già stati coltivati (circa 2 ettari); e un grande terreno più lontano dalla missione (circa 22 ettari). Abbiamo lavorato fino alle ore 13, perché il caldo è eccessivo (40 gradi), e poi si fa ritorno a casa, si pranza verso le 15 con coloro che ci hanno aiutato; ci si riposa un po’; si fa la visita alla scuola con qualche ora di insegnamento; si prega, si cena e il giorno dopo si riprende.
“Una vita faticosa” dicevo loro, ma questo permette di essere vicino alla vita della gente. Ed è per questo che i nostri confratelli sono stimati, amati, punto di riferimento di molte famiglie e sostegno a molti bambini.
Accanto a tutto questo, i nostri confratelli hanno altre scuole elementari in altri villaggi, come quello di Tanandava: due classi: una materna e 1° elementare con 143 alunni; e una classe di 1° e 2° elementare con 65 alunni. Scuola chiesta insistentemente dai genitori. E per accelerare i tempi, anche perché non ci sono soldi, sono state costruite due aule in legno intonacate di terra.
Da tener presente che il villaggio ha una scuola statale, in muratura ma le porte e le finestre sono state rubate, gli alunni vanno un giorno la settimana, e gli alunni sono 25.
È per questo che i genitori hanno chiesto a noi di aprire una scuola e di seguire gli insegnanti.
Abbiamo anche altre scuole in altri villaggi: Ankiboy, 120 alunni; Lambo Kely, elementare e media per un totale di 370 alunni; Tsianaloka, con 45 bambini; Sabora, con 70 alunni; Mandroatra, 110.
I nostri confratelli vorrebbero costruire altre scuole in altri cinque villaggi, mentre a Beroboka altre aule per la 2 e 3 media e l’anno prossimo eventualmente per il Liceo.
Ci affidiamo alla Provvidenza. La visita ha edificato la mia vita personale, mi ha dato la certezza che siamo vicini alla gente. E la certezza che il Signore è con noi.
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