Sito ufficiale della Piccola Opera della Divina Provvidenza

News

28 Marzo 2024

«In Giordania la scuola orionina per aiutare i giovani» - VIDEO

Intervista a Don Antonio Ursillo, missionario orionino a Zarqa

image

Don Antonio Ursillo è un sacerdote orionino, dal 2001 missionario in Giordania, paese arabo del Medio Oriente dove la Congregazione è presente nella città di Zarqa. A lui abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia e anche le attività portate avanti dall’Opera don Orione nel paese: “Ormai – racconta – la maggior parte del sacerdozio e della mia vita cristiana l'ho vissuta qua, in Giordania. È il posto dove sono stato più a lungo. A Zarqa gestisco insieme ad altre persone una scuola a tutti gli effetti, la St. Joseph School. Nel 1986 era considerato un centro professionale, ma per esigenze è stato trasformato in scuola. Dal 2007 al 2019 potevano accedere solo ragazzi, dal 2019 è stata concessa la partecipazione anche alle ragazze. Andiamo dalle classi della prima elementare fino alla maturità. Fino ai 6 anni abbiamo classi miste, dai 7 ai 10 anni invece abbiamo la divisione tra maschi e femmine. Dai 10 anni in poi la divisione continua, ma alle ragazze è destinato solo il settore alberghiero. Abbiamo circa 600 studenti in tutto di cui circa un quinto sono cristiani, su una popolazione cristiana generale in Giordania del 2%”. Il sistema delle scuole private è molto sviluppato in Giordania, e diverse sono quelle gestite da realtà cristiane. Da questo punto di vista, la convivenza non è mai stata un problema per gli orionini: “Noi – spiega don Ursillo – non abbiamo mai avuto problemi nella gestione degli alunni di differente fede religiosa, in quanto anche tutto il corpo docenti e l'amministrazione scolastica è composta sia da cristiani sia da musulmani. Anzi vorrei sottolineare il fatto che la nostra scuola è molto rinominata in vari ambiti, tra cui quello della ricerca. La Giordania d’altronde è uno dei pochi posti che tutela i cristiani e dove loro si sentono sicuri. Noi sappiamo che qui non possiamo fare proselitismi ed evangelizzazioni, ma l'importante è garantire la nostra presenza in queste zone come testimonianza di fede cristiana. I cristiani che vivono qui non sono persone convertite ultimamente, ma sono coloro che abitano qua da molto tempo, da prima dell’arrivo della religione musulmana. Rispetto al 2001 quando sono arrivato qui, poi, l'attenzione alla realtà cristiana da parte delle autorità locali e della popolazione musulmana è cresciuta molto. Certo, rimane il fatto che per noi cristiani è una sfida continua vivere in un paese dove la maggioranza delle persone sono musulmane, ma rispetto a prima le tensioni sono meno radicali e il popolo è sostanzialmente tollerante”.

Zarqa, dove si trova l’Istituto St. Joseph, è la seconda città per grandezza e popolazione della Giordania, seconda solo alla capitale Amman, ed è anche la sede delle principali industrie del Paese. Nonostante questo, è però segnata da un contesto sociale ed economico molto più povero rispetto alla Capitale. Perciò, i religiosi orionini cercano di offrire, attraverso la scuola, un servizio elevato ad un costo abbordabile per venire incontro alla popolazione, che può così contare su scelte didattiche buone. A far parte della comunità sono cinque religiosi: “Ci sono io – spiega don Ursillo – insieme a un altro sacerdote iracheno, Padre Hani Polus Yono Al-Jameel. Poi ci sono un fratello, Abu Feras, e due tirocinanti che sono qui per il loro percorso spirituale”. Per essere al meglio accanto alla popolazione locale, don Ursillo ha anche dovuto studiare a fondo la lingua e la cultura araba: “I primi 10 anni mi sono serviti per studiare la lingua e il mondo arabo, oltre alla realtà islamica. Dal 2013 al 2015 ho voluto approfondire alcuni aspetti tecnici della lingua e sono tornato a Roma appositamente per studiare questo”.

Oltre alla scuola, la comunità orionina gestisce anche una parrocchia. Il parroco è padre Hani, ma don Ursillo è accanto a lui per aiutarlo il più possibile. “La vita parrocchiale qui – racconta – non è molto diversa rispetto a quella in Italia o in Europa. Noi abbiamo le nostre attività come le messe, le cerimonie, i battesimi oltre ad attività di animazione giovanile e pastorale. Sono insomma le stesse attività, ma svolte con dinamiche leggermente diverse. Intorno a noi ci ruotano circa 600 famiglie, che non sono poche per il contesto”. Soprattutto, il loro impegno è accanto ai più giovani: “La prima impressione che ebbi arrivando qui nel 2001 è che la popolazione è molto giovane, con tutto ciò che si lega a questa caratteristica. Non è facile vivere qui, infatti questo alto tasso giovanile mi ha sorpreso in positivo. Purtroppo, molti di loro non possono accedere alle scuole a causa dell'alto numero di richieste e dello scarso numero di strutture scolastiche esistenti. Cerchiamo quindi di fare il possibile per loro”.

Confinando con Israele e i territori palestinesi, la Giordania ha anche uno sguardo molto ravvicinato sul conflitto in corso da quelle parti: “Logicamente – spiega ancora don Ursillo – l'interesse da parte del governo c'è, ed è normale. Il tema della guerra però non influisce molto sulla vita quotidiana. Vengono naturalmente mandati aiuti, ci sono anche dei momenti di grande indignazione a causa delle tante morti, ma da qui fino alla striscia di Gaza ci sono 300 km circa, non tanti ma nemmeno pochi. In Giordania la gente deve guardare ai problemi della propria vita quotidiana, che sono già tanti”.