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29 Luglio 2025

350 giovani orionini riuniti a Roma per il Giubileo, un'esperienza di fede e condivisione

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Il 28 luglio, circa 350 giovani provenienti da ogni parte del mondo orionino si sono ritrovati presso la parrocchia di Ognissanti in Roma per vivere insieme il Giubileo della Speranza. Un’occasione speciale di incontro, riflessione e spiritualità.

La serata si è aperta con uno spettacolo ideato dai ragazzi di Palermo, dal titolo HOPE (Happiness, Opportunity, Panic, Enjoy), una performance intensa e creativa che ha offerto spunti profondi sul significato del Giubileo e sul valore della speranza nella vita quotidiana.

Nella mattina di oggi, 29 luglio, il gruppo si è recato in pellegrinaggio alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dove ha avuto luogo il passaggio attraverso la Porta Santa, gesto simbolico di rinnovamento e grazia.

A mezzogiorno, presso la parrocchia di Ognissanti, i giovani partecipanti al Giubileo hanno vissuto un intenso momento di preghiera durante la Santa Messa, presieduta da Padre Tarcisio Vieira, Direttore generale dell’Opera Don Orione, e concelebrata dai sacerdoti orionini che accompagnano, insieme alle Piccole Suore Missionarie della Carità, i diversi gruppi nazionali e internazionali.

Nella sua omelia p. Tarcisio ha invitato i giovani a riflettere sul dono dell’amicizia, sottolineando che nel vocabolario del Giubileo dei Giovani, tra le dodici parole che guidano il cammino della speranza, manca la parola amicizia. «Non ritengo sia una dimenticanza – precisa -. L'amicizia non è nell'elenco perché non è semplicemente una delle parole; è la linfa vitale che attraversa tutte e dà contenuto e sostanza a ciascuna. Senza l’amicizia, queste parole resterebbero concetti astratti; con l’amicizia, diventano parole di vita. Quindi, possiamo dire che “amicizia” è la “parola zero”, la parola fondante e fondamentale».

La riflessione è proseguita quindi sulla prima lettura. «Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico.” Questo - ha affermato p. Vieira - ci svela una verità, allo stesso tempo, sconcertante e affascinante: Dio non è un padrone lontano, ma cerca una relazione intima, reciproca e gratuita con noi, “come un amico”». Questa amicizia raggiunge il suo culmine in Gesù: «Essere amici di Gesù significa entrare in una relazione di fiducia totale, dove non ci sono segreti e dove siamo scelti e amati per quello che siamo. Questa amicizia con Dio non è qualcosa di astratto; al contrario, è il fondamento che rende autentica e solida ogni nostra altra amicizia».

Il significato dell’amicizia affiora anche dal brano del Vangelo. Betania, la casa di Marta, Maria e Lazzaro è il luogo dove Gesù trova riposo e affetto. «Marta, Maria e Lazzaro – precisa p. Tarcisio - ci mostrano le diverse facce dell’amicizia e anche di noi stessi». Marta, attiva e premurosa, ci ricorda che il fare deve essere accompagnato dalla presenza; Maria, contemplativa e attenta, è quella parte di noi capace di silenzio e di riconoscere ciò che conta davvero; Lazzaro, amico amato, ci mostra che l’amicizia vera si manifesta soprattutto nei momenti difficili. «Gesù ama questi tre amici nella loro umanità; è un’amicizia gratuita. L’amicizia è così forte che i tre fratelli rischiano tutto per Lui, offrendogli un banchetto pubblico quando ormai Gesù era un perseguitato, dichiarando a tutti: “questo è il nostro amico”. La vera amicizia si basa sulla presenza in ogni momento».

Anche Don Orione ha vissuto amicizie belle, in particolare con alcuni giovani. Ne sono un esempio l’incontro con Mario Ivaldi, che ha dato origine al primo oratorio, seme della Piccola Opera della Divina Provvidenza. C’è poi Ignazio Silone, giovane inquieto e dalle idee socialiste, al quale Don Orione guardando oltre le ideologie, ha offrerto un’amicizia umile e rispettosa, capace di toccare il cuore.

«Cari giovani - ha concluso p. Vieira -, l’invito che ci arriva da queste testimonianze è chiaro. Dobbiamo essere amici di Dio, parlandogli con fiducia. Dobbiamo coltivare l’amicizia tra di noi, come hanno fatto Gesù, Marta, Maria e Lazzaro. E guardiamo a Don Orione, che ci insegna a farci prossimi, ad ascoltare e ad offrire il dono di un’amicizia che salva e che apre le porte del cuore al bene e a Cristo».

Al termine della celebrazione la Superiora Generale Madre Alicja Kędziora ha rivolto un messaggio ai giovani orionini, definendoli “amici di Gesù, costruttori di pace”: «Essere amici di Gesù significa aprirgli la porta del cuore, accoglierlo nella propria casa, nella propria vita. È un cammino quotidiano fatto di amore, ascolto e fiducia. In questo viaggio, l'interculturalità non è una sfida da superare, ma un dono da abbracciare: ci offre l'opportunità di aprire il cuore all'accoglienza, di riconoscere il volto di Dio nella diversità».

«Costruire la pace comincia dentro di noi – ha aggiunto -: è una ricerca silenziosa, paziente, profonda. È camminare verso l'integrità, lasciandosi guidare dallo Spirito, giorno dopo giorno. Solo chi trova pace in sé stesso può donarla agli altri. Don Orione dal Cielo ci incoraggia ad essere amici di Dio e costruire la pace amando tutti. Diceva: Due fiamme, un solo amore: l'amore per Dio e per i fratelli. Queste fiamme sono inseparabili, come due ali dello stesso volo. Siete la speranza che arde nel presente, siete l’adesso di Dio nel mondo. In voi brilla la luce di un futuro diverso, fatto di unità, perdono e amore vero».

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