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23 Ottobre 2025

Fede e libertà: una sfida globale. Il Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo di ACS

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Da 25 anni, il Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) valuta la condizione di questo diritto fonda­mentale in 196 Paesi. È l’unico studio globale del suo genere non prodotto da un organismo governativo e, sin dalla sua prima edizione del 1999, ha adottato una prospettiva volutamente universale. Pur essendo redat­to da una fondazione cattolica, il Rapporto documenta abusi, violazioni e restrizioni della libertà religiosa ai danni di tutte le comunità religiose. Perché, se la libertà religiosa viene negata a un solo gruppo, non esiste vera libertà religiosa per nessuno.

Il 21 ottobre 2025, la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha presentato la XVII edizione del suo Rapporto biennale “Libertà religiosa nel mondo”, un documento che fotografa la condizione di questo diritto fondamentale nel biennio 2023–2024. I dati emersi sono allarmanti: oltre 5,4 miliardi di persone, pari a due terzi della popolazione mondiale, vivono in Paesi dove la libertà religiosa non è pienamente garantita. In ben 62 nazioni si registrano violazioni gravi, suddivise tra persecuzioni (24 Paesi) e discriminazioni (38 Paesi). Solo due Stati, Kazakistan e Sri Lanka, mostrano segnali di miglioramento rispetto al precedente rapporto.

Autoritarismo e repressione: una minaccia globale

Il Rapporto individua nell’autoritarismo politico la causa principale della repressione religiosa. In molti dei Paesi analizzati, i governi adottano strategie sistematiche per controllare o sopprimere la vita religiosa. Cina, Iran, Eritrea e Nicaragua sono esempi emblematici: qui la sorveglianza digitale, le leggi restrittive e le detenzioni arbitrarie diventano strumenti per colpire le comunità di fede indipendenti. La religione, in questi contesti, viene trasformata in un mezzo di controllo politico, gestito da una burocrazia repressiva sempre più sofisticata.

Jihadismo e nazionalismo religioso: nuove forme di persecuzione

Il Rapporto evidenzia anche l’espansione dell’estremismo islamista, che in 15 Paesi rappresenta la principale causa di persecuzione religiosa, e in altri 10 contribuisce alla discriminazione. Il Sahel africano è diventato l’epicentro di questo fenomeno, con gruppi come lo Stato Islamico – Provincia del Sahel (ISSP) e JNIM responsabili di migliaia di morti, milioni di sfollati e la distruzione di intere comunità cristiane.

In Asia, invece, è il nazionalismo etnico-religioso a minacciare la libertà delle minoranze. In India e Myanmar, le comunità cristiane e musulmane sono vittime di violenze, esclusione sociale e restrizioni legali. Il Rapporto definisce la situazione indiana come una “persecuzione ibrida”, dove la discriminazione istituzionale si intreccia con aggressioni civili, spesso alimentate dalla retorica politica.

Conflitti e criminalità: fattori aggravanti

La libertà religiosa è ulteriormente compromessa dai conflitti armati e dalle migrazioni forzate. Le guerre in Myanmar, Ucraina, Russia, Israele e Palestina hanno generato crisi umanitarie e sfollamenti di massa. In Nigeria, gli attacchi dei pastori Fulani radicalizzati hanno decimato intere comunità. Nel Sahel, villaggi cristiani secolari sono stati cancellati, mentre in Sudan la guerra civile ha spazzato via una presenza cristiana antichissima.

Anche la criminalità organizzata si configura come nuova minaccia: in Messico e Haiti, gruppi armati rapiscono sacerdoti, estorcono denaro alle parrocchie e colpiscono i leader religiosi per consolidare il proprio potere.

L’Occidente non è esente

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche l’Europa e il Nord America non sono immuni. Il Rapporto documenta una crescente ostilità verso la religione: nel 2023, in Francia si sono verificati quasi 1.000 attacchi alle chiese, in Grecia oltre 600 atti di vandalismo, ed episodi simili sono stati registrati in Spagna, Italia e Stati Uniti. Le tensioni legate al conflitto israelo-palestinese hanno inoltre alimentato un drammatico aumento di episodi antisemiti e anti-islamici, con dati impressionanti: in Francia, l’antisemitismo è cresciuto del 1.000%, mentre in Germania si sono registrati oltre 4.000 incidenti legati al conflitto.

La forza della fede: segni di speranza

Nonostante questo scenario inquietante, il Rapporto di ACS mette in luce anche segnali di speranza. In Mozambico e Burkina Faso, iniziative interreligiose dimostrano che la fede può essere strumento di riconciliazione e di costruzione della pace. Le comunità religiose, pur colpite da violenze e restrizioni, continuano a mostrare una straordinaria resilienza.

Come ha sottolineato Regina Lynch, “la libertà religiosa è il termometro di tutti gli altri diritti umani. Il suo declino segnala un più ampio collasso delle libertà fondamentali”. È un monito che ci invita a vigilare, a difendere questo diritto universale e a sostenere chi, nel mondo, continua a vivere la propria fede con coraggio e dignità.