A dodici anni dall’inizio del Pontificato di Papa Francesco (19 marzo 2013) eleviamo a Dio la nostra gratitudine per il dono del suo servizio petrino che sta realizzando pienamente la grande ricchezza del Concilio Vaticano II. Possiamo riferire a lui le parole di mons. Capovilla pronunciate per Giovanni XXIII: imprevedibile "vecchio che ringiovanì la Chiesa".
In effetti fin dall’elezione è emersa subito un’aria nuova: dalla scelta del nome, alla richiesta di una preghiera da parte della gente numerosissima accorsa per l’atteso annuncio. Proprio all’inizio del suo pontificato si evidenziò immediatamente una svolta: il patriarca di Costantinopoli era presente all’inizio del mandato. Non era mai accaduto dal “grande scisma” tra le chiese d'Occidente e d'Oriente del 1054 d.C.: segno di un clima di rinnovato dialogo tra le Chiese ortodosse e quella cattolica, già intrapreso dai predecessori.
Papa Francesco ha svolto il suo ministero con uno stile umile, diretto e radicato nel Vangelo, unendo all’alto Magistero una testimonianza di vita eloquente. È per questo che è un Papa amato anche dai lontani e non credenti.
Il suo Magistero è caratterizzato da diversi temi fondamentali che hanno lasciato un'impronta significativa nella vita della Chiesa. A cominciare dall’annuncio della misericordia di Dio come valore fondamentale per la Chiesa e promuovendo la cura e l'apertura verso tutti, specialmente i più vulnerabili.
È da sottolineare in modo particolare l’azione di Francesco per la pace ed il dialogo. Soprattutto negli ultimi tre anni potremmo dire che non c’è discorso nel quale non si elevi la preghiera accorata e sofferente per la pace, a cominciare dall’Ucraina e dal Medio Oriente.
La sua cocente delusione è comprensibile: Papa Francesco è stato un profeta inascoltato. Nell’enciclica “Fratelli tutti” firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020 il Santo Padre ha scritto che “occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia (FT 225). Guardando indietro non possiamo che prendere atto che è avvenuto tutto il contrario: si è fatto e si sta facendo di tutto per armarsi e minacciare guerre. Con tristezza e dolore dobbiamo ammettere che ogni giorno vediamo realizzarsi il suo monito: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato” … “La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità” (FT 261). La guerra in Ucraina e nel Medio Oriente ce lo confermano amaramente.
Su questo punto è interessante evidenziare che Papa Francesco ha richiamato la responsabilità delle religioni per una cultura della Pace. E proprio nei conflitti in atto in questi anni si intrecciano interessi e responsabilità politiche e religiose. Nel capitolo VIII della Fratelli tutti dal titolo “le religioni al servizio della fraternità nel mondo” il Papa in modo chiaro e diretto aveva chiesto ai leader delle altre fedi di prendere posizione in modo netto inequivocabile a favore della dignità di ogni persona (“sempre e in qualunque circostanza”) e quindi a favore della pace. “La verità è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni. Il culto a Dio, sincero e umile, porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti”, invitando a interrompere ogni forma di sostegno a violenze, terrorismi e guerre perché non hanno una giustificazione religiosa, ma si fondano su interpretazioni errate dei testi religiosi (cfr. FT 280-283).
Con rammarico il Papa annotava che “Talvolta la violenza fondamentalista viene scatenata in alcuni gruppi di qualsiasi religione dall’imprudenza dei loro leader”, mentre “il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo”.
Di fronte ai rinnovati appelli dei Capi di Stato che anziché far tesoro della sconfitta delle politiche militari e belliche degli ultimi anni rinnovano appelli al riarmo e alla guerra, è quanto mai necessario fare nostre le parole profetiche di Papa Francesco “Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli. A tal fine bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, promuovendo “la forza del diritto sul diritto della forza”.
La celebrazione dei dodici anni di pontificato di Papa Francesco avviene mentre il pontefice si trova ancora ricoverato presso il Policlinico Gemelli, da dove continua a chiedere di “disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra”. Lo accompagniamo oggi più che mai insieme alla preghiera dei fedeli dei cinque continenti, nella speranza che il Papa torni presto a far risuonare la sua voce profetica, capace di saper vedere là dove non tutti vedono oppure là dove molti non vogliono vedere.