Come annunciato dal Rettore del santuario della Madonna del Guardia di Tortona, Don Renzo Vanoi, sarà il cardinale Cristóbal López Romero, S.D.B., Arcivescovo di Rabat (Marocco) a presiedere, il 29 agosto 2024 alle ore 10,30, il solenne pontificale in occasione della ricorrenza dell’apparizione della Madonna della Guardia.
In vista di questa importante celebrazione lo abbiamo intervistato sul suo rapporto con la Famiglia orionina che ha aperto di recente una nuova “tenda” in Marocco grazie anche alla presenza in quel paese del vescovo orionino, Mons. Giovanni D’Ercole.
Lei a breve sarà a Tortona cuore della Famiglia orionina cosa si aspetta?
Vado a Tortona con molto interesse non conosco questa città e le realtà orionine. Sarà la prima volta e voglio ricordare proprio lì, con Mons. Giovanni D’Ercole i 50 anni di sacerdozio, per l’amicizia che mi lega lui ed anche perché è uno dei miei più stretti collaboratori nella diocesi di Rabat. Desidero incontrare tutta la Famiglia Carismatica orionina così vicina al carisma del mio fondatore san Giovanni Bosco. Ma non solo questo ricorderò con voi il 100 anniversario da quando san Luigi Orione annunciò che “Mater Dei” sarebbe stato il titolo proprio della Madonna venerata nella Piccola Opera della Divina Provvidenza. La Madonna della Divina Provvidenza!
Ho il desiderio anche di conoscere anche l’esperienza di carità e amore racchiusa nel Piccolo Cottolengo di Tortona.
Sarà, dunque, non solo, un momento di viaggio, ma un vero pellegrinaggio per me, un’occasione per conoscere ancora meglio la vostra Congregazione e per ringraziare il Signore per la presenza degli orionini in Marocco. Una testimonianza cristiana in un paese musulmano che aiuterà nel dialogo ecumenico.
Aveva già incontrato gli orionini in precedenza?
Si, in Paraguay dove conobbi Don Molina che arrivava dall’Argentina per aprire un Piccolo Cottolengo. Dopo di lui arrivarono altri religiosi per formare una prima comunità. Già da quel momento ho visto il vostro stile di vicinanza alle persone soprattutto se fragili.
Poi il mio incontro Mons. Giovanni D’Ercole e con lui è nata l’idea di invitare la vostra Congregazione in Marocco. Oggi questa idea si è concretizzata con la presenza di due religiosi e a breve ne arriverà un terzo. Considero gli orionini nostri “cugini” o “nipoti” perché don Orione ripeteva spesso “marcerei sui carboni ardenti per ritrovarmi ancora con don Bosco”. Non c’è dubbio! Abbiamo un’origine comune.
I Figli di Don Orione in Marocco. Quale la missione?
La loro missione è quella di essere segni dell’amore provvidenziale e misericordioso di Dio per tutti gli uomini, soprattutto se fragili. Non è importante l’attività che svolgeranno, ma la testimonianza in un paese a maggioranza musulmana dove i cattolici sono 30 mila su 37 milioni di abitanti.
In Marocco esiste anche un ottimo rapporto con le autorità. Non veniamo tollerati, ma siamo sinceramente apprezzati. La nostra idea di base è che siamo tutti fratelli e sorelle, non esistono avversari, ma compagni di viaggio per costruire tutti insieme il Regno di Dio. Il Papa ha presentato questo rapporto di amicizia che vuole trasformarsi in fraternità quando è venuto in visita in Marocco. La sua presenza è stata consolante per i cristiani presenti in questo paese. Anche se siamo pochi viviamo con gioia e serenità. Il problema non sta nei numeri, ma nel fatto che non dobbiamo essere un sale che ha perso il sapore del Vangelo, una luce che non illumina.
Non dobbiamo cadere in quella che chiamo la depressione religiosa. Dobbiamo reagire vivendo la nostra fede con gioia. Sarà questa nostra testimonianza ad attirare gli altri.