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13 Ottobre 2024

1874 – 13 ottobre – 2024. A Gavazzana il ricordo di Don Carlo Sterpi nel 150° della nascita

Oggi a Gavazzana (AL), paese natale di Don Carlo Sterpi, nella chiesa parrocchiale alle ore 10.30 il Direttore generale P. Tarcisio Vieira presiederà la Messa in ricordo del venerabile Don Carlo sterpi nel 150° anniversario.

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Don Carlo Sterpi primo discepolo e collaboratore di Don Orione

Centocinquantesimo Anniversario della nascita di Don Sterpi

(13 ottobre 1874 – 13 ottobre 2024)

Carlo Sterpi proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri di Gavazzana, molto religiosa e stimata anche civilmente. Il padre fu a lungo sindaco del paese. La madre era di animo nobile e religioso. Entrato nel seminario di Tortona, vi incontrò Luigi Orione: «Essendo anch’io entrato in filosofia – ricordava don Sterpi – potei essere insieme a lui; ed ebbi la sorte di stargli vicino dappertutto. Gli ero vicino di banco in studio, vicino di letto in camerata, vicino di posto in refettorio, vicino di posto in cappella e lo avevo compagno di fila a passeggio. Lo ebbi così continuamente accanto a me».[1] In questo vivere a fianco l’uno all’altro nacque e si consolidò una profonda sintonia spirituale.

Nell’ottobre del 1895 don Orione, sacerdote da pochi mesi, ottenne da Mons. Igino Bandi, Vescovo di Tortona, di avere il chierico Sterpi in aiuto come assistente all’Istituto per ragazzi, da lui fondato due anni prima nel rione San Bernardino, in Tortona. Il giovane Sterpi si dedicò al nuovo incarico con ammirabile e costruttiva attività, diventando ben presto punto di riferimento indispensabile per lo sviluppo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Il 12 giugno 1897 fu ordinato sacerdote. Don Sterpi era di modesta apparenza, ma irradiava la sua profonda pietà dai lineamenti del volto soffuso di materna tenerezza. Fu padre e madre per i Figli della Divina Provvidenza. Disse di lui don Orione: «Un prete che pare proprio un prete, quello è il nostro don Sterpi»[2].

E perché questo desiderio diventasse realtà, durante gli Esercizi Spirituali del 1899, don Sterpi scrisse questa preghiera:

«Dammi o Gesù, la volontà di cercarti, cercandoti di trovarti, trovandoti di amarti, amandoti di sacrificarmi e consumarmi proprio per te... Non c’è via di mezzo, o Gesù, voglio farmi santo. È inutile: Tu mi chiami per questa via, ed è necessario che per questa via io cammini. O Gesù, voglio farmi santo, non solo, ma grande santo»[3].

Nel corso della lunga collaborazione con il fondatore, don Sterpi condivise in pieno lo spirito e il cammino storico della Piccola Opera della Divina Provvidenza, che coadiuvò, sostenne e difese con fortezza in determinati momenti critici. Il suo sguardo

penetrante, i suoi atteggiamenti sempre calmi e ponderati, la sua equilibrata fermezza decisionale rendevano semplice tanto la confidenza quanto l’obbedienza. Le schiere di sacerdoti e di chierici, di suore, di amici, di benefattori e personalità che gravitavano attorno alla Piccola Opera della Divina Provvidenza trovavano in lui un riferimento sicuro, accogliente e sempre stimolante. Si interessava personalmente di tutti, conosceva la loro storia, i loro ideali, i loro dolori.

Il 12 marzo 1940 don Orione morì e il 13 agosto successivo, in occasione del primo Capitolo generale, don Sterpi fu eletto Direttore generale della Congregazione, che allora contava 820 religiosi.

Don Sterpi si sottopose in quegli anni a una estenuante mole di lavoro nel nuovo incarico affidatogli e, inoltre, dovette fare fronte ai disagi, alle difficoltà e alle preoccupazioni provocate dalla guerra mondiale che insanguinò l’Italia dal 1940 al 1945. Manifestò capacità organizzative, lungimiranza e un sacrificio di sé commovente. Il 21 gennaio 1944 ebbe la consolazione di ricevere l’approvazione pontificia della Congregazione, mediante il decretum laudis sulle Costituzioni. Don Sterpi era raggiante, ma non volle celebrazioni esteriori: chiese soltanto “preghiera e fedeltà”.

Nel suo prezioso opuscolo Pietate et scientia, scritto per i sacerdoti novelli, offrì una sintesi dell’umile e semplice ascesi orionina con la sua parola essenziale e penetrante: «La pietà è il sale che condisce tutto, senza pietà tutto rimane insipido»; «L’amore ai poveri non esiste, se non è nutrito da sincero profondo attaccamento alla Chiesa, Corpo mistico di Cristo, e al suo Capo visibile, il Papa».

Nel 1946, terminata la guerra e resosi conto delle sue precarie condizioni fisiche, don Sterpi decise di rinunziare volontariamente alla carica di Superiore generale. Da quel momento, libero ormai da pressanti impegni, volle vivere nella discrezione, a Tortona, dedicandosi al ministero della paternità mediante il consiglio verso i confratelli e la cura diretta di un gruppo di orfani a Tortona. Fu il sigillo all’epilogo di una vita tutta dedicata a Dio e al prossimo. Morì nella sua modesta cameretta il 22 novembre 1951.

La fama di santità che già in vita si sussurrava discreta, divenne sempre più devozione e confidenza nella sua intercessione. Il Card. Giuseppe Siri fu tra i primi a chiederne la canonizzazione affermando «di non avere forse conosciuto sacerdote che più dello stesso don Sterpi spirasse umiltà, dolcezza, spirito soprannaturale perfetti e costanti». Il 7 settembre 1989, con Decreto pontificio, ne è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù ed è stato dichiarato Venerabile.

* * *

Don Sterpi fu un dono di Dio fatto al santo Fondatore e a tutta la Piccola Opera. Durante 50 anni egli restò accanto a don Orione come suo braccio destro, interprete, esecutore, consigliere di ogni ora, il custode dello spirito della Congregazione, il suo successore. Circa 40 anni dopo il loro primo incontro (siamo nell’agosto del 1921), in una preziosa lettera inviata a tutta la Congregazione dall’America Latina, don Orione esprime un giudizio straordinario nei riguardi di don Sterpi:

«Dopo che a Dio, alla SS.ma Madonna e alla Santa Chiesa, vi affido, o cari miei sacerdoti, chierici, probandi, orfanelli e ricoverati, vi affido a Don Sterpi, e so di mettervi in buone mani; abbiate ogni fiducia in lui, che ben se la merita. Se Iddio mi dicesse: “Ti voglio dare un continuatore che sia secondo il tuo cuore”, io gli risponderei: “Lasciate, o Signore, perché già me lo avete dato in Don Sterpi”. Dategli, o miei figli, delle consolazioni, e abbiategli ogni riguardo, ogni cura, e così state fedeli nella vocazione, siate uniti e forti nella docilità e obbedienza ai sacerdoti più anziani e al Consiglio della nascente nostra Congregazione. Quello che farete per Don Sterpi e per i sacerdoti, che già tanto hanno lavorato nelle Case della Divina Provvidenza, lo avrò più che se lo faceste a me stesso»[4].

Sappiamo che don Sterpi conobbe anche la prova e la malattia. Lo sforzo di seguire e consolidare il cammino della Piccola Opera aveva ridotto la sua resistenza e capacità fisica. In uno di questi periodi bui e sofferti (1927), Don Orione lo aveva inviato nella colonia agricola di Sant’Antonio, a Cuneo, perché si rimettesse. Un giorno don Orione volle fare una visita per verificare le condizioni di salute di don Sterpi e trascorrere un po’ di tempo con lui. La visita fu improvvisa. Nel ricordare il momento dell’incontro, il fondatore ci ha lasciato la seguente testimonianza, una specie di confessione ricca di umanità e interiorità:

«La chiesa era aperta; sono entrato piano, non visto: Sant’Antonio era illuminato. Don Sterpi stava in chiesa, là, seduto sul banco, presso l’altare; diceva il breviario. In chiesa non c’era che una donna. Ho detto una preghiera al caro Santo dei poveri, e poi ho levato lo sguardo a quella testa calva di Don Sterpi, che non s’era avveduto di me e continuava a dirsi il breviario. Io riflettevo a quella sua vecchiaia precoce e andavo tra me e me, col pensiero e col cuore, a tanti anni e a tanti affanni. Ogni tanto Don Sterpi tossiva, tossiva: quei colpi di una tosse brutta, di una tosse che durava da troppo tempo, mi colpivano il cuore come pugni secchi, ed erano per me un vero strazio...»[5].

Per concludere un particolare curioso e, a suo modo, significativo. Don Sterpi era piuttosto piccolo di statura: misurava poco più di 1 metro e 60 cm di altezza. Durante la sua fanciullezza qualche compagno aveva preso a deriderlo, ma tutti avevano poi imparato a rispettarlo per le doti naturali e la grande pietà. Della sua statura più nessuno parlò: le qualità e i progressi spirituali posero in ombra le meno evidenti qualità fisiche. Si può dire che egli incarnò, non solo a livello di statura fisica, ma soprattutto nello spirito e nella santità, il detto di Gesù: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli» (Mt 18,2–4).


[1] Testimonianza di don Carlo Sterpi, in SACRA CONGREGATIO PRO CAUSIS SANCTORUM, Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Aloisii Orione, Sacerdotis professi Fundatoris Congregationum Filiorum Divinae Providentiae et Parvarum Sororum Missionariarum a Caritate. Summarium, Guerra e Belli, Roma 1976, 18.

[2] Don Orione Oggi, settembre 2001, 13.

[3] In CONGREGATIO PRO CAUSIS SANCTORUM, Canonizationis Servi Dei Caroli Sterpi, Sacerdotis professi Parvi Operis Divinae Providentiae (1874–1951). Summarium, Guerra e Belli, Roma, 1987, 376.

[4] Scritti 62,14.

[5] Scritti 20,193.

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