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Ricordiamo Sac. CAVARRETTA Ignazio

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 30 Dicembre 2010
Luogo del decesso: Milano
Luogo di sepoltura: Tortona (AL)

Sac. Ignazio Cavarretta. Era nato a Cagliari il 28 agosto 1912 ed è morto a Milano, presso il Piccolo Cottolengo Don Orione, il 30 dicembre 2011; aveva 99 anni di età, 81 di Professione Religiosa e 71 di Sacerdozio.

 Entrato in Congregazione il 29/09/1928 al Paterno di Tortona, aveva fatto la sua 1^ Professione: l’11/10/1930 a Villa Moffa, il Tirocinio a Mestre (1930-31) e a  San Severino Marche (1934-36), per fare poi la Professione Perpetua  il 15/08/1934 a Montebello e ricevere il  Presbiterato il 21/07/1940 a Tortona. Dal 10 aprile 2009 (alla morte di Don D’Attilia) era rimasto il più anziano della Famiglia Orionina.


Da "Atti e Comunicazioni della Curia Generale", n. 236, settembre - dicembre 2011

Sac. Ignazio CAVARRETTA

Deceduto nel Piccolo Cottolengo di Milano il 30 dicembre 2011, a 99 anni d’età, 81 di Professione religiosa e 71 di sacerdozio. Apparteneva alla Provincia religiosa “San Marziano e San Benedetto” (Tortona).

Dal 1990 risiedeva nella comunità di Milano, fatta eccezione di due anni (2002-2004) trascorsi in convalescenza a Diano Marina (Imperia) per recuperare la precaria salute, sempre disponibile nei vari servizi sacerdotali, assistenziali e relazionali, sia nel Piccolo Cottolengo che in Parrocchia, finché l’avanzare della lunga malattia col declinare delle forze fisiche lo costrinsero prima in carrozzella indi a letto, in un’attesa purificante e serena della chiamata a miglior vita accanto al Padre Fondatore, mai dimenticato dal suo primo incontro avvenuto al “Paterno” di Tortona il 25 settembre 1928. Primo di cinque figli di Leonardo e di Maria antonia Straullo, nacque a Cagliari il 28 agosto 1912, ricevette il battesimo il 15 settembre successivo e fu cresimato il 18 luglio 1930 a Torino. Per i frequenti spostamenti lavorativi del padre, Ignazio fece le scuole elementari a Finale Ligure (Savona) (’18-’23), quelle tecniche a Belluno (’23-’28) e dopo l’entrata in congregazione, il ginnasio a Voghera (’28-’31), ricevendo nel frattempo l’abito religioso (8-12-1928) e completando l’anno di noviziato (1929-30) a Villa Moffa, con la professione dei primi voti nelle mani di Don Orione, il 5 ottobre 1930, che ne riceverà pure i perpetui il 15 agosto 1934 a Montebello (Pavia). Agli “Artigianelli” di Venezia svolse un anno (1931-32) di assistenza e lo studio della filosofia con Don Pensa. Tornato a Tortona completò il liceo, continuando poi il tirocinio all’Istituto S. Cuore di San Severino Marche (Macerata), fino al 1936. Nel seminario vescovile di Tortona fece la preparazione teologica ed ecclesiastica, completata dalla ricezione dei vari Ordini minori, dal Diaconato (7 luglio 1940 a Montebello) e dal Presbiterato, ricevuto a Tortona dal Vescovo Melchiori, il 21 luglio 1940.

Fu subito assegnato vicario della comunità di Milano, incaricato dell’oratorio (‘40-‘48), cappellano dell’istituto e delle suore a Cassano Magnago (Varese) (’43-’54), segretario e consigliere provinciale dal ’40 al ’48 e dal ’55 al ’58. Incaricato dei Mutilatini dal ’48 al ’54, partecipando pure ai Capitoli generali del ’52 e del ’58. Trascorso un anno all’istituto di Lopagno in Svizzera come vicario ed economo, nel 1973 i superiori gli affidarono la direzione della nuova opera a Ponte Selva (Bergamo), le cui varie difficoltà lo portarono a un forte esaurimento che lo costrinsero a ritirarsi nel 1980, in famiglia, per il recupero della salute compromessa. Nel 1982 ritornò a Milano, incaricato d’opera e due anni dopo fu nominato direttore della casa dell’operaio di Corso Principe Oddone a Torino, prodigandosi fino al 1990, anno del suo definitivo ritorno nella comunità del Piccolo Cottolengo milanese.

La lunga esperienza umana e religiosa vissuta, ha fatto maturare in lui un forte e significativo spirito di gratitudine, espressione del lavoro della grazia divina e dell’impegno personale. In un foglietto mensile degli Amici di Don Orione, ringraziando per la partecipazione al suo 60° di sacerdozio e 70° di vita religiosa tra l’altro scriveva: “La verità è che non riuscirò mai a ripagare abbastanza perché – in fondo – sto restituendo solo in parte di quel molto che ho ricevuto e dal ‘Datore d’ogni bene’ e dal Beato Fondatore Don Orione, sacerdote dalla personalità dilagante che mi ha letteralmente conquistato alla sua sequela. (…) Fra i molti ricordi del mio sacerdozio, il più bello è certamente il passaggio di Dio nel cuore dei giovani e degli uomini, ma specialmente dei poveri.”. È la sintesi del suo multiforme apostolato praticato con perseveranza e fiducia, tra gioie e dolori offerti al Signore nella certezza della trasformazione in bene per la Chiesa e le anime. Le esequie si sono svolte il 2 gennaio 2012 nella nostra parrocchia San Benedetto di Milano, con successiva tumulazione della salma nella cappella della Congregazione nel cimitero di Tortona. 


FAMIGLIA ORIONINA: Ricordo di Don Ignazio CAVARRETTA, veterano della Congregazione

Avrebbe compiuto 100 anni il 28 agosto del 2012, ma si è spento il 30 dicembre presso il Piccolo Cottolengo di Don Orione a Milano, a 99 anni di età, 81 di Professione religiosa e 71 di sacerdozio. Apparteneva alla Provincia San Marziano e San Benedetto (Tortona).
I funerali di Don Ignazio Cavarretta si sono svolti nella Parrocchia San Benedetto di Milano il 2 Gennaio 2012. La sua salma è stata poi tumulata nel cimitero di Tortona.
Don Ignazio Cavarretta era il più anziano di tutta la Congregazione. Nativo della Sardegna entrò giovanissimo in Congregazione e, con lui, anche il fratello Giuseppe. Fece il noviziato con Don Giulio Cremaschi a Villa Moffa di Bra nel 1929-1930, emettendo i voti alla presenza di Don Orione il 5 ottobre 1930.

Furono anni di grande fervore e slancio spirituale. Don Ignazio stesso ricordava più volte che Don Orione rinviò il suo Suddiaconato per alcune riviste sportive avute furtivamente, scrivendo: “per se, non sarebbe un cattivo Chierico, ma...”.

 Dopo l’ordinazione sacerdotale (21 luglio 1940), si dedicò fino al 1954, negli anni difficili e stimolanti della guerra e del dopoguerra, alle attività dell’Oratorio e dei Mutilatini di Milano. Poi passò all’Istituto San Giorgio di Novi Ligure come direttore (1954-1960). Fu direttore anche a Vigevano (1965-1972), a Ponte Selva – BG (1973-1977), alla Casa del Giovane Lavoratore di Torino (1984-1990).

 Ma fu Milano la città che lo vide più protagonista di bene; qui ritornò successivamente anche negli anni 1960-1964, 1982-1984, e dal 1990 fino alla conclusione della sua lunga vita. Gli ultimi anni, gloriosi e pesanti, della longevità sono stati sostenuti dalle cure e dall’amorevolezza della comunità del Piccolo Cottolengo di Milano.

Era uomo esuberante, cordiale nelle relazioni, specialmente con gli ex allievi, che sapeva coltivare come forma di apostolato. La sua vita fu illuminata dalla vicinanza di Don Orione negli anni giovanili a cui riandava volentieri come a sorgente di ispirazione ideale e pratica.

 Degli esempi di Don Orione illuminò e nutrì quanti incontrò durante la sua lunga vita nel suo multiforme apostolato.

Requiescat in pace!

Don Flavio Peloso


POLLAROLO Giuseppe: A Milano, Piazzale Loreto il 29 aprile 1945 nel ricordo di Don Ignazio Cavarretta

Autore : FLAVIO PELOSO

Pubblicato su : www.messaggidonorione.it

29 APRILE 1945, A MILANO, PIAZZALE LORETO, IL GESTO DI UMANITÀ DI UN PRETE ORIONINO

Don Ignazio Cavarretta ricorda Don Giuseppe Pollarolo

A Piazzale Loreto, il 29 aprile 1945, durante lo scempio fatto sui corpi di Mussolini e degli altri gerarchi fascisti uccisi, si fece avanti un sacerdote, cappellano dei partigiani piemontesi, e con un gesto di pietà coprì il corpo di Claretta Setacci con il suo soprabito. Era Don Giuseppe Pollarolo (1907-1987)[1], un prete nato per stare sulla frontiera, un cappellano dei partigiani che ha segnato la storia di Torino durante la guerra (1940-1945) e nei decenni successivi. Il sacerdote apparteneva alla congregazione di Don Orione e dal Fondatore (sarà proclamato Santo il 16 maggio prossimo) aveva attinto la lucidità e l'intraprendenza coraggiosa di fronte ai problemi e alle urgenze del bene.

Fu pioniere della pastorale operaia alla Fiat e nelle fabbriche di Torino, fu con i partigiani sui monti della resistenza “con il breviario alla cintola e mai con il fucile”; fu anche incarcerato a Torino, in Via Asti, e liberato audacemente dai compagni. I suoi filmati sulla vita partigiana (aveva una piccola Pathé Baby) sono entrati nelle cineteche storiche. Per le migliaia di operai che accorrevano negli anni 50 e 60 alla Fiat di Torino aperse “Case del lavoratore” e inventò l'Università popolare. Fu protagonista nella strada ancor prima che dal pulpito, anche se lì ci sapeva fare e ottimamente. Fu sempre e integralmente sacerdote, impegnato sulla frontiera di Dio e della gente bisognosa. A Torino, nel 1999, le autorità ecclesiastiche gli hanno tributato la sepoltura privilegiata nella chiesa della S. Famiglia e il Comune, l'anno successivo, gli ha dedicato una piazza. Una sua biografia è stata scritta dallo storico Giuseppe Tuninetti (Giuseppe Pollarolo, un prete di frontiera , Ed. Rubbettino).

Riportiamo il ricordo dei fatti di Piazzale Loreto di Don Ignazio Cavarretta[2].

Ricordo bene quel 29 aprile 1945, a Piazzale Loreto, a Milano, quando sono stati esposti i corpi di Benito Mussolini e della Claretta Petacci . Era poco prima delle 10 del mattino. Era una domenica e arrivavo alla stazione delle Ferrovie Varesine di Porta Nuova, proveniente da Cassano Magnano (Varese) dove mi ero recato alla casa delle nostre Suore orionine a confessare i bambini delle elementari e a celebrare la Santa Messa. In Via Galilei, i partigiani convogliavano tutti ad andar là, a Piazzale Loreto. C'era una unica strada rimasta percorribile; era tutto bloccato, e volevano che tutti andassero là, a Piazzale Loreto. In poco tempo quella piazza si è riempita. Ancora adesso c'è un benzinaio, lì vicino, dove hanno esposto i corpi uccisi di Mussolini e di altri capi fascisti. Era una cosa molto impressionante. Io, piano piano, giunsi vicino ai corpi. Ero vestito da prete.

Don Giuseppe Pollarolo, cappellano dei partigiani che portava alla cintola il breviario e non la pistola, è arrivato lì con una colonna di partigiani su dei carri armati e jeep che lasciarono a poca distanza. Erano scesi dalle montagne; venivano dai monti dell'Oltrepò Pavese. Quella manifestazione a Piazzale Loreto era stata preparata e molti partigiani arrivavano dalle montagne. Don Pollarolo mi aveva telefonato il giorno precedente dandomi appuntamento.

Quando giunsi io, c'era già molta folla attorno ai corpi di Mussolini e degli altri compagni fascisti uccisi. Fin dalle prime ore del mattino, persone esaltate e gente contagiata dall'euforia per la fine della guerra e del regime fascista, avevano sfogato su quei poveri corpi la propria rabbia con ogni sorta di insulti e oscenità.

Don Pollarolo è arrivato verso le 11, quando c'era già molta folla e la Claretta Petacci era stata completamente denudata. Venne avanti e quando ha visto lo scempio di questa ragazza nuda, cominciò a dire: “Largo, largo, lasciatemi passare. Questo scempio non si deve vedere”. Tutti lo lasciarono passare. Don Pollarolo era conosciuto. Poi, davanti alla folla sorpresa e per un attimo ammutolita, si è tolto di dosso una specie di spolverino ed ha coperto la Petacci. Ricordo molto bene: lui era vestito da prete, non aveva l'abito militare da partigiano o altro. Aveva una specie di spolverino nero, abbottonato davanti. Se lo tolse davanti a tutti e fu con quello che ricoprì alla meglio il corpo della Petacci. Tutti lo rispettarono.

Don Pollarolo si trattenne nelle vicinanze ancora un bel po' di tempo, perché conosceva molti partigiani e parlava un po' con tutti. Io rimasi lì finché lui venne via e andammo entrambi al Piccolo Cottolengo.

Sono scene che non dimenticherò mai più. Mussolini era vestito; aveva una divisa scura. Di quei cadaveri esposti ne conoscevo due o tre che avevo visto in fotografia. Alcuni erano appesi con la testa all'ingiù. Ho riconosciuto Mussolini e accanto la Petacci; era l'unica donna tra quel gruppo di morti. Poi ho riconosciuto il ministro Terruzzi, l'unico con la barba, che faceva parte della scorta e la cui moglie era qui nascosta al nostro Piccolo Cottolengo.

La Rachele Mussolini era stata qui, ospitata al Piccolo Cottolengo di Don Orione per una notte; non ricordo esattamente il giorno. Una notte sola ha qui dormito; non sapeva dove andare. L'aveva portata qui la Polizia, da via Fatebenefratelli. Ricordo che era assieme alla moglie dell'onorevole Terruzzi con due carabinieri in macchina, ma qui non si è fermata. La Rachele ha chiamato la superiora, che allora era Suor Maria Croce ; hanno parlato assieme, forse per chiedere il mezzo da prendere per andare a raggiungere il marito. Ne ricordo bene anche la fisionomia.

Dopo poche ore dal terribile scempio di Pazzale Loreto, Don Pollarolo tenne un vibrante discorso dai microfoni di “Radio Milano Libera”. Salutò con commozione i compagni della Resistenza esaltando l'epopea della resistenza sui monti e avvertì: “il Cappellano che ha sentito sulla nuca il freddo della rivoltella tedesca ed ha avuto dinanzi il plotone di esecuzione si raccomanda al popolo perché non compia vendette private, né si abbandoni a furori scomposti degni di ogni riprovazione”. E invitò: “Lasciate che questo povero Cappellano, cresciuto alla scuola di Don Orione, l'Apostolo della Carità, vi dia la parola d'ordine per la ricostruzione: collaborare tutti in uno sforzo intelligente, onesto e libero per tradurre in legge l'amore predicato da nostro Signore Gesù Cristo!» .

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[1] Concetta Giallongo, Don Giuseppe Pollarolo un prete di frontiera, “Messaggi di Don Orione”, 33(2001) n.106, pp.57-78. Don Giuseppe Pollarolo nacque a Pozzolo Formigaro (Alessandria), il 31 agosto 1907. Il 7 dicembre 1919 fu accolto nella Casa madre di Tortona. A Villa Moffa di Bra (Cuneo) il 25 agosto del 1920, fece la vestizione e il 15 agosto 1926, emise i primi voti. Frequentò la Teologia al Seminario Laterano di Roma e il 26 giugno del 1930 fu ordinato sacerdote. Condivise con Don Luigi Orione, il Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, i “tempi eroici” della giovanissima Congregazione, segnati dalla povertà e dal lavoro assiduo, dall'intraprendenza caritativa a tutto campo.

[2] Colloquio con Don Flavio Peloso, registrato il 14 gennaio 2001, a Milano. Don Ignazio Cavarretta è nato a Cagliari il 28.8.1912, professo nella congregazione di Don Orione il 5.10.1930, sacerdote il 21.7.1940. È morto a Milano il 30 dicembre 2011.

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