Data del decesso: 4 Maggio 1981
Luogo del decesso: Boston (U.S.A.)
Luogo di sepoltura: Boston, Malden Holy Cross (U.S.A.)
Sac. D'ADDIO Raffaele, da S. Maria a Vico (Napo¬li), morto a Boston (U.S.A.) nel 1981, a 81 anni di età, 40 di Professione e 31 di Sacerdozio.
Da “Atti e Comunicazioni della Curia Generalizia”, Aprile – Giugno 1981
Sac. RAFFAELE D'ADDIO
da S. Maria a Vico (Napoli), morto a Boston (U. S. A.) il 4 maggio 1981, a 81 anni di età, 41 di professione e 32 di sacerdozio.
Mentre i lavori capitolari erano in pieno sviluppo, giungevano a ripresa da Grottaferrata notizie preoccupanti sulla salute del Padre Ralph D'Addìo che suscitavano frequenti interventi per Lui nella preghiera dei fedeli e nel ricordo durante il Sacrificio eucaristico.
Il giorno 4 maggio una telefonata da Boston informava che il caro Confratello aveva reso a Dio la sua bellissima anima, quasi olocausto di innocenza e fedeltà per propiziare lumi e grazie sull'assemblea in atto.
Padre D'Addio lascia davvero in tutti noi un singolare rimpianto così come santamente singolari erano la sua delicata figura e la sua particolare vocazione.
Nato il 7 marzo 1900 a Santa Maria a Vico da numerosa e religiosissima famiglia, era stato non ancora ventenne impegnato in quel servizio militare che impiegò poi quasi una metà della sua nobile vita. Infatti la prima guerra mondiale lo vide, giovanissima recluta, partire con fedeltà e amor di Patria per il fronte. Terminate le operazioni militari, il giovane D'Addio volle restare al servizio del suo paese nella Guardia di Finanza. Fu alla scuola militare di Maddaloni, poi nei vari gradi di Brigadiere, Maresciallo e Maresciallo Capo servì fedelmente il paese in diverse zone, specie ai confini con la Francia e la Svizzera. Dopo un soggiorno a Lampedusa e Linosa, fu finalmente trasferito in Egeo con compiti delicatissimi e in quelle isole lasciò un indelebile ricordo di senso del dovere, squisita gentilezza, unita però ad altrettanta fermezza.
A Nìsiro, Nisida e Rodi ebbe modo di entrare in contatto con la nostra Congregazione, in particolare con i nostri missionari Don Fiori e Don Gemelli.
A quest'ultimo si deve soprattutto l'introduzione del Maresciallo D'Addio nei nostri ambienti orionini, cosicché, ultimata la sua carriera, già quasi quarantenne egli poteva venire a Villa Moffa per un corso di Esercizi e poi definitivamente restare come aspirante religioso della Piccola Opera.
Tanti ancora ricorderanno, in quell'occasione, la bianca figura del Maresciallo edificantissimo per la sua straordinaria pietà, la sua cortesìa, il suo spirito di ubbidienza a tutti i più minimi regolamenti.
Don Orione, che concluse quell'estate il corso di Esercizi predicati prima da Don Penco della Compagnia di San Paolo, potè a lungo incontrare e incoraggiare il novello suo figlio in Cristo.
Da allora il Maresciallo iniziò, senza nessun privilegio, totalmente inserito nella comunità dei chierici tanto più giovani di lui, una vita di esemplarità, fedeltà e sacrificio che mai la Congregazione potrà dimenticare. « Padre, sono stato fedele per vent'anni a un re, scriveva nella sua domanda a Don Orione, confidò di poter esserlo non meno a un altro ben più grande Re ». E così fu.
«Quanto sacrificio, quanto spirito di adattamento in quel D’Addio ... » andava ripetendo Don Cremaschi pur cosi sobrio nel formulare giudizi e tanto meno elogi. Emessa la professione il chierico D’Addio resto ancora a Villa Moffa per concludere gli studi ginnasiali, rivelando, malgrado l ’età un po’ avanzata, rare doti di intelligenza, specie nei temi di Italiano, e notevole cultura classica formata nei vari contatti con il mondo ellenico durante la sua carriera militare. Compi poi negli anni 1941-’42 il liceo a Tortona e quindi il tirocinio a Genova ove adempì, con umiltà singolare e notevole abilità, a compiti di molta responsabilità; si era in tempo di guerra. Custode di San Marcellino, del Boschetto, aiuto prezioso a Don Sterpi e a Don Sciaccaluga, da tutti circondato di stima e venerazione lascio traccia indelebile. Compiuta la teologia a Tortona, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1949. Dopo l’anno di pastorale al Castello di Burio (Asti), presto i Superiori credettero bene inviarlo negli Stati Uniti. Pur con la mamma gravemente inferma (manco durante il suo viaggio) il pio sacerdote non volle esitare nella pronta ubbidienza e si recò subito sul suo nuovo posto di lavoro. Ignaro della lingua, animato però da tanto zelo divenne il custode del Santuario, il cappellano o, meglio, l’angelo consolatore degli infermi e trascorse quindi tutta la sua vita sacerdotale nella Home di Boston ai piedi della Vergine SS.ma Regina dell’Universo da lui filialmente amata fin dall’infanzia. Poté aver la consolazione di tornare qualche volta in Italia, riveder la sua Napoli e le antiche amicizie anche in seno alla Guardia di Finanza, con cui ebbe sempre stretti rapporti, fattisi apostolici. Visito pure la Polonia riportandone ammirazione ed affetto. Gli ultimi anni furono segnati da una continua sofferenza fisica, che lo costrinsero anche al movimento sulla carrozzella, ma mai sminuì né il suo fervore, raffinatosi nella croce, né il suo spirito di servizio ai fratelli, veramente orionino. La Congregazione può sicuramente vedere in lui oltre a un raro esempio, oggi uno speciale protettore.
Don Ignazio Terzi , in “Atti e Comunicazioni della Curia Generalizia”, Aprile – Giugno 1981, p.52:
«Mi si consenta poi un doveroso pensiero di omaggio a un carissimo Confratello che il Signore ha voluto chiamare a Sé, proprio durante i lavori capitolari: Padre Raffaele D’Addio. A lui devo tanto anche sul piano personale nella mia vocazione. Compagno di noviziato e in parte di tirocinio, sempre l’ho visto quale modello cristallino di umiltà ed eccezionale fedeltà al dovere.
Quella fedeltà che, come militare, espresse nell'esercito italiano per un ventennio, rivisse poi sublimata nel più grande esercito della nostra Congregazione e mi pare che la sua figura possa a buon diritto essere di stimolo nell’osservanza della rilanciata fedeltà al Santo Padre».
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