Sito ufficiale della Piccola Opera della Divina Provvidenza

Ricordiamo Sac. OLIVOTTO Giovanni

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 30 Novembre 1980
Luogo del decesso: Udine
Luogo di sepoltura:

Sac. OLIVOTTO Giovanni, da Grado (Gorizia), morto a Udine nel 1980, a 71 anni di età, 46 di Professione e 41 di Sacerdozio.


Da "Atti e comunicazioni della Curia generalizia", Novembre - Dicembre 1980

Sac Giovanni Olivotto
da Grado (Trieste),  morto a Udine  il 30 novembre 1980, a 71 anni di età, 46 di professione e 42 di sacerdozio.

   Era  nato a Grado di  Trieste  il  2  giugno 1909.

Entrò in Congregazione già ventenne il 15 ottobre 1929 portando quindi una buona esperienza dì vita cristiana vìssuta e di attività nella Azione Cattolica.

Emessi i primi voti nel 1934, completava poi i suoi studi superiori a Tortona ed emetteva i Voti perpetui il giorno della Immacolata del 1938.

Il  17  dello  stesso  mese  era  ordinato  Sacerdote.

L'anno successivo era inviato a Villa Eremo di Varallo come direttore di quell'Istituto. Passava quindi a Fano accanto al compianto Don Canavese e successivamente a Roma, nel Piccolo Cottolengo di Moiiteverde ove si prodigò con rara generosità per i vecchietti accolti in quella nascente opera, piccola ma tanto significativa.

Fu poi anche alla Camilluccia di Roma in mezzo agli orfani quando era colà direttore l'attuale Vescovo di Tocantinopolis (Goias) Mons. Chizzini. Per alcuni anni fu di valido aiuto nella parrocchia di Spezzano Albanese (Cosenza).

Gli ultimi anni della sua vita religiosa li passò nel villaggio del Fanciullo di Palermo, che aveva ora provvisoriamente lasciato per esser meglio curato a Santa Maria la Longa di Udine, nel nostro moderno e attrezzato Piccolo Cottolengo.

Le relazioni dei superiori sempre lo qualificano «esatto, gioviale, coscienzioso, sempre pronto all'obbedienza ». Lo riconoscono anche amante della musica nel miglior significato del termine, in quanto il caro confratello era un provetto suonatore di strumenti a fiato e spesso fece parte dei nostri complessi bandistici, in modo particolare a Tortona, ove dirigeva la banda dei chierici che tanto piaceva al Padre Fondatore. Sempre per lui la musica era mezzo di apostolato.

Ma lo ricordiamo soprattutto per una speciale assiduita al confessionale e per una singolare prontezza nel servire i malati, anche i più ripugnanti proprio nel solco lasciatoci da Don Orione.

Il lungo ultimo calvario, lontano anche dalla sua comunità di Palermo avrà certo contribuito in modo rilevante a rendere più fulgida la sua già ricca corona di meriti.