Carissimi Confratelli,
subito dopo la riunione del Consiglio, mentre ero a Tortona per qualche visita e incontro con i confratelli, Don Vicenzo Marchetti mi ha consegnato la fotocopia di una lettera di Don Orione, inedita per i nostri archivi e conservata in originale da una famiglia tortonese.
Come si vedrà, è una lettera molto semplice, di ordinaria rilevanza, ma che mette in luce, una volta in più, un aspetto significativo dell’umanità di Don Orione. Nessuna sorpresa data la sua vita vissuta in odore di santità. Si tratta del suo atteggiamento di trasparenza al massimo livello, della chiarezza e onestà dei suoi atti e del suo comportamento: una squisita sensibilità e raffinatezza.
Ecco il testo della lettera:
12 marzo 1931
Distinta Signora,
Con mio rincrescimento ieri mi sono dimenticato di mandare i miei Chierici al funerale del compianto Marco Piccinini. Prego di non offendersi se, per dovere di elementare correttezza, rimando la offerta di L. 80, ricevute.
Con ogni rispetto.
Dev.mo
Don Orione.
Mi è stato spiegato il contesto. Molto probabilmente la signora aveva chiesto a Don Orione la partecipazione dei chierici per i canti durante il funerale e per questo ha voluto dare l’offerta di Lira 80.
Una ricerca in internet sul valore di questo montante all’epoca, mi ha informato: “Nel 1931 l’Italia stava vivendo un periodo di crisi economica, il che influenzava i prezzi e il costo della vita. In sintesi, 80 lire nel 1931 rappresentavano una somma di denaro con cui si potevano acquistare una discreta quantità di beni alimentari di base e coprire alcune spese quotidiane, anche se non permettevano grandi lussi.” Mi ha dato poi come esempio che si poteva acquisire circa 40kg di pane o 26kg di pasta. Di certo, un’offerta non indifferente per chi doveva provvedere il sostentamento delle persone che vivevano al Paterno, mentre affrontava proprio in quel periodo le riprese dei lavori della costruzione del Santuario, inaugurato nell’agosto successivo.
Carissimi, l’elementarità e la spontaneità di questa breve lettera di Don Orione rivela un atteggiamento profondamente umano e spirituale che va ben oltre le poche parole apparentemente formali del suo scritto.
Don Orione non nasconde la propria dimenticanza e riconosce con sincerità il proprio errore senza giustificazioni o atteggiamenti difensivi.
Nel testo leggo anche una sua fine sensibilità nel preoccuparsi che la dimenticanza possa aver offeso la destinataria, specialmente in un contesto delicato come quello di un funerale.
Infine, l’offerta economica, forse modesta, è restituita per un preciso “dovere di elementare correttezza”. Non si tratta di formalismo vuoto, bensì della testimonianza concreta di un comportamento morale vissuto in modo autentico nella pratica quotidiana, anche nelle questioni apparentemente secondarie.
Seguire un santo come Don Orione è una sfida molto esigente: i suoi ideali elevati, la radicalità del suo amore per Dio e per i poveri più poveri, il dono totale di sé, sembrano, a volte, quasi irraggiungibili; ci spingono verso l’alto, ci provocano, ci chiamano a superare i nostri limiti. Forse dobbiamo imparare che per raggiungere alti livelli dobbiamo fare attenzione alle piccole cose di ogni giorno, nelle piccole circostanze della vita quotidiana, nei gesti semplici e nascosti che costruiscono le nostre giornate. Forse è proprio questo il segreto autentico della santità: non necessariamente compiere grandi opere, ma iniziare dalle piccole cose vissute con amore, pazienza e fedeltà ogni giorno. È la fedeltà ordinaria o, come ha detto Don Orione, “l’elementare correttezza” a guidare la vita!
C’è un altro particolare della lettera che chiama la nostra attenzione. Don Orione la scrive il 12 marzo 1931, nove anni prima della sua morte, avvenuta proprio in quella stessa data, nel 1940.
Viviamo ogni giorno senza conoscere il significato che esso assumerà nella nostra storia.
Il riferimento alla data diventa, pertanto, un prezioso richiamo a vivere con consapevolezza il nostro oggi, sapendo che la grandezza della vita spirituale risiede nella capacità di abitare con amore e responsabilità ogni singolo istante della nostra esistenza. Egli, in quel 12 marzo 1931, ha vissuto semplicemente il suo dovere quotidiano, con umiltà e autenticità, nonché con squisita attenzione all’altro.
Nell’Esortazione Apostolica “Gaudete et Exsultate” (n. 17), sulla chiamata alla santità, Papa Francesco ricorda la scelta di vita del Cardinale Van Thuân: «vivo il momento presente, colmandolo di amore»; e il modo con il quale si concretizzava questo era: «afferro le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario».
Seguendo l’esempio di Don Orione, il Signore ci aiuti a trovare nella nostra quotidianità la strada per la vera santità.
p. Tarcisio Vieira
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