Ricorre oggi, 5 settembre, la memoria di Sant'Alberto abate, che morì in questo stesso giorno del 1073 per essere poi seppellito nell’eremo che ancora oggi porta il suo nome, Sant’Alberto di Butrio, e che nel 1900 fu scelto da Don Orione, in accordo con il vescovo di Tortona mons. Igino Bandi, per fondare la Casa centrale per gli Eremiti della Divina Provvidenza. Dopo alcune vicissitudini, fu infine il 4 giugno 1920 che Don Orione poté annunciare alla popolazione di Sant’Alberto di aver ottenuto in assegnazione la Parrocchia con la presenza dei suoi religiosi.
Di Sant’Alberto non conosciamo molto, ma si sa che da giovane si ritirò in una grotta (butrio), in luogo solitario e impervio, per stare solo con Dio in una vita di contemplazione. Fu scoperto da un cacciatore e ben presto si manifestarono le sue virtù, la santità e i miracoli. Fu seguito da altri discepoli che vivevano in “celle” solitarie e si radunavano per la liturgia nella primitiva "chiesa" di Santa Maria. Quando morì, la sua tomba divenne meta di devozione e di pellegrinaggio.
Domenica prossima, 7 settembre, l’Eremo ospiterà la Festa di Sant’Alberto, che prevede alle ore 10 una Santa Messa presieduta da don Ivan Concolato, parroco e direttore dell’Eremo, e alle 16 una seconda celebrazione presieduta da don Maurizio Macchi, vicario generale dell’Opera Don Orione. A questa messa seguirà una processione animata presso la grotta di Sant’Alberto e, al rientro al piazza della Chiesa, la Benedizione finale per tutti i presenti.
Nel video che segue approfondiamo la storia dell’Eremo di Sant’Alberto grazie a fra Ivan Sevà, eremita orionino: