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25 Luglio 2025

In viaggio, in missione, in Madagascar

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«Ciao a tutti. Sono in partenza per una nuova esperienza tra il popolo malgascio delle missioni orionine in Madagascar. Questa volta potrò rimanere lì un po' di più e Angela potrà raggiungermi lunedì 28 luglio. Con lei ci saranno due nostre amiche, Giulia e Luana, che vivranno per la prima volta una simile esperienza. Torneremo il 13 agosto».

Così il 20 giugno scorso Luca Muffato, laico orionino da sempre impegnato nel sostegno delle missioni orionine in Madagascar, annunciava a quanti lo conoscono la partenza per l’Isola rossa.

«Ai religiosi orionini che ci accoglieranno (don Modeste e don Thomas ad Antsofinondry, don Luciano ad Anatihazo) -  proseguiva nel suo messaggio - abbiamo chiesto solo di poterli seguire ed aiutare, come sarà possibile, nelle attività e negli eventi che ci saranno nel periodo di nostra permanenza: dalla partecipazione alla Santa Messa di fine anno per tutti gli allievi delle scuole del distretto di Namehana, alla grande Festa della Solidarietà della Maison de Charitè (Centro diurno per disabili), dall'ordinazione sacerdotale di Padre Jean Guy ad Antsirabe alla sua prima Messa a Tsinjomanitra (Faratsiho), fino alla presa in carico del distretto di Antsiraraka, presso Beroboka. Faremo il possibile poi per visitare i 16 villaggi della missione di Antsofinondry che dal 1996 aiutiamo con il Sostegno a Distanza.  “Porteremo” con noi tutti coloro che in questi anni, in qualsiasi modo e forma, hanno aiutato e sostenuto la missione, dagli amici dell'Orione Musical Group e del Coro Perfetta Letizia, ai benefattori che aderiscono al progetto del Sostegno a Distanza, fino a coloro che ci hanno dato modo di raccogliere fondi per la missione con varie iniziative di solidarietà».

È stato di parola Luca. Da quando è arrivato in Madagascar, racconta il suo viaggio giorno dopo giorno, attraverso foto, video e pagine di diario che restituiscono un mosaico vivido di incontri, emozioni e gioie. Un racconto autentico, che non nasconde le sfide, la povertà e una realtà lontana anni luce dalla nostra, ma che sa trasmettere la bellezza e la profondità di ogni esperienza vissuta.

Tra una foto e l’altra, tra un saluto e un ringraziamento, gli abbiamo domandato cosa abbia acceso per la prima volta quella scintilla che lo lega così profondamente alle missioni orionine in Madagascar.

«La mia passione per il Madagascar nasce grazie a Don Luigi Piotto che ho conosciuto nel 1986, quando arrivò all'Istituto Don Orione di Chirignago (VE) dove ero volontario. Nella primavera del ‘92 mi disse che sarebbe stato trasferito ad Antsofinondry, in Madagascar. Seppi in quel momento che l'Opera Don Orione aveva missioni anche in Madagascar; lui chiese a noi dell’Orione Musical Group di dargli una mano per farle conoscere e sostenerle. Don Luigi in tutto il periodo in cui è stato lì ha contato molto su di noi e ha fatto in modo che quella terra, quel popolo, quella missione diventasse per noi qualcosa di familiare e di molto vicino, fino a sentirla in qualche modo anche “nostra”, pur essendo così lontana».

Quante volte sei stato in Madagascar e cos’ha di diverso questo viaggio rispetto ai precedenti?

«Questo è il terzo viaggio in Madagascar, dopo quelli del novembre 2008 e luglio 2017. A renderlo diverso è l’assenza di Don Luigi, guida preziosa dei primi due viaggi: la sua presenza, i racconti diretti, l’energia sul campo restano insostituibili. Sebbene siano passati cinque anni dalla sua scomparsa, il legame con lui resta forte e dà significato profondo alla mia permanenza attuale. Questa volta però il mio soggiorno durerà due mesi, rispetto ai soli 15 giorni delle esperienze precedenti, ho così più tempo per conoscere meglio il territorio e le missioni orionine. Oltre ad Antsofinondry, sono previste visite ad Anatihazo e a diverse zone limitrofe, con l’obiettivo di raggiungere anche Faratsiho, Beroboka e Antsiraraka. Sono luoghi che da tempo si desideravo visitare e che ora, grazie alla pensione, possono finalmente raggiungere con calma».

Attraverso quali iniziative sostenete le missioni orionine in Madagascar?

«Con l'Orione Musical Group, nato nel 1990 per promuovere la figura di Don Orione attraverso il musical C’è posto per tutti, rappresentato ben 93 volte fino al 2016, negli anni abbiamo sostenuto attivamente la missione in Madagascar devolvendo parte dei proventi degli spettacoli. Poi il gruppo ha iniziato a cantare a matrimoni, battesimi, anniversari e ad organizzare mercatini solidali con prodotti di artigianato malgascio inviati da Don Luigi. Negli ultimi anni, grazie alla collaborazione con associazioni e realtà locali nella zona di Mirano (VE), organizziamo eventi gastronomici di raccolta fondi. Un esempio significativo è il pranzo organizzato nell’ottobre 2024 in occasione della festa del baccalà di Robegano, che ha visto la partecipazione di ben 467 persone. Poi nel 1996 è stato avviato il progetto del SAD (Sostegno a Distanza) per bambini in età scolastica, esteso nel 2013 ai bambini con disabilità del centro diurno Maison de Charitè ad Antsofinondry. All'inizio tutte le adozioni giravano attorno a noi; successivamente è stato fondamentale e prezioso il passaparola attivato anche dai religiosi, come Don Oreste Maiolini, che hanno aperto il giro al punto che le 270 adozioni che seguiamo, arrivano adesso da 10 regioni d'Italia».

Cosa vorresti dire alle persone che partecipano al SAD?”

«Che cosa posso dire? Quello che viene fatto per la gente del Madagascar è molto più di quanto si possa immaginare. Ogni incontro - con famiglie, bambini, insegnanti - restituisce un "grazie" profondo, che nasce dal cuore. In un contesto dove un operaio guadagna appena 60-70 euro al mese e un insegnante non arriva a 100, anche solo donare 20 euro ha un impatto enorme: permette di iscrivere un bambino a scuola, garantirgli un pasto caldo, materiali scolastici, tutto grazie al progetto SAD.

 Ma il valore dell’aiuto non si misura solo in adozioni: anche chi fa una donazione spontanea, un bonifico una tantum, contribuisce concretamente. Prima della partenza, qualcuno ha donato con un pensiero speciale: “Questi soldi non sono per la scuola, sono per prendere loro qualche capriccio”. E così, anche un giocattolo o un gelato può diventare un gesto commovente, che parla di vicinanza, empatia e generosità. Trasmettere quello che si fa di bello può fare in modo che anche altri forse possono provarci, possono aderire a un'iniziativa di questo genere, oppure trasmetterla ad altri che magari sono in cerca di qualcosa di certo, di sicuro, come la nostra iniziativa».

 Chi, tra le tante persone che hai avuto modo di incontrare e conoscere in questi giorni, ricordi in modo particolare?

«In sole quattro settimane, ho avuto l’opportunità di incontrare un numero straordinario di persone, da quelle impegnate nelle realtà scolastiche e comunitarie agli operatori della Maison de Charitè, scoprendo volti e storie che mi hanno profondamente colpito. Ogni incontro ha portato con sé emozioni sincere, gesti inaspettati, come una canzone dedicata da Yva, il prefetto del liceo, scritta e cantata in italiano dopo una semplice uscita tra amici. Un gesto che non dimenticherò mai.

Yva è solo uno dei tanti esempi di chi ha scelto, con profondo senso di missione, di vivere nei villaggi più remoti, mettendosi al servizio della propria gente, pur avendo le possibilità di intraprendere percorsi diversi. Altri incontri significativi sono stati con Stel, un giovane seminarista che ha preferito accompagnarmi nei canti anziché unirsi ai compagni, e con Elia ed il fratello Marco, che mi hanno guidato in una passeggiata nei luoghi in cui vivono, donando tempo e attenzione».

Quali sono finora i ricordi o le emozioni vissute in questo viaggio che porterai sempre con te?

 «Il mio viaggio è iniziato il 21 giugno, perché il 29 giugno volevo essere presente alla Festa della solidarietà della Maison de Charité, un evento che desideravo vivere di persona da tempo. Partecipare alle celebrazioni, condividere la gioia dei ragazzi nelle loro prime comunioni, e respirare la serenità di chi ha poco ma trasmette affetto autentico, è stato semplicemente toccante. Don Luigi, e ora Don Thomas, hanno raccontato molto di questa realtà, ma viverla in prima persona è tutt’altro; se non lo vivi fai fatica a capire, perché qui non hanno niente ma sono contenti con niente, sono sereni, sono affettuosi.

La visita alle famiglie nelle loro case ha rappresentato una delle esperienze più dure ma necessarie. Ho dovuto ingoiare le lacrime dagli occhi, anche se magari mi piangeva il cuore, perché vedere condizioni abitative estreme, come otto persone in sedici metri quadri, fa emergere un dolore profondo, mitigato solo dalla forza dignitosa degli occhi di chi, pur chiedendo aiuto, non perde la speranza.  Anche i bambini, solitamente diffidenti con i visitatori stranieri, si sono avvicinati spontaneamente, giocando, ballando, cantando: una semplicità disarmante che mi ha fatto sentire accolto, nonostante le barriere linguistiche».

C’è un messaggio che vorresti lasciare a chi ci sta leggendo?

«Un saluto finale vorrei farlo a tre gruppi di giovani. Il primo è quello dei seminaristi di Anatihazo e Antsofinondry, auguro di scegliere con coraggio la via del servizio: quella che porta ad essere testimoni autentici, fedeli nel tempo, accanto ai poveri e a Dio. Che possano camminare sulle orme di San Luigi Orione, pregando e lavorando insieme alla gente, come i primi missionari tanto ammirati per la loro dedizione.

Poi ai ragazzi del liceo, che frequentano una scuola eccellente, guidata da insegnanti straordinari. A loro auguro di cogliere l’opportunità educativa che hanno ricevuto non solo per costruire il proprio futuro, ma anche per fare qualcosa di grande per la loro comunità. Il carisma di Don Orione può essere una guida preziosa per diventare protagonisti di cambiamento.

Infine, ai giovani volontari italiani in arrivo, che vivranno un'esperienza intensa e trasformativa con Don Luciano. Che possano scoprire il valore profondo della vita in mezzo a una realtà autentica, lontana dalle immagini idealizzate dei social. Che questa esperienza li segni nel cuore, li arricchisca e li renda luce per altri. Come disse Don Orione, “I giovani sono il sole o la tempesta di domani”. Il mio augurio è che qui possano assorbire tutta la luce possibile, e tornare a irradiarla nel mondo».

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