Data del decesso: 20 Maggio 1989
Luogo del decesso: Ercolano (Napoli)
Luogo di sepoltura: Ercolano (Napoli)
Sac. BIANCHI Amerigo, da Luisago (Como), morto ad Ercolano (Napoli) nel 1989, a 87 anni di età, 38 di Professione e 34 di Sacerdozio.
Da Atti e comunicazioni della Curia Generale, maggio - agosto 1989:
Sac. Amerigo Bianchi, da Luisago (Como), passato al Signore il 20 maggio 1989 nel Piccolo Cottolengo don Orione di Ercolano (Napoli) a 88 anni di età, 38 di professione religiosa e 35 di sacerdozio. Riposa nel cimitero di Ercolano (NA)
Avrebbe compiuto gli 88 anni il 25 maggio, essendo nato in quel giorno del 1901. Una figura, la sua, e una storia, quella della sua vocazione, che meriterebbe — e si cercherà di attuare questo desiderio — una speciale sottolineatura per le vicende che si riferiscono al nostro padre fondatore don Orione, il quale per questa vocazione lavorò, pregò e sofferse nel più vivo amore paterno.
Don Amerigo era entrato, la prima volta, nell'Opera nel 1913 e da Villa Moffa la vigilia della Assunta 1914 aveva fatto «col permesso del confessore» la prima domanda scritta di essere accettato in congregazione. Dotato di fortissimo carattere e di vivacissima intelligenza — era stato due anni nell'Istituto san Giuseppe in Roma — compì il ginnasio e il liceo con maturità classica a Torino e il diploma magistrale.
Era nipote di mons. Bianchi, poi fra Girolamo camaldolese, uno dei segretari di san Pio X, che ne sosteneva la vocazione, insieme a don Orione, che lo chiamava «il mio caro segretario», e a don Sterpi che lo predilesse e, molti anni dopo, nell'autunno 1936 ricevette la sua domanda di poter rientrare nell'Opera, dopo un ventennio trascorso nella vita civile, quale impiegato, per essere di sostegno ai suoi genitori. Nel frattempo, il suo sincero idealismo lo aveva portato sui campi di battaglia in Abissinia, in Spagna e in Grecia, comandato dai suoi superiori per compiti difficili e di altissima fiducia.
«Se mi dirà vieni — scriveva a don Sterpi — verrò, deciso a servire fedelmente e lealmente la santa Chiesa e il Papa nello spirito e nell'obbedienza a don Orione e ai miei superiori, nella ferma speranza che Iddio, mi darà la grazia di tener fede ad un impegno così grande...» Dall'Argentina don Orione plaudiva a questa decisione, perché aveva sempre portato in cuore questo suo affezionatissimo figlio, al quale è anche legata la visita che ambedue fecero nel 1915 a don Guanella morente.
«Ho sempre sperato il tuo ritorno — scriveva il beato —. La casa della Divina Provvidenza è sempre la tua casa e in essa troverai quella pace che è dono di Dio. Ho sempre atteso il tuo ritorno. Ti conduce il Signore». Don Orione aveva inseguito con lettere, semplici saluti e ricordi questo suo figlio, «la lontananza dei cuori — lo assicurava — non divise quei cuori che sono una cosa sola in Cristo Gesù e nel Papa».
Entrato il 27 ottobre 1948 a Milano, don Bianchi fece la vestizione il 12 marzo 1950, iniziando pure il noviziato (1950-51), coronato dalla prima professione a Villa Moffa il 25 marzo 1951. Professò a Roma in perpetuo il 25 marzo 1954, alla vigilia ormai della ordinazione sacerdotale, ricevuta in Tortona da mons. Angeleri il 29 giugno 1954.
La lontana e forte preparazione al lavoro organizzativo e d'archivio di Bianchi indusse i superiori a trattenerlo in Curia generalizia come archivista (1954-57), per destinarlo poi addetto alla Postulazione in aiuto a don Orlandi, nel periodo più intenso di tutti gli impegni richiesti dalle cause dei nostri servi di Dio. Vi rimase dieci anni (1958-1968) in una collaborazione generosissima di fatiche e ricca di frutti, tuttora palesi nel vasto materiale custodito dall'attuale archivio generale. Va fatta parola soprattutto del lavoro svolto da don Bianchi — dietro incarico del postulatore e dei superiori maggiori — per raccogliere documenti e studi relativi a don Gaspare Goggi con ricerche ad Alessandria, Tortona, Roma e i viaggi in Spagna per i servi di Dio padre Gii e fr. Arrué Peirò martiri della fede nel 1936. tenace e acuto ricercatore e fecondo compilatore di monografie e raccolte, d.Bianchi ha lasciato tracce indelebili nelle pubblicazioni della Postulazione, che nel 1963 gli affidò anche la missione per la raccolta in Sudamerica delle testimonianze relative al nostro Fondatore presso autorità, clero, confratelli, amici.
La salute lo indusse poi a ritirarsi, e fu a Foggia, Noto, Napoli, Ischia, Ercolano, continuando a collezionare quanto poteva essere utile alle ulteriori indagini in atto per la stesura di memorie più vaste e sicure riguardanti la vita del Fondatore e la storia in genere della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Amò fortissimamente la congregazione e don Orione, don Sterpi, i superiori in genere, onorandoli con adesione perfetta del cuore e bontà della vita. «Il mio desiderio — scriveva nel 1946 — è quello di tornare da servo dove fui come figlio e dove avrei dovuto rimanere...». Parole di nostalgia per gli anni giovanili vissuti accanto al Fondatore, che non ebbe più la consolazione di rivedere: ma del quale — possiamo ora soltanto accennarlo — egli rappresentava una predizione vivente, fattagli da don Orione davanti alla dolce immagine della Madonna della Guardia al monte Figogna (Genova) al cui altare, subito dopo la ordinazione sacerdotale, aveva avuto la consolazione di celebrare una delle prime Messe, come don Orione gli aveva predetto.
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