Data del decesso: 7 Maggio 1984
Luogo del decesso: Genova
Luogo di sepoltura:
Fr. TAMELLINI Fermo, da Illasi (Verona), morto a Genova nel 1984, a 75 anni di età e 42 di Professione.
Da "Atti e comunicazioni della Curia Generale", Maggio - Luglio 1984
Coadiutore FERMO RUSTICO TAMELLINI
da Illasi (Verona), morto a Genova Camaldoli il 7 maggio 1984, a 72 anni di età e 42 di professione.
Nato a Illasi (Verona) il 23-11-1908, entrò nell'Opera Don Orione il 25 agosto 1938, a trent'anni, e trascorse quasi tutta la sua vita in generoso lavoro di infermiere e di «vero sgobbone» al "Villaggio della Carità" ai Camaldoli, con una parentesi a Sanremo al Convitto San Romolo (1958 - '60) e a Genova - Bogliasco, quale assistente dei fanciulli (1960).
Aveva fatto il suo noviziato a Villa Moffa, professandovi la prima volta nella festa dell'Immacolata 1941, ed emise i voti perpetui l'11 ottobre 1948 a Villa Solari (Genova): era stato anche ammesso al «giuramento di fedeltà al Papa» nel 1966.
Camaldoli, dunque, fu la casa di questo caro Confratello, che ha saputo spendere tutto se stesso, con pregi e limiti, sensibile, diligente, uomo di coscienza, vocazione decisa e di retta intenzione. Era stato prosciolto dall'obbligo dell'istruzione elementare inferiore dopo un corso elementare per adulti, indetto dall'Opera contro l'analfabetismo e attuata dalla delegata Società umanitaria di Pieve di Colognola ai Colli (Verona), dove sentì ed espresse vivo desiderio di lasciare il mondo e darsi a Dio nelle attività di bene. «Ho letto che lei cerca operai anche di bassa lega, perché le mansioni sono molte», scriveva a Don Orione il suo parroco Don Aldegheri nella primavera 1938: «ne avrei uno anch'io da presentarle, che non è specializzato se non nella buona volontà. E' un semplice contadino di 30 anni, robusto e buono e molto desideroso di ritirarsi dal mondo ».
Ripensando alle fatiche e alle doti di sensibilità cristiana, di attento, scrupoloso, lieto e gioviale impegno di questo Confratello, si comprende come la decisione di "Rustico" un nome che gli stava caro, perché era suo anche se interpretava certi suoi atteggiamenti spontanei e caratteristici fosse totale e attuata pienamente nell'affezione alla Congregazione e ai cari Padri Don Orione e Don Sterpi.