Data del decesso: 22 Gennaio 1953
Luogo del decesso: Bra (Cuneo)
Luogo di sepoltura:
Ch. BETTIOL Angelo, da Quinto (Treviso), morto a Bra (Cuneo) nel 1953, a 18 anni di età e 4 mesi di Professione.
Da "Atti eComunicazioni della Curia Generale", Aprile - Giugno 1953:
ANGELO BETTIOL
da Quinto (Treviso), morto a Bra (Cuneo) il 22 gennaio 1953, a 18 anni di età e 4 mesi di Professione.
Passava al Signore improvvisamente, durante la notte, pare in seguito a emorragia interna - mentre ancora, la sera, precedente era apparso in ottimo stato di salute e nella consueta giovialità di carattere. Non potè non venir spontaneo alla mente di ognuno l'evangelico « qua hora non putatis », ma la viva impressione naturalmente determinatasi nei Confratelli rimase subito e rimane tuttora confortata dal pensiero che, certamente pronto al gran passo, il caro chierico, senza lunghe sofferenze o agonia, ma quasi come, possiamo dire, una graditissima sorpresa, ha ricevuto molto prima del previsto quel premio ineffabile cui era diretta con ardore tutta la sua vita. Entusiasmo, sana allegria, generosità nel sacrificio sono infatti le note che i compagni concordemente testimoniano esser state caratteristiche del suo spirito.
Era nato a Quinto di Treviso il 23 maggio 1935. L'esempio del fratello Don Luigi, nostro Sacerdote in quegli anni Missionario in Albania, aveva alimentato in lui lo stesso ideale religioso ed apostolico, determinandolo nell'estate del '46 ad entrare come probando nel nostro Istituto romano della Camilluccia. Fatti i suoi studi ginnasiali a Velletri nel 1946-47 e quindi a Patrica di Frosinone dal 1947 al 1951, dove pure compiva la vestizione, realizzando - dicono i compagni - un vivissimo desiderio di lunga data, doveva, per il Noviziato, trasferirsi a Villa Moffa essendo urgenti i restauri alla Casa di Monte Mario.
Il 12 settembre 1952 faceva la sua professione religiosa e iniziava i suoi studi filosofici. L'apparenza robusta e la serenità costante dello spirito non lasciavano assolutamente prevedere l'imminente dipartita. Ora un nuovo panorama nascosto di sacrificio e sofferenza dissimulata - anche ripensando ad alcuni dettagli allora inosservati - nasce spontaneo nella mente di quanti l'abbiamo conosciuto e la sua figura cui la morte, affinando i tratti, diede un particolare aspetto di serena compostezza, ci rimane modello di virtù e ci impersonifica il monito del Maestro « estote parati ».