Un gran numero di fedeli e di pellegrini hanno partecipato ieri a Tortona alle celebrazioni per la festa della Madonna della Guardia. Come da programma alle ore 8.30 il direttore generale Padre Tarcisio Vieira ha presieduto la santa Messa dei giubilei sacerdotali e religiosi, mentre nel pomeriggio il vescovo diocesano mons. Guido Marini ha presieduto la Messa a cui è seguita la solenne processione con la Statua della Madonna fino in Duomo con la recita del Credo come voleva Don Orione e, al rientro in Santuario, ha impartito la Benedizione Eucaristica.
Il Pontificale delle ore 10.30 è stato presieduto dal cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat (Marocco), e concelebrato da mons. Giovanni D'Ercole, che quest'anno ricorda i 50 anni di sacerdozio, mons. Guido Marini, P. Tarcisio Vieira e dal suo Consiglio e da numerosi altri sacerdoti orionini provenienti dall'Italia e dall'estero.
«Per un figlio di Don Bosco qual io sono – ha affermato il card. López Romero rivolgendosi ai presenti -, è un onore e un piacere essere qui, nella casa di Don Orione, nel centro della spiritualità che anima e dà impulso a tutta l’azione pastorale, educativa e sociale della famiglia orionina, oggi spiritualmente qui riunita per questa celebrazione tanto cara a voi tutti. Grazie, dunque, per l’invito che mi avete fatto». I suoi ringraziamenti sono andati poi al vescovo di Tortona, a Mons. D'Ercole per l'aiuto e la dedizione alla Chiesa di Rabat negli ultimi 4 anni, aggiungendo: «sono qui per dire grazie ai figli di Don Orione che hanno voluto “piantare una tenda” del carisma orionino nel Marocco. Grazie a te, fratello Tarcisio, per la coraggiosa decisione, che insieme al tuo consiglio generale avete preso, di cominciare questa nuova presenza nel nome di san Luigi Orione. Grazie al rettore del santuario, ai sacerdoti e a quanti qui mi avete accolto con spirito di fraternità»
L'arcivescovo di Rabat ha quindi iniziato la sua omelia, che proponinamo di seguito, invitando i presenti a riflettere sul significato di questo particolare giorno di festa.
Festa di Maria
Celebriamo dunque la festa di Nostra Signora Regina della Guardia. Cosa significa e come si fa la “guardia”? Non soltanto si guarda cogli occhi. Guardare, io lo definirei così, è vegliare con l’attenzione di una mamma nei confronti del suo bebè, del suo bambino. La guardia di cui qui parliamo, è l’attività materna di Maria, piena di attenzione e di preoccupazione, di vigilanza e di tenerezza, di cura e di amore. La liturgia di oggi ci insegna che, quando pensiamo e parliamo della “guardia”, applicata a Maria, in essa si nascondono altre importanti e concrete funzioni: l’intercessione, il perdono, la protezione, la grazia, la riconciliazione, la pace.
Ma tutto questo è una caratteristica dell’amore di Dio verso da noi tutti. È per questo: se osiamo contemplare Dio come Padre e chiamarlo Abba, papà, non è meno pertinente dire che Dio è anche madre, anzi più familiarmente mamma.
Oggi celebriamo che Maria ha saputo incarnare nella sua vita questa forma di amore che è quella di Dio. Maria ha messo in pratica l’amore di Dio nella sua funzione di Madre di Gesù, di Madre di Dio; Ella è la Mater Dei, come voi la venerate in quest’anno mariano speciale della vostra congregazione. Ed Ella continua nella Chiesa e nel mondo la sua missione materna, dal momento che, dalla croce, Gesù ci ha dato Maria come madre, e ci ha affidati tutti, come figli, alla sua stessa Madre.
Abbiamo visto un esempio nel Vangelo appena proclamato. Sapendo che Elisabetta, sua cugina, era incinta, si alzò e andò in fretta. Entrata in casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Dopo aver ascoltare quello che l’anziana cugina le ha detto ispirata dallo Spirito, Maria intona il Magnificat e riconosce le meraviglie che Dio ha compiuto in Lei.
Nel Magnificat Maria dice che tutte le generazioni la chiameranno “beata”. Vedete come questo si è fatto realtà? Noi, dopo cento e cento generazioni, dopo più di 2000 anni, siamo qui oggi continuando a chiamarla non beata, ma beatissima. Durante tutta la novena avete meditato le beatitudini e le avete messe in relazione a Maria. Sì, Maria è veramente beata perché ha creduto, ha avuto fede, ha detto di sì alla proposta di Dio, ha collaborato come serva alla missione del suo Figlio.
Festa di Cristo
Ma se quella di oggi è una festa di Maria, non lo è meno di Gesù. Quando veneriamo i santi e la santissima Vergine Maria (dico veneriamo, perché noi adoriamo soltanto Dio), non diminuiamo niente di quello che è dovuto a Cristo, il Signore.
Ogni festa di Maria è anche festa di Gesù e della Trinità, perché Maria è l’opera “magna”, la grande meraviglia della Trinità. Maria non dice che Lei ha fatto grandi cose! Dice: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”
Maria è il quadro; Cristo è l’artista pittore; Maria è l’edificio, Cristo è l’architetto. Maria è il trono della sapienza, Cristo è la sapienza di Dio. Maria è la tenda di cui parlava la prima lettura, ma è Dio che si installa in questa tenda. Maria è la guardia, ma Cristo è il padrone delle guardie. Maria è madre della misericordia, ma Cristo è la misericordia di Dio che si è incarnata in Maria, Cristo è il volto della misericordia di Dio.
Noi affermiamo che Cristo è l’unico e solo mediatore, ed è da questa mediazione di Cristo che Maria tira la sua efficacia per ottenerci tutte le grazie.
Festa di noi tutti
Se è festa di Maria e di Cristo, è anche la festa di tutti noi, perché è la festa della nostra mamma e di nostro fratello, il primogenito Gesù.
Cosa facciamo noi in questa festa come Popolo di Dio, quale è il nostro ruolo? Lasciamoci guidare dai testi liturgici.
- Il popolo fedele ricorre a Maria con fiducia nei rischi e nelle ansie della vita
- La invoca incessantemente
- La imita. In che cosa dobbiamo imitare Maria? In tante cose, ma oggi e qui voglio mettere in risalto che dobbiamo imitarla nella sua attitudine e nel suo atteggiamento di “guardia”; non si tratta di guardare cogli occhi, ma guardare col cuore, cioè, guardare gli altri con misericordia (illos tuos misericordes oculos), guardare con benevolenza e vigilare con amorevolezza. Imitare Maria facendo della “guardia” dell’altro il nostro stile di vita. Che il nostro sguardo sia sempre pieno di amore e di tenerezza, come ho visto ieri che si fa nel Piccolo Cottolengo con le persone che si accolgono.
Così, celebrare la festa della Madonna della Guardia diventa un impegno per noi, impegno gioioso e fruttuoso. Invocare e imitare Maria; collaborare con Cristo diventando discepoli-missionari; discepoli del Maestro e missionari del suo Regno.
Festa della famiglia orionina
Ma se questa è la festa di tutti, è la famiglia orionina che la deve celebrare particolarmente. Voi, sacerdoti, fratelli, suore, consacrate secolari, laici legati a Don Orione: oggi ciascuno celebra con gratitudine la sua vocazione, rinnova il suo impegno, i voti, le promesse e parte da Tortona coi polmoni pieni di Spirito Santo, con l’ossigeno spirituale necessario per continuare il cammino. Orionini, siate fieri del vostro carisma, conducete la vita in pieno accordo con la vocazione ricevuta. Lo Spirito, attraverso Don Orione, vi ha lasciato una spiritualità e una missione straordinariamente bella. Siete chiamati a incarnare l’Amore di Dio e a portarlo ai più poveri. La carità di Cristo vi spinge. Il regno di Dio, che è il regno dell’Amore, aspetta l’impegno di ciascuno e di ciascuna di voi.
Ma fate attenzione: non sono le attività che contano, ma lo spirito col quale sono compiute. Cristo non ci ha salvato solo con il fatto fisico di morire sulla croce, ma per e con l’amore con cui morendo ha dato la vita per noi. Dico a voi quello che san Giovanni Paolo II ha detto ai cristiani del Marocco nell’omelia della messa a Casablanca, nel già lontano 1985: “L’opera realizzata continuerà, o forse non continuerà. Ma quel che resta sempre è quella testimonianza di amore che avrete potuto dare in nome di Cristo. Lo Spirito di Dio risiede nel cuore di quanti esercitano la carità negli atti concreti di ogni giorno; quell’amore che vi anima a lavorare in tutte le opere umane”
Sì, le attività possono essere molte o poche, le attuali o altre differenti seconda le circostanze e le esigenze dei tempi e delle persone: l’età, la salute, il temperamento personale, la situazione sociale, gli incarichi ricevuti, la formazione, etc. Ma quello che importa è l’amore col quale facciamo il poco o il molto che ci è domandato di compiere ogni giorno.
Il vescovo tedesco Monsignore Hemmerle diceva: “Quelli che lavorano per il Regno, fanno molto; quelli chi pregano per il Regno, fanno di più; quelli che soffrono e qui offrono la sua vita per il Regno, fanno tutto”. Dare la vita cantando l’Amore, come direbbe il vostro fondatore.
Lavoriamo, preghiamo, offriamo la nostra vita per il Regno, cari fratelli e sorelle, perché la nostra missione non è fare questo o altro, ma “instaurare omnia in Christo”, rinnovare tutte le cose in Cristo, come amava ripetere don Orione e costruire con Gesù Cristo il Regno di Dio, lasciandoci guidare da Maria. Concludo con quest’invito sempre del vostro caro fondatore: Ave Maria e avanti, ave Maria sempre, Ave Maria fino al santo Paradiso!
Galleria fotografica