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9 Marzo 2024

L'anno orribile delle migrazioni, nel 2023 oltre 8mila morti nel mondo

L'accoglienza dei profughi e dei migranti è da sempre una delle attività al centro dell'impegno della Congregazione in tutto il mondo

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L’accoglienza dei profughi e dei migranti è da sempre una delle attività al centro dell’impegno della Congregazione in tutto il mondo. Solamente negli ultimi anni tante sono state le iniziative per aiutare e sostenere, ad esempio, i profughi venezuelani che arrivano in Brasile, quelli provenienti da Siria e Afghanistan che arrivavano in Giordania, oppure quelli Ucraini che fuggivano in Italia o in Polonia. D’altronde, il tema dell’accoglienza è al centro anche del Pontificato di Papa Francesco, che spesso ha richiamato l’attenzione del mondo sull’importanza di avere “il massimo rispetto della dignità di ogni migrante” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 11 maggio 2023).

Sappiamo, però, che è ancora lungo il lavoro da fare. Il 2023, infatti, è stato l’anno orribile delle migrazioni: almeno 8.565 persone sono morte lungo le rotte migratorie in tutto il mondo. Si tratta del maggior numero mai registrato dal progetto Missing migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), avviato 10 anni fa. La rotta del Mediterraneo si rivela la più letale, con 3.129 morti. Il bilancio risulta in aumento del 20% rispetto al 2022. Ricordando tutte le vite perse, la vicedirettrice generale dell’Oim, Ugochi Daniels, ha voluto sottolineare la «terribile tragedia che continua a influenzare le famiglie e le comunità». Più della metà delle morti è stata causata da annegamenti. A livello regionale, sono stati registrati numeri senza precedenti di migranti morti in Africa, nel deserto del Sahara e sulla rotta marittima verso le Isole Canarie, e in Asia, dove a perdere la vita sono stati soprattutto afghani e rohingya. Rispetto ai dati generali, fanno purtroppo notare i responsabili del progetto Missing Migrants, si stima che i numeri reali siano molto più alti a causa delle difficoltà nella raccolta delle informazioni, specialmente in luoghi remoti come la fitta foresta del Darién, al confine tra Colombia e Panamá, e lungo le rotte marittime, teatro di “naufragi invisibili”. Rimane però una drammatica certezza: il triste elenco dei morti in mare si aggiorna inesorabilmente di ora in ora.