La Delegazione di “Nostra Signora del Rosario" ha accolto con gioia otto nuovi Aspiranti che hanno iniziato la tappa del postulato nella Solennità di Nostra Signora della Divina Provvidenza. I nuovi postulanti - quattro del Kenya, due dell’Uganda, uno della Tanzania e uno del Burundi - stanno completando il terzo anno di filosofia mentre cominciano il cammino di preparazione al Noviziato.
A presiedere la celebrazione è stato p. Anthony Njenga, Superiore della Delegazione, che ha offerto una riflessione sul Vangelo delle Nozze di Cana, proponendolo come luce guida sia per la festa sia per l’inizio del loro cammino formativo.
P. Njenga ha messo in luce come l’episodio di Cana riveli il modo discreto e attento con cui opera la Divina Provvidenza, sempre mediata dall’intercessione di Maria. Ha presentato il postulato e l’intero cammino formativo come una vera e propria “scuola di Provvidenza”, dove i giovani imparano a riconoscere i bisogni dell’uomo, ad affidarsi ai tempi di Dio e a collaborare con la sua volontà.
Ha sottolineato che Maria è il modello di ogni vocazione orionina: guida e custode della Congregazione, così come fu guida per i servi a Cana. Ai postulanti ha ricordato che, in molte regioni dell’Africa Orientale — da cui provengono gli otto giovani — la gente “manca ancora del vino” della speranza, della pace e della dignità. La missione orionina, dunque, è portare il “vino nuovo” della carità e della gioia ai più poveri.
Rifacendosi alle parole di Maria, “Fate quello che vi dirà”, il Delegato ha ribadito che l’obbedienza è il cuore della vita religiosa: non una scelta parziale, ma una disponibilità piena e generosa alla volontà di Dio.
Infine, ha posto l’accento sull’importanza della maturità umana ed emotiva come fondamento di ogni percorso formativo. I postulanti sono stati incoraggiati a crescere nella conoscenza di sé, nell’equilibrio affettivo, nella costruzione di relazioni sane, nella sinodalità e nella fraternità.
Provenendo da quattro Paesi, il gruppo riflette lo spirito missionario e universale di Don Orione. La loro diversità, ha affermato p. Njenga, è un dono che arricchirà la vita comunitaria e li preparerà a un servizio senza confini.
Concludendo, ha ricordato loro che furono i servi di Cana a vedere per primi il miracolo: «Se rimarrete umili e disponibili, anche nelle vostre vite Dio manifesterà il suo vino migliore».


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