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7 Marzo 2024

Il Messaggio di papa Francesco per la prima Giornata Mondiale dei Bambini

La celebrazione il 25 e 26 maggio prossimi. Il titolo è “Ecco io faccio nuove tutte le cose”

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Il 25 e 26 maggio prossimi verrà celebrata la prima Giornata Mondiale dei Bambini, che avrà come titolo “Ecco io faccio nuove tutte le cose”. La Giornata è stata voluta da Papa Francesco che in questi giorni ha pubblicato il messaggio dedicato proprio ai più piccoli:

Care bambine e cari bambini! Si avvicina la vostra prima Giornata Mondiale: sarà a Roma il 25 e 26 maggio prossimo. Per questo ho pensato di mandarvi un messaggio, sono felice che possiate riceverlo e ringrazio tutti coloro che si adopereranno per farvelo avere. Lo rivolgo prima di tutto a ciascuno personalmente, a te, cara bambina, a te, caro bambino, perché «sei prezioso» agli occhi di Dio ( Is 43,4), come ci insegna la Bibbia e come Gesù tante volte ha dimostrato. Allo stesso tempo questo messaggio lo invio a tutti, perché tutti siete importanti, e perché insieme, vicini e lontani, manifestate il desiderio di ognuno di noi di crescere e rinnovarsi. Ci ricordate che siamo tutti figli e fratelli, e che nessuno può esistere senza qualcuno che lo metta al mondo, né crescere senza avere altri a cui donare amore e da cui ricevere amore (cfr Lettera enciclica Fratelli tutti, 95). Così tutti voi, bambine e bambini, gioia dei vostri genitori e delle vostre famiglie, siete anche gioia dell’umanità e della Chiesa, in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena, che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra. Per questo vi raccomando di ascoltare sempre con attenzione i racconti dei grandi: delle vostre mamme, dei papà, dei nonni e dei bisnonni! E nello stesso tempo di non dimenticare chi di voi, ancora così piccolo, già si trova a lottare contro malattie e difficoltà, all’ospedale o a casa, chi è vittima della guerra e della violenza, chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi. Insomma, tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia. Ascoltateli, anzi ascoltiamoli, perché nella loro sofferenza ci parlano della realtà, con gli occhi purificati dalle lacrime e con quel desiderio tenace di bene che nasce nel cuore di chi ha veramente visto quanto è brutto il male.

Miei piccoli amici, per rinnovare noi stessi e il mondo, non basta che stiamo insieme tra noi: è necessario stare uniti a Gesù. Da lui riceviamo tanto coraggio: lui è sempre vicino, il suo Spirito ci precede e ci accompagna sulle vie del mondo. Gesù ci dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» ( Ap 21,5); sono le parole che ho scelto come tema per la vostra prima Giornata Mondiale. Queste parole ci invitano a diventare agili come bambini nel cogliere le novità suscitate dallo Spirito in noi e intorno a noi. Con Gesù possiamo sognare un’umanità nuova e impegnarci per una società più fraterna e attenta alla nostra casa comune, cominciando dalle cose semplici, come salutare gli altri, chiedere permesso, chiedere scusa, dire grazie. Il mondo si trasforma prima di tutto attraverso le cose piccole, senza vergognarsi di fare solo piccoli passi. Anzi, la nostra piccolezza ci ricorda che siamo fragili e che abbiamo bisogno gli uni degli altri, come membra di un unico corpo (cfr Rm 12,5; 1 Cor 12,26). E c’è di più. Infatti, care bambine e cari bambini, da soli non si può neppure essere felici, perché la gioia cresce nella misura in cui la si condivide: nasce con la gratitudine per i doni che abbiamo ricevuto e che a nostra volta partecipiamo agli altri. Quando quello che abbiamo ricevuto lo teniamo solo per noi, o addirittura facciamo i capricci per avere questo o quel regalo, in realtà ci dimentichiamo che il dono più grande siamo noi stessi, gli uni per gli altri: siamo noi il “regalo di Dio”. Gli altri doni servono, sì, ma solo per stare insieme. Se non li usiamo per questo saremo sempre insoddisfatti e non ci basteranno mai. Invece se si sta insieme tutto è diverso! Pensate ai vostri amici: com’è bello stare con loro, a casa, a scuola, in parrocchia, all’oratorio, dappertutto; giocare, cantare, scoprire cose nuove, divertirsi, tutti insieme, senza lasciare indietro nessuno. L’amicizia è bellissima e cresce solo così, nella condivisione e nel perdono, con pazienza, coraggio, creatività e fantasia, senza paura e senza pregiudizi. E adesso voglio confidarvi un segreto importante: per essere davvero felici bisogna pregare, pregare tanto, tutti i giorni, perché la preghiera ci collega direttamente a Dio, ci riempie il cuore di luce e di calore e ci aiuta a fare tutto con fiducia e serenità. Anche Gesù pregava sempre il Padre. E sapete come lo chiamava? Nella sua lingua lo chiamava semplicemente Abbà, che significa Papà (cfr Mc 14,36). Facciamolo anche noi! Lo sentiremo sempre vicino. Ce lo ha promesso Gesù stesso, quando ci ha detto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» ( Mt 18,20).

Care bambine e cari bambini, sapete che a maggio ci troveremo in tantissimi a Roma, proprio con voi, che verrete da tutto il mondo! E allora, per prepararci bene, vi raccomando di pregare usando le stesse parole che Gesù ci ha insegnato: il Padre nostro. Recitatelo ogni mattina e ogni sera, e poi anche in famiglia, con i vostri genitori, fratelli, sorelle e nonni. Ma non come una formula, no! Pensando alle parole che Gesù ci ha insegnato. Gesù ci chiama e ci vuole protagonisti con Lui di questa Giornata Mondiale, costruttori di un mondo nuovo, più umano, giusto e pacifico.

Lui, che si è offerto sulla Croce per raccoglierci tutti nell’amore, Lui che ha vinto la morte e ci ha riconciliati col Padre, vuole continuare la sua opera nella Chiesa, attraverso di noi. Pensateci, in particolare quelli tra voi che vi preparate a ricevere la Prima Comunione.

Carissimi, Dio, che ci ama da sempre (cfr Ger 1,5), ha per noi lo sguardo del più amorevole dei papà e della più tenera delle mamme. Lui non si dimentica mai di noi (cfr Is 49,15) e ogni giorno ci accompagna e ci rinnova con il suo Spirito.

Insieme a Maria Santissima e a San Giuseppe preghiamo con queste parole:

 Vieni, Santo Spirito, mostraci la tua bellezza riflessa nei volti delle bambine e dei bambini della terra. Vieni Gesù, che fai nuove tutte le cose, che sei la via che ci conduce al Padre, vieni e resta con noi. Amen.

Francesco

 

Il Card. Parolin: la detenzione in carcere non sia punitiva ma “redentiva"

Come nella parabola del figlio prodigo il padre, pur «desideroso di accogliere il figlio minore che ritorna» in nessun modo «giustificherà quello che ha fatto o ne sminuirà la gravità», così la giustizia nel riconoscere le attenuanti non deve essere «confusa con un semplice buonismo, sia perché non cancella le esigenze connesse a una riparazione dell’offesa, ma anche perché non sminuisce né ridimensiona la gravità del male commesso». Lo ha sottolineato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, durante la celebrazione eucaristica presieduta nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico in occasione dell’inaugurazione del 95° anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Nel richiamare il passo evangelico di Luca proposto dalla liturgia, il porporato ha invitato a riflettere sulla categoria della giustizia, «alle cui esigenze siamo chiamati a rispondere, pur nella diversità degli stati di vita e della missione di ciascuno». Esiste innanzitutto, ha fatto presente, «una giustizia di ordine temporale, declinata attraverso leggi e norme, che chiede di essere rispettata e applicata mediante la funzione giurisdizionale», necessaria per «mantenere un ordine di base delle relazioni umane e mettere un freno alla violenza, al sopruso». Ad essa, ha osservato Parolin, si aggiunge un ulteriore aspetto della nozione, di cui «il popolo di Israele ha fatto esperienza nel corso della sua storia veterotestamentaria», e che «è bene esplicitato dalla varietà di significati che si possono collegare al termine ebraico hesed, nel quale convergono non solo la giustizia, ma anche - al tempo stesso - la bontà, la fedeltà, la grazia, l’amore e la misericordia».  Proprio in esso, ha rilanciato, sono racchiusi «il centro, il cuore della rivelazione neotestamentaria compiuta attraverso il Signore Gesù Cristo», tesa a mostrare agli uomini l’amore del Padre affinché essi «possano davvero e finalmente vivere come figli suoi e fratelli tra loro».

Proprio da qui, ha ribadito il segretario di Stato, si contempla più nitidamente la parabola del figlio prodigo, anche «definita come la parabola “del Padre misericordioso”», in quanto «mostra molto bene il cuore di Dio, il suo essere longanime, paziente, consegnandoci un’esemplificazione concreta della sua giustizia»; che è sì «offerta continua e incondizionata di perdono all’uomo peccatore», ma implica anche «il netto riconoscimento e la conseguente condanna del male compiuto».

Un secondo aspetto della misericordia divina, ha proseguito il porporato, è che essa si differenzia «da una semplicistica e generalizzata amnistia» perché essa, sebbene «concessa incondizionatamente e in modo incessante», per divenire efficace ha bisogno del pentimento per il male commesso. Tale movimento di «adesione libera e consapevole», ha puntualizzato Parolin, porta il peccatore a scoprire «che non solo il Padre l’attende ma che, dopo averlo abbracciato, ordina di dare una festa in suo onore» conferendogli «una dignità ancora superiore a quella di prima». I riflessi di questa giustizia, ha rimarcato, potrebbero allora esplicarsi anche a livello temporale, nel diritto carcerario, «limitando ai casi estremamente necessari la pena detentiva e rendendola, al tempo stesso, il più possibile “redentiva”, come effettiva occasione di rieducazione e di riscatto per l’uomo che sbaglia». A questo, ha concluso il cardinale, serve la Quaresima «tempo favorevole per la nostra salvezza».

Di sfide affrontate e vinte e di altre ancora da combattere ha poi parlato il promotore di Giustizia Alessandro Diddi nel saluto rivolto al Pontefice all’inizio della successiva udienza nell’Aula della Benedizione, sottolineando come l’anno appena trascorso sia «stato caratterizzato dallo svolgimento di processi importanti sia nel settore civile che in quello penale, seguiti con grande attenzione dagli organi di stampa anche stranieri». Grazie infatti «allo sforzo e all’impegno dei giudici del Tribunale e delle Corti, oltre che del personale amministrativo, essi si sono potuti concludere in tempi davvero contenuti e senza che mai, in omaggio all’efficienza, vi sia mai stato alcun cedimento per le garanzie del giusto processo».

Dopo aver inoltre ringraziato la Gendarmeria «per l’instancabile spirito di sacrificio con il quale adempie ai suoi delicati compiti» e «la dedizione e l’entusiasmo nelle attività di indagine» spesso in collaborazione con autorità e forze dell’ordine straniere, Diddi ha evidenziato l’enorme mole di lavoro svolto nel 2023 quando l’ufficio del promotore «è stato investito di un numero di procedimenti quasi doppio rispetto al 2022 tra i quali devono annoverarsi anche casi che, non di rado, sono sotto i riflettori dell’opinione pubblica». In tal senso, ha detto, per affrontare i futuri e numerosi impegni, soprattutto all’approssimarsi del Giubileo, «è stato avviato, utilizzando esclusivamente risorse interne, un sistema di gestione informatica dei fascicoli dell’Ufficio» che una volta entrato a regime «potrà rappresentare, non solo in maniera simbolica, un esempio di gestione “ecologica” del processo». «L’apprezzamento espresso - ha concluso Diddi - ci rende consapevoli non solo della grande responsabilità che assumiamo nel contesto di cooperazione con gli Ordinamenti internazionali impegnati nel perseguimento della pace e della sicurezza, ma soprattutto della necessità di adempiere ai nostri doveri senza mai perdere di vista non solo i valori sui quali si fonda il nostro sistema, ma anche quelli condivisi dalla Comunità internazionale».

(Fonte: Osservatore Romano)