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3 Giugno 2025

Roma: Prima giornata per il Convegno Internazionale del GSO con l'intervento del prof. Menozzi

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Ha preso il via questa mattina a Roma, presso la Curia Generale della Congregazione, il Convegno internazionale dei Gruppi di Studi Orionini, che quest’anno ha come tema: «Aspetti profetici di Papa Francesco che ci stimolano a vivere con pienezza e generosità il nostro carisma».

A introdurre i lavori è stato don Fernando Fornerod, consigliere generale, il quale ha evidenziato come “la tematica del convegno 2025 era stata pensata e decisa un anno fa. Dopo la morte del Papa non abbiamo però voluto cambiarla, perché Francesco ci ha aiutato a capire nuove forme del nostro carisma e questo ci aiuterà anche a servire papa Leone XIV, al quale, solco di don Orione, rinnoveremo fedeltà, amore e servizio al Santo Padre”.

Subito dopo sono stati padre Tarcisio Vieira, direttore generale FDP, e madre Maria Alicja Kędziora, superiora generale PSMC, a salutare tanto i presenti in sala (provenienti da Argentina, Brasile, Cile, Italia, Kenya e Polonia) quanto le persone collegate in via telematica (da Argentina, Costa d’Avorio, Italia, Kenya, Madagascar e Regno Unito).

“Come vivere la fedeltà al Papa – ha detto padre Vieira – è una domanda che ha sempre interessato gli orionini, in ogni tempo, con ogni Pontefice. Don Orione è nato sotto Pio IX, ma poi la gioventù, il discernimento e la nascita della Congregazione ci sono state sotto Leone XIII. Oggi noi abbiamo Leone XIV e dovremmo recuperare un po’ questo collegamento, perché può dare tanti spunti di riflessione per la nostra famiglia e farci capire in che modo don Orione ha assimilato e accolto il magistero di Leone XIII”.

Dopo la lettura del discorso che Francesco ha rivolto alle Piccole Suore Missionarie della Carità per il loro Capitolo generale, l’ultimo ufficiale del Pontefice alla Congregazione, padre Vieira ha aggiunto: “In verità, l’ultima parola pubblica di Francesco verso la nostra famiglia è stata al termine dell’ultimo incontro coi superiori generali, al quale io e madre Alicja abbiamo partecipato. Francesco ci ha trattenuto le mani e ci ha chiesto informazioni sulle nostre vocazioni, poi ci ha detto le parole che ritengo più importanti, perché spontanee: «Voi avete un carisma molto importante». Una frase semplice, ma che ha la dimensione di un discorso lunghissimo, perché segnala che conosceva don Orione, conosceva il nostro carisma e soprattutto vedeva in esso una realizzazione concreta di quello che lui voleva per la Chiesa, un’incarnazione dei principi della carità. Siamo quindi molto grati a lui e al suo magistero, che rimarrà nel nostro cuore e soprattutto nelle nostre azioni”.

“Sono contenta – ha commentato madre Kędziora - di partecipare a questo incontro, anche per approfondire la grazia di papa Francesco, che oggi ci guida dal cielo. Il nostro carisma è così bello e importante che il Papa stesso ce lo ha ricordato, ma a volte siamo noi stessi i primi che ce dimentichiamo. Il Gruppo Studi Orionini ha il compito di far vedere questa bellezza e l’importanza del messaggio che possiamo lasciare al mondo attraverso le nostre opere”.

Subito dopo è stato il momento del primo contributo esterno, quello del prof. Daniele Menozzi, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa e autore di numerose pubblicazioni che affrontano, sotto diversi profili e in diversi momenti storici, il tema della presenza cristiana nella moderna città secolare. Il suo intervento è stato sul tema “Il Papato di Francesco in prospettiva storica”.

“L’insegnamento di Francesco – ha detto – ha investito una molteplicità di aspetti. La Chiesa, da sempre, impara dalla storia e quindi adatta il suo percorso, sforzandosi di perseguire l’obiettivo di adattarsi al modello del suo fondatore. Giovanni XXIII diceva che seguire i segni dei tempi è un modo di farlo, perché immergendosi nella storia si raggiunge una migliore incarnazione del messaggio evangelico. Così si rimettono insieme il Vangelo e la società contemporanea. Francesco ha quindi individuato un elemento importante nel mondo di oggi: che l’uomo ha bisogno di Misericordia, che è il nucleo costitutivo del Vangelo. Con atteggiamento di misericordia la Chiesa può tornare in contatto con le persone che hanno abbandonato il messaggio evangelico, ma ne avvertono il bisogno. La «Chiesa come ospedale da campo» è la figura emblematica di questa visione. Questa prospettiva generale si è poi tradotta e articolata in tanti aspetti e problemi concreti, tra cui vorrei sottolinearne tre.

La pace – Il catechismo riconosceva l’esistenza di guerre giuste, ma Francesco ha asserito che la costruzione della pace doveva fondarsi sulla non violenza attiva, per spezzare la catena del male. Una cosa che non comporta resa e passività, non è ideologia pacifista, ma richiede che si mettano in opera strumenti di opposizione all’ingiustizia, senza però ricorrere alle armi. Questa concezione (che è del 2017) si è poi dovuta scontrare con la storia: con l’invasione russa dell’Ucraina e con la risposta di Israele all’attacco terroristico di Hamas che ha messo in pericolo la popolazione di Gaza. A questi casi mettevano ha risposto, soprattutto attraverso l’azione della segreteria di Stato, riconoscendo la legittimità della difesa ucraina e parlando di proporzionalità per Israele. È un ripiegamento? No, ma un adeguamento a una concreta situazione storica, soprattutto perché non si è riusciti a organizzarsi per una vera non violenza attiva, e quindi è un discorso non accantonato, ma rimandato. Tanto è vero che è stato creato per la prima volta un ufficio che si occupasse dello studio della non violenza. Francesco non ha vissuto al di fuori della storia, ma dentro, con gli uomini; quindi, ha cercato con loro di avviare un percorso, che dei frutti comunque li ha dati, perché il processo è cominciato.

Il rapporto tra dottrina e pastorale – Già nell’Evangelii Gaudium veniva fuori, rifacendosi a un passo del documento post Concilio Vaticano II, una Chiesa che si presenta al mondo con una gerarchia di proposte, che hanno un richiamo ultimo, il Vangelo. Uno degli esempi più discussi, in questo senso, è il ruolo della Chiesa nei confronti delle persone che si dichiarano omosessuali. Su questo punto la Chiesa aveva una posizione, che risaliva alla lettera del 1986 dell’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, ai vescovi cattolici, che riconosceva i diritti di queste persone, la cui condizione era però un oggettivo disordine rispetto al disegno di Dio. Un atteggiamento compassionevole, quindi, ma di rispetto della legge della Chiesa. Francesco ha proposto un’innovazione importante: «Chi sono io per giudicare una persona omosessuale che cerca il Signore?». Si è posto quindi il problema della benedizione alle coppie omosessuali, e Francesco ha affidato alle conferenze episcopali la valutazione concreta delle situazioni, tenendo presente il concetto supremo di misericordia come forma di cura pastorale. Anche in questo caso è stato avviato un processo, superando una dottrina rigida e intransigente.

La presenza del cristiano nella vita pubblica – L’indirizzo fondamentale di Francesco è che i cristiani sono chiamati a contribuire alla formazione di una buona politica, con un progetto condiviso in grado di perseguire il bene comune sul lungo periodo, sia all’interno dei singoli stati, sia nella comunità internazionale. Anche su questo aspetto sono nate polemiche, perché nell’insegnamento di Bergoglio la buona politica si costruisce a partire dal popolo, cosa che gli ha portato accuse di populismo. Il Papa, però, lasciava ai credenti diverse opzioni in campo politico, quello che è importante però è che l’insieme del popolo cerchi di elaborare «laicamente e liberamente» un progetto di città futura. In questa prospettiva il ruolo dei cattolici è definito, e non spetta più loro cercare privilegi, ma alimentare la speranza di un futuro migliore, di giustizia e di pace. Un impegno che riguarda anche il cammino sinodale della chiesa voluto da Francesco”.

Nel pomeriggio sono invece iniziate le presentazioni dei vari Gruppi di Studio provinciali. Il primo è stato quello del Brasile che ha parlato del “Clamore dei tempi nuovi: un’analisi del pontificato di Francesco alla luce del carisma orionino”. Subito dopo è toccato a don Oreste Maiolini che ha presentato il suo lavoro su “Don Orione e le colonie agricole”.

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