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18 Giugno 2024

Kenya: "Servire i piccoli e i poveri di Nyadorera mediante l'apostolato della carità"

Di riorno dal Kenya il Direttore generale, P. Tarcisio Vieria, riferisce in particolare della sua visita a Nyadorera, dove gli orionini sono arrivati due anni fa.

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Il 12 marzo 2024 è stata ufficializzata a Tortona la erezione della Delegazione “Our Lady of the Rosary” (Nostra Signore del Rosario), formata dai religiosi delle comunità situate nel territorio del Kenya e dai religiosi originari di questa Nazione presenti in altre comunità della Congregazione. La sede della Delegazione si trova a Nairobi.

La scelta di dare alla realtà orionina in Kenya una nuova forma di governo, così come è stato fatto anche per le realtà missionarie di lingua inglese più numerose presenti nelle Filippine e in India, è nata dalla effettiva crescita vocazionale e strutturale avvenuta nei 28 anni di missione, così da promuovere anche una solidale collaborazione con le altre nazioni, di più antica tradizione orionina.

Il Direttore generale P. Tarcisio Vieira, infatti, aveva precisato come le nazioni missionarie richiedessero «una nuova soluzione gestionale perché continuino a crescere, specialmente dal punto di vista carismatico, con una più forte responsabilizzazione dei confratelli che ivi risiedono, in modo che diventino protagonisti del loro cammino di fedeltà a Don Orione. Un aspetto senza dubbio positivo, inoltre, sarà che queste nuove realtà avranno una più significativa rappresentatività nei diversi organismi di comunione e partecipazione della Congregazione».

La Delegazione “Our Lady of the Rosary” è quindi formata dai religiosi delle 5 comunità presenti a Nairobi, Kaburugi, Kandisi, Gaitu e Nyadorera, e dai religiosi keniani che si trovano in altre comunità della Congregazione. Attualmente ci sono 21 religiosi keniani di voti perpetui, 15 di voti temporanei, 3 novizi.

P. Vieira si è recato in Kenya dal 5 al 15 giugno per incontrare i membri del consiglio della neo Delegazione, visitare le comunità e conoscere più da vicino i progetti in atto o di prossima realizzazione.

Al suo rientro ha riferito brevemente i tratti salienti di questo suo viaggio, soffermandosi in particolar modo sulla visita alla comunità orionina più recente, che è quella di Nyadorera situata a ovest del Paese. Questa nuova realtà orionina è stata aperta nel dicembre del 2021, ed è formata da tre sacerdoti p. Raphael Kailemiah Limiri, p. Augustus Omumani Mukhwaya e p. Carlos Alejandro Ruiz Yañez. Qui i religiosi orionini oltre alla gestione della parrocchia di Santa Elisabetta d'Ungheria, svolgono la loro attività pastorale su un vasto territorio che comprende anche una scuola. Proprio in merito alla scuola, frequentata da 280 bambini, p. Tarcisio racconta che «in questi due anni siamo riusciti a costruire due aule nuove per la scuola. Però, resta da risistemare il resto della struttura già esistente, tuttora fatiscente. Poco a poco però riusciremo a sistemarla».

A Nyadorera è stato avviato anche un progetto agricolo, che ha un'impostazione diversa rispetto a quello ormai consolidato realizzato da tempo a Kandisi, dove vi lavorano i ragazzi disabili dell'Orione Training Centre. Questo progetto, infatti, «si rivolge a tutto il territorio con l'obiettivo di creare una vera e propria azienda agricola con l'impiego di persone del luogo – spiega P. Vieira -.  L'attività, realizzata su un terreno di nostra proprietà e, in parte su terreni limitrofi presi in affitto, sta avendo un discreto successo. I prodotti agricoli vengono venduti al mercato ma, in particolare, ci sono tante donne che vengono a comprare i prodotti da noi per poi rivenderli lungo le strade».

La missione orionina di Nyadorera sembra essere quasi "un'oasi felice", in un territorio caratterizzato da un'ingente povertà. A tal proposito il Direttore generale riferisce di un'attività che si svolge lungo il fiume, di cui era venuto a sapere in quei giorni: «Sono andato al fiume per conoscere il lavoro di tanti giovani. Impressionante. Non ci sono persone adulte. Credo che il lavoro che fanno sia così faticoso che bisogna avere una grande resistenza fisica. Ho visto tanti giovani e adolescenti. Non so se vanno anche a scuola, ma non credo». P. Vieira descrive quindi il lavoro estenuante fatto da questi ragazzi e che si svolge in tre fasi: «la prima fase prevede che un giovane si immerga in acqua, fino a raggiungere il fondo del fiume, per riempie un bidone con la sabbia, poi riemerge e un altro ragazzo tira con una corda il bidone così riempito e lo svuota nella piccola barca. La seconda fase consiste nell'avvicinare la barca alla riva del fiume e scaricare la sabbia; qui un altro giovane (ho visto due adolescenti) la sposterà più sopra per poi dare inizio alla terza fase, ossia caricare la sabbia su un camion. La sabbia così raccolta è utilizzata nell'edilizia».

«Mentre guardavo questi ragazzi immergersi in acqua – aggiunge P. Tarcisio -, con gli altri che spalavano la sabbia e la caricavano sul camion ho ripensato alla cava di pietra nei pressi di Ouagadougou, in Burkina Faso. Lì avevo visto anche donne e bambini spaccare pietre in modo molto artigianale, fino ad ottenere dei piccoli sassi. Ricordo che in quella circostanza avevo pensato: "sarebbe bene comprare un martello pneumatico che fa questo lavoro in breve tempo e senza sforzo fisico". Ma il martello pneumatico però avrebbe posto fine alla possibilità di lavorare per così tante persone. Qui, lungo il fiume, ho pensato la stessa cosa: "una draga farebbe questo lavoro meglio", però anch'essa toglierebbe il lavoro a tante persone».

Poco dopo il loro arrivo, i religiosi orionini hanno iniziato ad andare al fiume per offrire a questi giovani un lavoro e una possibilità di vita diversa. Alcuni giovani - per adesso, ancora pochi - che lavorano nel nostro progetto agricolo provengono infatti da questa situazione. Uno di loro racconta di come fosse duro immergersi nel fiume per prendere la sabbia. «Inizialmente, lavoravo al fiume e di tanto intanto venivo qui a dare una mano, fino a quando ho deciso di lasciare il lavoro al fiume. Qui, grazie ai padri orionini ci siamo sentiti accolti e abbiamo qualcosa in più, perché ci viene data la possibilità di imparare un mestiere e tante altre cose, impariamo sempre cose nuove». 

Il giorno 11 giugno il Direttore Generale ha incontrato a Nairobi nella nostra Comunità del Teologico l’Arcivescovo Mons. Philippe Anyolo. «È stato lui – conclude P. Vieira -, allora Arcivescovo di Kisumu alla quale appartiene Nyadorera, che nel 2021 ci ha invitato ad essere presenti in diocesi in una zona molto povera. Poi l’Arcivescovo è stato trasferito a Nairobi. In questo incontro ho avuto l’opportunità di ringraziare Mons. Philippe per il prezioso regalo fatto alla Congregazione: ci ha dato i poveri. Ci ha dato la possibilità di servire i piccoli e i poveri di Nyadorera mediante l’apostolato della carità».

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