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2 Febbraio 2025

“Dobbiamo essere come la candela”. Don Orione parla della Candelora

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"Candelora" è il nome con cui è popolarmente nota la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, celebrata il 2 febbraio, 40 giorni dopo il Natale. Nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone. La candela viene poi tenuta in casa e accesa in occasione di particolari preghiere.

Il 2 febbraio 1938, nella Cappella, rivolse queste parole:

"È questa una festa tanto sentita ed una delle più belle, delle più intime feste che si celebrano nella Chiesa. Questa festa si celebrava dalla Chiesa anche anticamente.

La festa della Presentazione di Gesù al Tempio ha una particolare nota nella Chiesa, è contrassegnata in un rito popolare, cioè dalla distribuzione delle candele. Perciò questa è comunemente chiamata la festa della Candelora, perché in Chiesa si fa la benedizione delle candele.

Quando si nasce, ci portano al battesimo, si prende e si accende una di quelle candele benedette. Ma la candela si accende anche quando si muore. La candela che si accende quando si diventa cristiani sarà presente allorquando dovremo rendere conto della vita, se veramente ci siamo mostrati veri seguaci di Cristo.

Le proprietà della candela sono diverse. La candela è dritta, è pulita, si accende e si consuma, arde e splende davanti all’altare. Noi dobbiamo essere come la candela.

La candela è diritta, e noi dobbiamo essere diritti, retti, sempre retti, retti (forte crescendo), se vogliamo essere veramente seguaci di Gesù Cristo. Dobbiamo morire pur di essere sempre moralmente retti, se vogliamo essere veramente cristiani.

La candela è bianca e noi dobbiamo mantenere bianca la nostra anima, coltivare nella nostra anima la virtù della purezza che ci fa bianchi all’occhio del Signore; è la bella virtù che in modo grande splendette nella Vergine Santa.

La candela è ardente, manda luce, è calda. Così deve essere la vita nostra; non tiepida, non smorta, ma calda. “Poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”, ha detto l’angelo a quel Vescovo dell’Asia Minore, nell’Apocalisse.

Dobbiamo ardere ed ardere di un amore grande di Dio e del prossimo. Dobbiamo fare sì che il Comandamento dell’amore sia in noi. Facciamolo ardere l’amore nel nostro petto. Dobbiamo essere “lucerna ardens” sicché tutti vedano, nella luce nostra, risplendere la luce di Dio, sentano il Signore, sentano la vita di Dio, la verità di Dio. 

La candela poi si offre e si consuma davanti al Santissimo. E così deve ardere, splendere e consumarsi la nostra vita, deve consumarsi davanti a Dio!

Risplenda la tua vita religiosa davanti a tutti quelli che ti avvicinano. Tutti restino edificati e tutti conduca al Signore.

La tua sia una vita di vero seguace di Cristo. Consumati, esinanisciti come si consuma e esinanisce la candela innanzi all’altare, come si consuma la lampada davanti al Santissimo". [Parola VIII, 2 febbraio 1938, p.76 – 78]