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Ricordiamo Sac. MARIANI Enrico

Qualifica religiosa: Sacerdote
Data del decesso: 10 Dicembre 1993
Luogo del decesso: Seregno (Milano)
Luogo di sepoltura: Trezzo sull'Adda (MI)

Sac. MARIANI Enrico, da Trezzo sull'Adda (Milano), morto a Seregno (Milano) nel 1993, a 81 anni di età, 56 di Professione e 50 di Sacerdozio.


Da "Atti e comunicazioni della Curia Generale", Settembre - Dicembre 1993

Sac. MARIANI ENRICO
da Trezzo d'Adda (Milano), passato al Signore nel Piccolo Cottolengo di Don Orione in Seregno (Milano) il 10 dicembre 1993, a 81 anni di età, 56 di professione religiosa e 50 di sacerdozio.

Da pochi mesi aveva celebrato, con indicibile commozione e fede, il proprio 50° di ordinazione sacerdotale, in una autentica effusione di riconoscenza a Dio e alla Congregazione, che lo aveva accolto, per bocca del venerabile Don Sterpi, il 10 ottobre 1935, a Tortona.

Aveva allora già 23 anni - era nato a Concesa di Trezzo d'Adda il 30 ottobre 1912  e proveniva dall'Istituto Missioni estere di Milano, dove era stato per sei anni tra i fratelli coadiutori. Lo avevano raccomandato ottime attestazioni dei suoi superiori, che ne garantivano la pietà, il buon spirito e soprattutto il tenace desiderio di diventare sacerdote, e anche una cordiale garanzia spirituale del noto ex allievo di Don Orione il P. Attilio Carré, già missionario in Cina e allora rettore della Casa San Giuseppe del Pime in Sant'Ilario di Genova.

Enrico Mariani si dimostrò subito meritevole della grazia ricevuta, e venne perciò ammesso al noviziato di Villa Moffa (1936-37) sotto la guida di Don Giulio Cremaschi, conchiuso con i primi Voti il 15 agosto 1937. Poi, per l'età, venne assegnato al gruppo dei "carissimi", con parziale orario di lavoro e di scuola, a San Bernardino, dove fece il liceo (1937-39), per passare subito ai corsi di teologia, con altri confratelli, nel seminario vescovile di Tortona.

Contemporaneamente adempiva al dovere del tirocinio quale assistente dei probandi e filosofi. Venne consacrato sacerdote il 19 giugno 1943, in pieno clima di guerra, dopo aver professato in perpetuo il 3 novembre 1941.

Così il suo curricolo di preparazione religiosa e sacerdotale si alimentò anche alla presenza, alla parola e all'esempio veduto e ammirato del Padre fondatore Don Orione, di Don Sterpi e degli altri nostri primi Padri, verso i quali nutrì e dimostrò sempre, cordialmente e apertamente, la più profonda venerazione, nella persuasione - come confidava - di aver ricevuto, in quegli anni, una delle più grandi grazie, in ordine alla sua vocazione.

Le annotazioni dei suoi primi superiori ed educatori lo attestano sin dagli inizi, come pio, gioviale, non frivolo, ma ricco di fervore e di umile zelo, così che gli vennero subito assegnati compiti di disciplina al Collegio Dante di Tortona (1944-45), all'orfanotrofio di Fano (1945-46) e agli Artigianelli di Venezia (1946-49). Fu poi direttore all'Istituto di Cuneo dal 1954-61 e nuovamente dal 1966 al 1968, in una effusione di zelo per ogni santa iniziativa e di paterna cura dell'anima dei fanciulli e dei religiosi che con lui operavano. Dopo un intermezzo di alcuni anni all'Istituto Don Orione di Alessandria, ritornò a Cuneo, donde ragioni di salute lo indussero a trovare riposo e assistenza presso il Piccolo Cottolengo di Seregno, che ne accolse anche gli ultimi giorni di serena preparazione all'incontro con il Signore.

Di questo caro Confratello, che si impegnò sempre in apostolato di direzione spirituale di religiosi e laici, di collaborazione parrocchiale e di premurosa assistenza agli ammalati - intrecciando i consueti incarichi di comunità, quale economo, confessore, predicatore -, va posto in rilievo, come è noto a chi più intimamente lo conobbe, la profonda serietà del suo sentire religioso e sacerdotale, la inutilità, per lui, di ogni preoccupazione umana, di ogni considerazione di prestigio personale. Nutriva in cuore una fede schietta, estranea a esibizionismi o pretese di altra natura, con l'occhio spirituale fisso ai grandi ideali della vocazione: null'altro lo interessava, geloso e proteso soltanto verso le gioie dell'altare, del servizio di Dio, del bene delle anime, per le quali si adoperava in ogni modo, con la preoccupazione di servire utilmente le finalità dell'Opera Don Orione, per la quale desiderava e mirava successi e progressi esclusivamente alla luce di Dio e del Beato Fondatore.

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