
Il 7 marzo 2015 Papa Francesco sarà nella parrocchia di Ognissanti in Roma, per celebrare il 50° della prima Messa in lingua parlata. In quello stesso giorno sarà ricordato anche il 75° della morte di Don Orione (12 marzo 1940).
Ripercorriamo, a grandi linee, le tappe che portarono il beato Paolo VI a celebrare, il 7 marzo 1965, le primizie della riforma liturgica nella parrocchia di Ognissanti.
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L’inizio del Movimento Liturgico
Fu san Pio X, con il Motu Proprio Tra le Sollecitudini del 22 novembre del 1903, a segnare l’inizio del Movimento Liturgico. Il Santo Padre voleva promuovere tra i fedeli il vero spirito cristiano attraverso le sacre funzioni: “Essendo, infatti, Nostro vivissimo desiderio che il vero spirito cristiano rifiorisca per ogni modo e si mantenga nei fedeli tutti, è necessario provvedere prima di ogni altra cosa alla santità e dignità del tempio, dove appunto i fedeli si radunano per attingere tale spirito dalla sua prima ed indispensabile fonte, che è la partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa”.
Questo stesso zelo, il Santo Padre, lo dimostrò soprattutto nella cura pastorale delle periferie della sua Diocesi. A questo scopo, infatti, nel dicembre del 1906, affidò a San Luigi Orione l’evangelizzazione delle campagne fuori Porta San Giovanni.
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La parrocchia di Ognissanti
Anche per Don Orione, pur non essendo teorico, la Chiesa di Cristo era la Chiesa del Popolo. Infatti, a Roma, secondo il suo carisma, lavorò instancabilmente per diffondere tra i poveri, i semplici e le umili classi operaie l’amore per la Chiesa e il Papa. Attraverso l’erezione della parrocchia (novembre 1919) e la consacrazione della grande chiesa di Ognissanti (31 ottobre 1920), egli voleva mostrare la maternità della Chiesa alla gente che viveva bisognosa di tutto fuori Porta San Giovanni.
Nel 1928, Pio XI, venticinque anni dopo il Motu Proprio di Pio X, con l’enciclica Divini Culti Sanctitatem, riprendeva e sviluppava il concetto di “partecipazione attiva” al canto della sacra liturgia: “...Se quanto auspicato si verificherà, non accadrà più che il popolo non risponda affatto o risponda appena con sommesso mormorio alle preghiere comuni proposte in lingua liturgica o in lingua volgare”.
Il 20 novembre 1947, Pio XII, con l’Enciclica Mediator Dei, metteva l’ultimo grande tassello magisteriale nel mosaico del Movimento Liturgico, prima del Concilio ecumenico Vaticano II, affermando che la partecipazione dei fedeli alle azioni sacre della Chiesa non doveva solo essere attiva ma anche attuale e personale.
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Misteriose energie, meraviglioso sviluppo
Quando il Cardinal Lercaro, invitato ad aprire l’anno giubilare per il cinquantesimo anniversario della presenza orionina nel quartiere Appio a Roma, il 7 maggio 1957, costatò le attività pastorali e il meraviglioso sviluppo della periferia romana attorno alla parrocchia seppe cogliere il cuore del carisma orionino: “Quali misteriose energie hanno portato a questo meraviglioso sviluppo che, dopo 50 anni dalla prima parola detta da Pio X a Don Orione, noi oggi celebriamo? Un’energia sola, una forza sola, io penso! Lo spirito dell’Evangelo profondamente vissuto nel calore vitale della maternità della Chiesa: lo spirito dell’Evangelo profondamente vissuto, nella povertà autentica, professata come ideale”.
Queste parole trovarono un’eco nel numero 3 della Costituzione Apostolica Humane Salutis, del 25 dicembre 1961, con cui San Giovanni XXIII, indiceva il Concilio Ecumenico Vaticano II. : “Questo si richiede ora alla Chiesa: di immettere l’energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana, che si esalta delle sue conquiste nel campo della tecnica e delle scienze, ma subisce le conseguenze di un ordine temporale che taluni hanno tentato di riorganizzare prescindendo da Dio”.
Il 4 dicembre 1963 fu approvata la Sacrosanctum Concilium, la costituzione sulla sacra liturgia, primo frutto del Concilio e del lungo cammino del Movimento Liturgico. In essa viene definita l’essenza e l’importanza della liturgia per la vita della Chiesa e vengono inoltre proposti i principi per un’autentica riforma della liturgia.
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A Ognissanti la prima Messa in lingua parlata
Paolo VI volle celebrare le primizie della riforma liturgica, con il Concilio ancora aperto, nella parrocchia di Ognissanti, il 7 marzo 1965. Uno dei motivi della scelta fu il carattere pastorale della riforma liturgica. Per questo si preferì una parrocchia anziché una basilica patriarcale. A questo va aggiunto che lo stesso Papa conosceva lo stile pastorale della Congregazione di Don Orione, essendo stato Arcivescovo di Milano ed avendo frequentato la Parrocchia di San Benedetto e il Piccolo Cottolengo milanese.
Così la Divina Provvidenza ha disposto che la prima celebrazione eucaristica in lingua parlata, frutto della riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II, che raccolse la ricchezza e le esperienze del Movimento Liturgico, fosse celebrata nella parrocchia di Ognissanti, sorta per volontà di san Pio X, il Papa, che con il Motu Proprio Tra le sollecitudini, segnò l’inizio dello stesso Movimento Liturgico.
Il 7 marzo 2015, a 50 anni di distanza, nella parrocchia di Ognissanti sarà Papa Francesco a ricordare quella prima celebrazione eucaristica in lingua parlata.
La versione integrale dell'articolo, scritto da Don Francesco Mazzitelli, sarà pubblicato sul Don Orione oggi di marzo 2015.
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