
LUCENA è il nome della città, sede di diocesi, a circa 200 chilometri da Manila, ove è stata aperta da 3 anni una nuova comunità orionina. Conta circa 250.000 abitanti.
L’8 febbraio 2010 - ricordo bene - venni qui con Don Malcolm Dyer e, assieme ai Confratelli, incontrammo il Vescovo diocesano Emilio Marquez. Fu decisa l’assunzione della cura pastorale della Cappella San Rafael e del villaggio di pescatori di Dalahìcan, in zona poverissima e senza cura pastorale, a 20 chilometri da Lucena.
Nel giugno 2011, P. Martin Mroz vi cominciò un servizio nei fine settimana e, dal 1° settembre 2011, iniziò la residenza stabile della prima comunità nella casa messa a disposizione dal Vescovo, ad Alupaye.
Ritornandovi il 31 gennaio 2014, ho trovato la piccola comunità orionina formata da Martin Mroz (argentino), Joseph Van Cu (vietnamita) e Antony Gachau (kenyano).
Fin dal primo giorno, abbiamo visitato il luoghi del loro apostolato pastorale e caritativo. Ho trovato la Cappella San Rafael di Dalahican riaperta al culto, ordinata e con un nuova e bella facciata. Accanto sorgono gli ambienti di varie attività sociali sostenute dalla Fondazione PAOFI (Payatas Orione Foundation): sostegno scolare per piccoli e grandi, mensa per bambini (Feeding Program), programma di salute.
Abbiamo fatto un giro nel villaggio dei pescatori per renderci conto dell’ambiente povero, malsano e, a suo modo, sereno in cui vive questa gente: casupole poverissime, per lo più su palafitte di legno, che emergono sulla riva del mare. Per la maggior parte di queste persone non c’è mai stata né scuola né vita sociale; solo lavoro, fatica, povertà, la barca, il mare, il pesce. Siamo stati bene accolti, salutati con cordialità perché ci vedevano assieme a Padre Martin Mroz che da qualche anno si cura di loro e dei bambini in particolare. (vedi VIDEO)
La situazione del villaggio di Badjao è, se possibile, ancora più misera. In questo villaggio di palafitte di pescatori ci si arriva per una stradina in cui l’auto fa fatica a tenere il cammino. Mai niente è stato fatto di sociale e anche di religioso per questa gente. In una casupola di canne e paglia, di 4 metri per 4, è stata aperta una scuoletta informale, con volontari del PAOFI, per insegnare alcune cose elementari dello stare insieme e per leggere e scrivere. La gente è riconoscente e ci sorride, portando la nostra mano sulla loro fronte in segno di benedizione.
Ci siamo poi recati in un altro villaggio di pescatori, a Tàlao Tàlao, distante pochi chilometri. Qui, c’è la Cappella San Roque, ben curata, che si apre su uno spiazzo divenuto la piazzetta del villaggio. A destra c’è un piccolo locale per le opere sociali (scuola, alimentazione, salute) e dall’altra c’è una minuscola biblioteca per bambini che qui vengono numerosi trovandovi libri semplici e colorati e qualche giocattolo. E’ l’unica scuola e attenzione sociale verso questi bambini.
Ai Confratelli, è affidata anche la cura pastorale di una piccola isola, Cagbalete, ad un'ora di avigazione. Non vi è alcuna strada, ma solo sentieri e fiumi per raggiungere le 5 piccole comunità cristiane. Ci vanno una o due volte al mese.
Sul mezzogiorno il Vescovo Emilio Marquez è venuto nella casa della comunità e abbiamo avuto modo di ascoltare la sua stima per quanto stanno facendo i confratelli e di guardare al futuro della presenza orionina nella diocesi di Lucena. A questo scopo, nel pomeriggio siamo andati a visitare un villaggio rurale, Alapaye, ove è appena iniziata la costruzione della chiesa della nuova parrocchia di Santa Rita.
La visita canonica sta proseguendo con gli incontri personali e, soprattutto, valutando gli sviluppi per il futuro in questa periferia sociale ed esistenziale “ove c’è tutto da fare”, come disse Papa Pio X inviando Don Orione nella “patagonia, fuori porta San Giovanni”, a Roma. Devo dire che l’unione dei tre confratelli, la regolarità della loro preghiera e vita comune e la generosità nell’apostolato fanno bene sperare.
Don Flavio Peloso
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