
San Marziano è il fondatore e patrono della Diocesi di Tortona. La sua festa ricorre il 6 marzo. Don Orione ne era molto devoto.
Come visse Don Orione il 6 marzo 1940, a una settimana dalla sua morte avvenuta il 12 marzo seguente a Sanremo? Sappiamo che Don Orione era ridotto a uno “straccio” dopo il secondo attacco cardiaco del 9 febbraio e la complicazione polmonare che lo tenne per molti giorni a letto.
Don Adriano Calegari ricorda: “Alle 4.30, quando stavo per entrare in cappella per la meditazione, Don Orione mi fece chiamare, andai nella camera dell'orologio e lo trovai a letto. Mi disse: “Senti, dovresti farmi una grande carità. Oggi è la festa di San Marziano. Mi sento portato a fare una visita all'urna del Santo, in Duomo. Va’ a prendere la macchina”. Mi fece presente che a quell'ora, minima sarebbe stata l'affluenza dei fedeli, ed egli avrebbe potuto fare le sue devozioni con maggiore libertà.
Lo condussi in Duomo e andò a prostrarsi propriamente ai piedi dell'urna del Santo, e là, assorto in umile profonda preghiera si trattenne parecchi minuti.
Alzatosi, uscì di chiesa passando attraverso una delle navate laterali e risalì in auto. Quando stavo per avviarla, mi disse con il tono di prima: “Senti, già che siamo qui, portami dalla Madonna (a San Bernardino)”.
In breve raggiungemmo il santuario passando per la via Emilia ancora deserta. Fece fermare la macchina davanti alla seconda porta laterale dalla parte della roggia. Don Orione salì a stento i pochi gradini e, portandosi all'estremità destra della balaustra dell'altare maggiore, si inginocchiò per pochi istanti in preghiera. I chierici di sacrestia fecero appena in tempo a baciargli la mano che egli già stava uscendo.
Di ritorno alla Casa madre, Don Orione entrò e lentamente salì le scale che portano alla direzione. Prima di salire i gradini che conducono al ripiano del Crocifisso, s'avvide che il canonico Perduca lo attendeva sorridente davanti alla porta dell'economato esprimendogli la sua meraviglia. Don Orione, che sino allora aveva camminato a stento e tutto incurvato nella persona, si rizzò con energia e a voce decisa disse: Cosa credete? Che io sia un ammalato? Sto meglio di voi. E accompagnò le parole con un gesto del braccio”. Contento.
Nel mattino Don Orione celebrò la Messa alla comunità e parlò di San Marziano aggiungendovi alcuni ricordi personali di vita.
“Quando non c'era che il primo piccolo nucleo di ragazzi a San Bernardino… il maestro Perosi fece cantare in quel primo anno e poi anche in seguito queste parole musicate da lui: Filios tuos, Marciane, ne deseras!, San Marziano, non abbandonare, non dimenticare i tuoi figli!
Anch'io stanotte, e poi stamattina, quando ho avuto la consolazione spirituale di recarmi in Duomo, ho aperto il mio cuore e anche la mia voce, il mio canto, a pregare il Signore che accogliesse la voce e il canto di tutti quei figli della Congregazione che furono là e che pregarono San Marziano”.
Oggi, quando sarete là davanti all'urna che ricorda ai Tortonesi il loro primo Vescovo e martire, ciascuno di voi preghi San Marziano che voglia volgere dal cielo lo sguardo su noi, che voglia ottenerci da Dio di essere figli non indegni del suo martirio, non indegni della sua fede. I Figli della Divina Provvidenza devono essere forti e intrepidi, in tutto, ma specialmente nella fede, nello spirito di sacrificio, occorrendo, fino alla morte, fino al martirio, fino a fare della nostra vita ostia viva a Dio e olocausto a Dio e alla Chiesa”.
A mezzogiorno, Don Orione scese in refettorio a pranzo con i confratelli. Sul tavolo, davanti a lui, con pensiero di affetto, gli fecero trovare la statua antica della Madonna della Divina Provvidenza, quella del primo collegetto, quella che vide la nascita e la crescita della Congregazione. Don Orione gradì quel pensiero. Durante il pranzo, venne scattata anche una foto che è praticamente l’ultima foto di Don Orione; lo si vede con il volto segnato dalla sofferenza, ma vivo e amabile.
DFP
|