
Don Orione passò la giornata del 12 molto tranquillamente, secondo il consueto orario. Levata alle sei; Angelus, preghiere della levata; in chiesa meditazione, santa Messa, ringraziamento.
La S. Messa fu un po’ lunga, come nei giorni precedenti. Finì verso le 7 ½. Poi, assentatosi il chierico Modesto, Don Orione si mise a servire la Messa a Don Terenzi. Don Orione stava in ginocchio sulla predella. Il chierico Modesto entrando in chiesa a Messa avanzata andò a inginocchiarsi per sostituirlo.
“Lascia, lascia. Servo io”, gli dice Don Orione.
“No, no, la servo io…”
“Ma lascia, lascia”.
“Ma no, faccia il piacere, non si stanchi, si metta al banco”.
Don Orione si alzò, ed andò al banco, con la sua cotta, pregando, e si trattenne sino alla fine della Messa.
Seguì la colazione di Don Orione con Don Umberto Terenzi, venuto da Roma la sera precedente, e Don Enrico Bariani, arrivato da Tortona.
Poco dopo le dieci giunse il canonico Arturo Perduca da Tortona, e Paolo Pedevilla, il noto benefattore tortonese, ed il chierico argentino Ignacio Merino. A mezzogiorno pranzammo. C’erano a tavola Don Orione, Don Perduca, Pedevilla, Don Bariani ed io. Conversazione piacevole. Finito il pranzo tutti uniti andammo in chiesa per la visita al Santissimo Sacramento.
Quel giorno niente riposo.
Restammo uniti fin verso le 16 in parlatorio. Poi, Don Perduca, Don Bariani e Pedevilla si congedarono da Don Orione. Alla loro partenza, Don Orione consegna una lettera per Don Sterpi. “Caro Don Sterpi, il Signore sia sempre con noi! Vi mando da Don Bariani una parola che vi tranquillizzi, oltre a quanto vi dirà lui. Sto bene, non ho più sentito alcun disturbo: mangio con appetito e dormo molto, non ho mai dormito tanto così, ho fin vergogna. Non sono ancora uscito perché il tempo non è guari buono; se si farà bello, andrò a far visita a Mgr. Rousset e a Mgr. Daffra, e forse mi spingerò sino alla Madonna della Costa e al Santuario del S. Cuore, a Bussana”.
Don Orione era lieto.
Nella giornata del 12 ha scritto qualche lettera, poche, 4 o 5, perché conversò molto con Don Terenzi. Questi si congedò tra le 17 e le 18.
Restato solo, terminò il Breviario ad intervalli. Alle 18, Santo Rosario, Angelus, ecc. Verso le 19, la cena. Seguirono le preghiere, prima di ritirarsi in camera.
Don Orione si era da poco ritirato, quando suonò il campanello del telefono. Era il grande ufficiale Achille Malcovati che chiamava da Roma. Si alzò e si portò all’apparecchio. L’amico, ignaro della sua situazione, gli raccomandava una povera donna bisognosa di essere accolta in un Piccolo Cottolengo. L'accettò suggerendo di mandarla a Genova. Don Orione dice il suo ultimo “si”. Erano circa le 22. Rientrò in camera. Il chierico Modesto ricorda che “Dormendo io in una camera accanto alla sua, mi accorsi che Don Orione lavorò ancora un poco".
Scrisse a Don Giuseppe Zanocchi, poi ad un benefattore: ”Spero di poter riprendere presto il mio modesto lavoro per la fanciullezza bisognosa di fede e di un’arte che dia pane, e per i nostri cari poveri...”.
"Infine si coricò, leggendo un po’ del suo San Francesco - annota Modesto -. Per precauzione avevo lasciato, come nei giorni precedenti, la porta aperta per il caso che si sentisse male ed avesse bisogno di aiuto. Mi recai, prima di mettermi a riposo, ancora una volta da lui per assicurarmi delle condizioni. Mi congedai augurandogli la buona notte e mi rispose: « Buon riposo. Sia lodato Gesù Cristo».
Così cominciò quella notte”.
DFP
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