Non si può fare del bene stando col muso, con la malinconia, con la tetraggine.
Venerdì, 22 Settembre 2023
22 Settembre 2016
Presentazione del Documento finale del XIV CG
Il Superiore genrale P. Tarcísio Vieira, presenta il Documento finale del XIV Capitolo Generale

 

Carissimi Confratelli,

Figli della Divina Provvidenza.

Il 14° Capitolo generale è stato celebrato a Montebello della Battaglia dal 16 maggio al 5 giugno 2016, con il tema “Servi di Cristo e dei Poveri” nella prospettiva della “Fedeltà e profezia in dialogo con le periferie della povertà e dell’evangelizzazione”. Ora, sono in grado di presentare a tutta la Congregazione il documento conclusivo, dopo un minuscolo lavoro di revisione del Consiglio generale che, naturalmente, non ha toccato il contenuto voluto e approvato dalla “comunità” dei 44 Padri capitolari.

Il documento che adesso è nelle nostre mani costituisce la “Magna Carta” per il cammino programmatico del sessennio. Deve essere letto e riflettuto, nelle varie istanze della vita di Congregazione, preso in considerazione per la programmazione e ripreso, altre volte, per opportune valutazioni e rilanci. Di sicuro ci aiuterà nella fedeltà creativa al carisma di San Luigi Orione, nell’applicazione concreta dei principi delle Costituzioni e Norme e, soprattutto, ci aiuterà a “osservare in umiltà grande e amore dolcissimo il santo Vangelo” (cfr. Cost. Art. 4).

Come ci ha accompagnato nel cammino verso il 14° Capitolo generale, San Luigi Orione ci accompagnerà, come guida e intercessore presso il Signore, anche nel cammino di programmazione e di applicazione pratica e concreta degli orientamenti capitolari.

 

Avvenne come un albero

Al simbolismo dell’albero – si dice - non si può sfuggire. Di fatto, l’immagine dell’albero è ricca di significati (il seme, le radici, la pianta, i frutti...) ed è sempre servita come metafora per indicare valori profondi e universali. È un simbolo presente, con straordinaria polisemia e ricchezza, in numerosi passaggi della Sacra Scrittura ed è stato utilizzato anche da Don Orione per rendere intelligibile il suo piano riguardo alla Piccola Opera. Riporto le sue parole: “è pianta novella, sorta ai piedi della Chiesa e nel giardino d'Italia… di anno in anno, sviluppandosi, alla luce e al calore di Dio… è pianta unica, ma con diversi rami, vivificati tutti da un’unica linfa, tutti rivolti al cielo, fiorenti d’amore a Dio e agli uomini.” (Nel Nome, 130-131).

Così universale e potente nel suo messaggio, non poteva mancare ai Padri Capitolari il confronto con il “simbolismo arboreo” e questo è avvenuto il giorno 27 maggio, prima dell’udienza con il Santo Padre, quando ci siamo messi all’ascolto della Parola di Dio durante la Celebrazione Eucaristica nella Chiesa di Sant’Anna in Vaticano.

L’Evangelista Marco, nel brano di quel giorno liturgico, raccontava che Gesù, avendo fame, si avvicinò a un albero di fichi, pieno di foglie, per vedere “se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie” (cfr. Mc 11, 11-25). Era un albero senza frutto, di sole foglie, esuberante di apparenza, ma improduttivo.

Questa pagina del Vangelo dice tanto alla Congregazione intesa come “pianta unica con molti rami”. Una Congregazione, se fosse come l’albero pieno di foglie e senza frutto, potrebbe essere esuberante e appariscente, forse affascinante, ma sarebbe senza forza espressiva e poco incisiva per diffondere la conoscenza e l’amore di Gesù Cristo, della Chiesa e del Papa, specialmente nel popolo; sarebbe inoltre incapace di unire il popolo alla Sede Apostolica mediante l’apostolato della carità; sarebbe, infine, una Congregazione che ha perso la via della diaconia, la via del servizio a Dio e agli uomini.

La Santa Messa in quel giorno, subito dopo la scelta dei membri del nuovo Governo generale, è stata l’occasione per ringraziare Don Flavio Peloso e tutto il suo Consiglio - Don Achille Morabito, Don Eldo Musso, Don Silvestro Sowizdrzał, P. João Batista de Freitas e Don Fulvio Ferrari - perché hanno guidato la Congregazione durante il sessennio 2010-2016, mantenendo la sua qualità e la sua efficacia nel produrre frutti di carità e di fedeltà carismatica allo spirito di San Luigi Orione.

È nostro dovere adesso continuare nello stesso impegno e chiederci: cosa posso fare, devo fare, possiamo e dobbiamo fare insieme, perché la Congregazione continui a essere un bell’albero con molti frutti?

 

Quale frutto del 14° Capitolo generale?

            Il Capitolo – come normalmente accade - ha elaborato il suo documento conclusivo, risultato di un itinerario che è iniziato con le riflessioni personali che sono confluite nel cosiddetto “Capitolo della comunità” e, in una tappa successiva, nel “Capitolo provinciale”. Tenendo conto di questo itinerario, è vera l’affermazione che eravamo “tutti in Capitolo”. Adesso, con il documento in mano, risulta anche vero che ci riconosciamo tutti nel suo testo, perché, nella distinzione delle varie istanze e nel rispetto delle varie competenze, è risultato un’opera collettiva.

Abbiamo scritto un documento, ma – dobbiamo chiederci - è questo il “frutto” del Capitolo? No! Bisogna rispondere con forza: il documento non è il “frutto” che ci si aspetta dal Capitolo. Di sicuro – per rimanere dentro l’ampio contenuto del simbolismo arboreo – è il valido “fertilizzante” che useremo come strumento tecnico per ricostituire, conservare e aumentare la “fertilità” della “pianta unica con molti rami”. Sparso ai piedi della nostra “pianta” personale, comunitaria, provinciale e congregazionale, con umiltà e piena fiducia nella Divina Provvidenza, promuoverà la sua crescita e sviluppo e i frutti verranno, “ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno” (cfr. Mc 4,8). Infine, per rafforzare: il successo del Capitolo (“fruttò cento volte tanto”, cfr. Lc 8,8) non sarà misurato dalle parole scritte, ma dalla capacità e disponibilità di lasciarsi coinvolgere personalmente e comunitariamente dallo spirito delle linee di azione proposte. Avvenendo questo si potrà umilmente percepire che “In mezzo alla piazza delle città (dove sono gli orionini)… si trova un albero di vita (parte della pianta unica con molti rami) che produce frutti ogni mese” (cfr. Ap 22,2).

            È proprio per questo che dobbiamo considerare il 14° Capitolo generale come un Capitolo non ancora concluso. In verità è così per ogni Capitolo, ma data la sua specifica impostazione e metodologia, è particolarmente vero per il 14° della nostra storia. Quindi, esso si concluderà solo alla vigilia di quello che sarà il 15°.

            Mi sembra di poter intuire che, durante la fase precedente al Capitolo, ci siamo lasciati guidare, in modo quasi naturale, dal “Principio della Trasfigurazione”. Secondo la dinamica di questo principio, il Capitolo generale come “massima assemblea” della Congregazione ci attirava sempre verso l’alto, parlandoci specialmente del sogno di Don Orione. Di fatto, il nostro esercizio – guidati dal quaderno personale di riflessione – era sempre un movimento che partiva, per così dire, “dal basso”, dalla lettura della nostra situazione di vita, alle volte con il riconoscimento di tante mancanze, per farci arrivare in alto con proposte di rinnovamento e di crescita: era la dinamica della “trasfigurazione orionina”.

Ora che il Capitolo è stato celebrato e abbiamo esaminato, riflettuto e deciso in base al contributo di tutti i confratelli, ci viene offerta la “Magna Carta” per la programmazione del sessennio. Quindi, con il documento in mano, è il momento di mettere in moto un altro principio, quello dell’incarnazione. Secondo questo principio le domande da fare sono: come incarnare e tradurre in pratica le opzioni fatte dal Capitolo? Quali scelte generali, provinciali, comunitarie e personali per essere “Servi di Cristo e dei poveri”, nell’oggi della nostra storia e nel contesto in cui siamo inseriti?

Si tratterà di rispondere a queste domande nelle seguenti istanze:

  • il Consiglio generale presenta la redazione finale del documento e prepara il progetto del sessennio con opportune iniziative di programmazione generale, specialmente tramite l’azione dei segretariati.
  • le Provincie realizzano l’Assemblea di Programmazione per pianificare le strategie “in ordine alla attuazione” di quanto è stato deciso dal Capitolo generale e propone anche delle “soluzioni per i problemi della Provincia” (cfr. Norma 169). Realizzata la programmazione provinciale, il Consiglio provinciale è il soggetto principale per attuare, accompagnare e verificare l’applicazione di quanto è stato deciso.
  • le Comunità e i singoli religiosi assumono il Progetto della Congregazione specificato dalla pianificazione provinciale e decidono le scelte di attuazione nella vita e nell’apostolato comunitario e personale.

Tenendo conto di questi due principi – trasfigurazione e incarnazione – osserviamo come si realizza, ogni sei anni, una dinamica di riflessione e di applicazione pratica che parte dalla base (singoli religiosi, comunità e Capitolo provinciale), si confronta al vertice (Capitolo generale) e torna alla base per essere attuata, specialmente tramite la pianificazione dell’Assemblea di programmazione.

 

La specificità del documento del 14° Capitolo

Ho avuto la possibilità di partecipare ad alcuni incontri promossi dal Consiglio generale precedente in cui sono stati chiesti dei suggerimenti per l’organizzazione del Capitolo. Un primo momento fu durante l’Assemblea di verifica ad Aparecida nel 2013 e poi, in due altri incontri nel 2015, il primo con i Provinciali e il secondo con i referenti metodologici. Certamente, facendo memoria delle molte linee di azione e delle numerose decisioni del Capitolo precedente, ci si è trovati tutti concordi nel proporre per il 14° Capitolo un percorso diverso, che fosse più impostato sull’essenziale (anche di poche parole) e più snello. Quindi, con uno sguardo, anche veloce, al documento che abbiamo in mano si coglierà che i Padri capitolari hanno deciso di preparare solo 7 linee di azione sulle quali si articolerà il progetto del sessennio 2016-2022. Tali linee corrispondono agli aspetti della vita del religioso. Ricordo i titoli: 1) l’umanità del religioso, 2) il religioso vive di Dio, 3) il religioso identificato nel carisma, 4) la relazione vitale con la comunità, 5) il religioso in missione: testimonianza e servizio, 6) l’apostolato congregazionale dono alla Chiesa, 7) verso le periferie esistenziali del mondo.

Ogni linea di azione è stata sviluppata indicando: a) un obiettivo da raggiungere, preciso e vitale; b) un percorso da attuare inteso come un’azione prolungata nel tempo suggellata da iniziative per favorire la capacitazione (=rendere capaci) dei religiosi a raggiungere l’obiettivo; c) ciascuna linea di azione è stata introdotta da un richiamo alla situazione che la esige e ai valori/criteri religiosi che la motivano (Don Orione, Magistero, Costituzioni…).

Nella struttura di ogni linea di azione è importante notare che si parte sempre da una verifica sulla nostra situazione, cioè da una lettura della realtà orionina. Questa analisi è il risultato dei contributi arrivati al Capitolo, per cui si riconosce chiaramente il punto di vista specifico del religioso orionino e viene espressa in modo sintetico e puntuale. Poi, ci sono le motivazioni che offrono le fonti per ricordare valori e criteri importanti che aiutano a giudicare la situazione e a mettere in moto un percorso di conversione, con varie iniziative e proposte.

Tocca specialmente alle Assemblee di programmazione trasformare le linee di azione in un progetto concreto di Provincia. Nella realizzazione di tale importante compito, ogni Provincia potrà contare con la partecipazione – di diritto – dei propri delegati al Capitolo generale. È questo un importante segno di collegamento tra l’Assemblea e il Capitolo, un’indicazione sicura di comunione e di continuità con le intuizioni del 14° Capitolo generale.

Cari Confratelli, vi invito non solo a leggere questo documento, ma soprattutto a utilizzarlo nella nostra programmazione a tutti i livelli. Come ho detto, è la nostra “Magna Carta” di programmazione e di orientamento per il sessennio. Ci potrà aiutare per “produrre frutti” di bene secondo il carisma di Don Orione, in modo che la “pianta unica con molti rami” possa “piegarsi sotto il peso dei suoi frutti”.

Avanti, in cammino! “Ogni albero si riconosce dai suoi frutti” (cfr. Mt 12,33; Lc 6,44). Che il grande albero della nostra Congregazione fiorisca e dia tanti frutti, buoni e pieni della caritas divina.

Con Don Orione, Ave Maria e avanti!

P. Tarcísio Vieira

Superiore generale

 

Approvato dal Consiglio generale a Roma, il 21 settembre 2016

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