La comunicazione di valori e di progetti importanti passa anche attraverso dei simboli. Fu facile per Don Orione ideare, a partire dal motto programmatico "Instaurare omnia in Christo", la bandiera di quel piccolo e volenteroso "esercito della carità" da lui radunato sotto il nome della Divina Provvidenza.
Il vessillo usato sin dai primi tempi della Congregazione consta di una croce rossa in campo bianco, circondata da una raggiera, circondata dalle parole "Instaurare omnia in Christo" in caratteri rossi. "Questo motto - scrisse Don Orione - diventò il nostro timbro, venne stampato in testa alle nostre carte e scritto a caratteri purpurei e fulgidissimi sugli orifiamma e sulle bianche bandiere che adornano e sventolano sulle Case della Divina Provvidenza nei giorni di maggior festa".
Nel "Dizionario dell'omo salvatico", scritto da Domenico Giuliotti e Giovanni Papini, alla voce "Bandiera" troviamo scritto: "Una sola, bianca, con in mezzo una grande croce, simbolo di riscatto delle passioni, potrebbe abolire tutte le altre bandiere e, con esse, ogni ragione d'odio e di guerra".
Don Orione l'aveva già pensato. Venga quel giorno!
IL MOTTO
"Instaurare omnia in Christo"
Molti sono i motti che Don Orione amò, citandoli di frequente, e proponendoli come idee-guida ai suoi figli spirituali. Possiamo ricordare, per esempio, l'Anime e Anime!, motto già usato quando aveva 18 anni, a Pontecurone; il Gesù Anime Papa Maria! per il quale aveva composto un ideogramma; l'Ave Maria e avanti! che fioriva spesso dalle sue labbra e dalla sua penna; il Solo la carità salverà il mondo; molto cari gli erano anche il Charitas Christi urget nos e il Veritatem facientes in charitate! di San Paolo, e l'Ora et labora di San Benedetto.
L'elenco potrebbe continuare, ma il fondamentale, quello che lui esplicitamente propose come motto della Congregazione, sin dal 1893, e che appare già riportato nella testata del primo giornaletto "La Scintilla" edito nel 1895, è certamente l'INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO. Don Orione assunse l'espressione di San Paolo agli Efesini (1, 10) come la sintesi della sua ispirazione e del suo programma.
Con una lettera del 18.1.1905, Don Orione chiese al Vescovo di indulgenziare quel motto che in Congregazione veniva usato come giaculatoria: "Da oltre dieci anni, cioè fin dai suoi inizi, l'umile Congregazione l'"Opera della Divina Provvidenza", che la bontà di Dio ha fatto nascere ai vostri piedi e in questa città di S. Marziano, prese, crediamo per disposizione del Signore, come suo motto e programma l'"Instaurare omnia in Christo" dell'apostolo (Eph. Cap. I, v. 10). L'"Instaurare omnia in Christo" posto a base, dirò così, della Regola che vostra Eccell. rev.ma si degnava approvare, è, per la grazia di Dio, nel cuore di quanti sono figli della Divina Provvidenza: vien ripetuto ogni giorno in questa e nelle altre Case dell'Opera… L'"Instaurare omnia in Christo" fu per noi sempre quasi una invocazione, l'idea che tutta assomma la missione dell'Opera e i suoi sacrificii: la parola d'ordine, la luce che vivifica, rialza e tutto segna il fine del nostro vivere e operare in comune, e il sospiro della nostra vita e della nostra morte".
Proprio perché questo motto aveva un valore "sacro" per la Congregazione, Don Orione chiese una particolare indulgenza legata alle "parole "Instaurare omnia in Christo" dell'apostolo Paolo, si pronuncino esse da una sola o più persone con frase tutta unita, o si pronuncino staccate e da più individui, (come si suole nelle Case della Congregazione, dicendo: Instaurare omnia e rispondendosi: in Christo!), avendole come una aspirazione e un voto delle anime nostre che Cristo risusciti in tutti i cuori, e rinnovi in sé tutto l'uomo e tutti gli uomini". Già il giorno seguente la domanda di Don Orione, Mons. Bandi rispondeva accordando l'indulgenza all'"invocazione "Instaurare omnia in Christo "; sia che si reciti da una sola o più persone, con frase tutta unita, e separata; e ciò toties quoties nella giornata, purché recitata devotamente".
Quest'uso del motto "Instaurare omnia in Christo" come giaculatoria fu tanto caro e inculcato da Don Orione perché sintesi di identità e di programma della Piccola Opera della Divina Provvidenza. E' bello che continui ancor oggi nella Famiglia orionina, sia nelle preghiere che in incontri comunitari o pubblici, sia da parte di religiosi che di laici.
L'INNO DELLA CONGREGAZIONE
"Gioia dei Forti"
Nel 1894 G. Carcano aveva pubblicato ne L'Osservatore Scolastico (14 aprile 1894) un inno ginnastico. Al chierico Orione, che in quell'anno aveva emigrato con il suo collegio da San Bernardino (divenuto troppo piccolo) allo spazioso e centrale "Santa Chiara", piacque quell'inno e ne ricavò, mutando in qualche parte le parole, un inno da cantarsi dai suoi giovani. Lo musicò il maestro Giuseppe Perosi, padre del celebre Lorenzo, sostenitore e aiutante di Don Orione nel collegio. Tanto piacque quell'inno che divenne l'inno di quei giovani e della nascente congregazione. In esso si affermano gli ideali della Piccola Opera (Cristo e Papa) e si descrive un giovane come lo voleva Don Orione: ardito, forte, puro, sereno. L'inno ha tonalità e ritmo di tipo marziale, come s'usava, ma robusto e solenne, coinvolgente. In alcune parti del mondo orionino, viene cantato ancor oggi. Ne riportiamo le parole.
Gioia dei Forti
Gioia dei forti sono i perigli,
bello di gloria splende il mattino;
sorgiamo arditi, lieto è il cammino:
trionfi il Cristo dell'avvenir!
Se un dì festanti di Grecia i figli
degli aspri ludi moveano al campo,
noi pur sereni, sciogliendo un canto,
vincer sapremo, sapremo morir.
Posin dell'arte l'opre leggiadre
vigor di tempre la Patria vuole
noi siam di martiri la santa prole
Leone è il duce di nostra fe'.
E sventoli all'aure il santo vessillo,
risplenda la croce sul mondo tranquillo.
Uniti per Dio, chi vincer ci può?
Siam pronti alla morte; il Papa chiamò!
O baldi giovani o cuori ardenti
Leviam l'osanna dei risorgenti
Avanti il Carroccio per terra e per mar!
Vogliamo che il Cristo ritorni a regnar!
IL BOLLETTINO
"Piccola Opera della Divina Provvidenza"
Sorprende sapere che, il 31 agosto 1895, Don Orione - sacerdote da 4 mesi, circa 200 ragazzi in casa e tanti debiti - fa uscire il primo numero del primo giornaletto della Congregazione. Portava il titolo di "La Scintilla", e sulla testata recava il motto "Instaurare Omnia in Christo". Serviva a far conoscere la nuova Opera e le sue idee ispiratrici.
Dopo tre anni, il 15 agosto 1898, esce il primo numero de "L'Opera della Divina Provvidenza": era sembrato più opportuno che il foglietto portasse in testata il titolo stesso della Congregazione religiosa che ne curava la stampa e della quale in esso si informava.
Le difficoltà economiche (e non solo) non mancarono e il Bollettino non poté uscire regolarmente. Nel 1904 compare un'altra pubblicazione orionina, edita addirittura dalla nota casa Desclée di Roma, dal titolo "La Madonna". Era una bella rivista, di tono piuttosto elevato, con note firme, che intendeva onorare la Madonna e far conoscere la Congregazione.
Avvenuta l'approvazione canonica il 21 marzo 1903, il Vescovo Bandi benedisse anche la ripresa del Foglietto "L'Opera della Divina Provvidenza". Gli scrisse il18 gennaio 1904: Tu sai quanto io apprezzi la buona stampa si come mezzo ai nostri giorni di fare un gran bene fra tanto imperversare di una stampa cattiva che tanto rovina e tanto insudicia. Sono quindi lietissimo del tuo divisamento. L'Opera Tua della Divina Provvidenza per l'aiuto del Foglietto nacque e si dilatò; ora, ripigliandolo, sempre meglio prospererà e sarà conosciuta alla maggior gloria di Dio. Ripigli adunque il caro giornaletto il suo volo d'angelo di pace per gli uomini di buona volontà; e dall'austera nostra Tortona alla fiorita Sanremo, alla Città di Cristo e del Suo Vicario, alle generose regioni della Sicilia, colla pace approdi ancora lo slancio ardente per la restaurazione di ogni cosa in Cristo".
Il Bollettino divenne un tramite familiare di formazione e di informazione che strinse un'ampia cerchia di ex alunni, amici e benefattori della Congregazione. Dal 1924, assunse il nome di "Piccola Opera della Divina Provvidenza" che mantenne fino al 1969 quando fu cambiato in "Don Orione" fino ad assumere, nel 1990, l'attuale "Don Orione oggi".
(dagli studi di Don Flavio Peloso)
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