Non si puņ fare del bene stando col muso, con la malinconia, con la tetraggine.
Venerdì, 22 Settembre 2023
20 Aprile 2011
Pasqua 2011 - GPV - La testimonianza dei discepoli

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La testimonianza dei discepoli prima azione vocazionale

Roma, Pasqua 2011

 

 

 

          Cari Fratelli e Sorelle

          del Gruppo di Preghiera

          per le vocazioni!

 

 

Innanzitutto voglio ringraziarvi per il vostro impegno, con il quale perseverate nella preghiera per le vocazioni. Sono appena tornato dal viaggio in America latina, dove mi sono recato con tutto il Consiglio generale per visitare alcune nostre comunità, specialmente quelle più lontane che non si visitano abitualmente, a causa della grande distanza. E vi voglio dire che ho potuto ammirare l’entusiasmo pastorale dei nostri religiosi e l’impegno dei molti giovani che cominciano il loro cammino vocazionale. Ho potuto conoscere diversi seminaristi, postulanti e aspiranti che forse non sono tanto numerosi, come in passato, ma sono dei bravi giovani, per cui ringraziamo il Signore e preghiamo perché perseverino. In qualche paese sono più numerosi, come ad es. in Brasile e in Paraguay, e in qualche altro meno, come ad es. in Cile.

 

Durante questo viaggio, qualcuno preoccupato per le vocazioni, mi chiedeva quanti postulanti abbiamo quest’anno, quanti novizi, aspiranti... E poi domandavano cosa si potrebbe fare, quali altre attività pastorali intraprendere per avere più vocazioni. Queste domande sono anche giustificate, perché c’è tanto bisogno di nuove vocazioni. Ma non dobbiamo dimenticare che le vocazioni sono, come diceva Papa Paolo VI, un indice della vitalità di fede e di amore delle singole comunità e famiglie cristiane. Vuol dire che i giovani riescono a rispondere alla chiamata del Signore laddove si vive veramente la fede in modo coerente, dove lo spirito di Gesù può operare in modo efficace nei cuori delle persone, nei quali trova un terreno disponibile a ricevere il seme della sua Parola, per farla crescere in modo che dia frutti di vita buona alle persone che vivono e praticano il Vangelo quotidianamente.

Come coltivare questo terreno nei nostri cuori? Innanzitutto bisogna dire che non si tratta di riempire i noviziati e i seminari con un grande numero di persone. La prima e vera azione vocazionale non sono le attività rivolte a cercare i ragazzi e le ragazze per la vita religiosa, ma la cura della vita cristiana delle nostre famiglie e comunità, perché il Vangelo sia vissuto e praticato quotidianamente nella vita con dei segni concreti. In tal modo, le persone che sentiranno la chiamata del Signore, risponderanno in modo cosciente, impegnandosi a seguire la sua voce. E in molti casi si eviterà che vengano persone con intenzioni vaghe, solo per caso, o per simpatia. La sola ricerca delle vocazioni, senza una preoccupazione per una più profonda formazione cristiana delle nostre comunità e famiglie, sarebbe un “mettere la pezza per tappare il buco”. Si può correre il rischio che qualche seminarista non scopra le più profonde motivazioni della sua chiamata e nel fare il suo cammino si scoraggi già alle prime reali difficoltà incontrate lungo il suo percorso formativo e di conseguenza non perseveri. O, qualora perseverasse senza avere acquisito più profonde convinzioni, non sarebbe un buon testimone di Gesù. La questione quindi è più complessa. Si tratta di coltivare delle vocazioni che corrispondano alla chiamata del Signore e lo servano per il bisogno del proprio cuore.

In tal modo risulta la ricerca delle vocazioni appare un secondo passo nelle nostre attività vocazionali. Il primo passo per suscitare la domanda che si porrà un giovane o una giovane, se il Signore li chiama, è la gioiosa testimonianza di vita dei cristiani, laici e consacrati. Tale domanda può sorgere solo in un ambiente di credenti che, vivendo la propria fede in modo cosciente, si manifestano come persone felici della loro scelta e del loro “sì” quotidiano per il Signore.

Infatti non è importante che siamo molti. Si deve rispettare sempre la libertà dell’uomo. La vera preoccupazione è quella di realizzare bene la vocazione ricevuta, cioè di essere persone che vivono la propria vocazione fino in fondo. Gesù stesso dice: « Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? » (Mt 16,24-26).

D’altra parte, non sarebbe un inganno invitare le persone a vivere una vita, nella quale non potranno mai essere felici e sentirsi realizzate? Il nostro compito è quello di creare un ambiente idoneo dove i tanti giovani che il Signore chiama, potranno trovare un terreno in cui maturare, pronti a loro volta a testimoniare e diffondere i valori evangelici come frutto di relazioni visibili, coerenti e serene, oltre che fonte di nuove vocazioni.

            Ascoltiamo Don Orione: « Anno nuovo, vita nuova: vita santa e santificante! Anno nuovo, vita tutta in Gesù, di Gesù, per Gesù! Miei Figli, viviamo in Gesù! Perduti nel suo Cuore, affocati d'amore, piccoli, piccoli, piccoli: semplici, umili, dolci. Viviamo di Gesù! Come bambini tra le sue braccia e sul suo Cuore, santi e irreprensibili sotto il suo sguardo; inabissati nell'amore di Gesù e delle anime, in fedeltà e obbedienza senza limite a Lui e alla sua Chiesa! Viviamo per Gesù! Tutti e tutto per Gesù, niente fuori di Gesù, niente che non sia Gesù, che non porti a Gesù, che non respiri Gesù! In modo degno della vocazione, che abbiamo ricevuta modellati sulla sua Croce, al suo sacrificio, sulla sua obbedienza usque ad mortem in oblazione e totale olocausto di noi stessi, qual profumo d'odore soave. O Gesù, aprici il tuo Cuore: lasciaci entrare, o Gesù, ché solo nel tuo Cuore potremo comprendere qualche cosa di quello che Tu sei, potremo sentire la tua carità e misericordia, comprendere e amare anche noi il sacrificio e quella santa obbedienza, per cui Ti sei sacrificato. »

(Lettere II, 154-155).

            Perciò impariamo a cercare Gesù tutti i giorni della nostra vita, assumiamo la nostra croce e la uniamo alla sua, nel gioioso impegno di fare la nostra vita bella, da credenti che vivono la speranza della risurrezione. Ogni nostra azione diventerà vocazionale e apriremo uno spazio nuovo nella nostra vita, spazio in cui Dio potrà chiamare in modi diversi: con una buona ispirazione, una buona lettura, una predica, un consiglio del confessore, una tribolazione, una gioia ecc... L’importante sarà capire qual’è la strada che Egli desidera che prendiamo per giungere al paradiso; lo stato di vita che dobbiamo abbracciare, perché Dio non comanda ma invita, quando chiama alla vita religiosa. Egli vuol essere servito per amore, non per forza.

Buona Pasqua a tutti!

Don Silvestro Sowizdrzal FDP

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