2009-01-24_Doc_Fin_Congr_Edu_Bs_As_2008-it
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VERSO
UN NUOVO IMPULSO EVANGELIZZATORE, “DA
ORIONINI”
Sussidio di
aggiornamento al Progetto Educativo Orionino
elaborato
all’Incontro Internazionale degli Educatori Orionini, Buenos Aires 2008
PRESENTAZIONE
Sono
felice di presentare il documento frutto del Congresso internazionale
degli
educatori orionini, svoltosi in un clima di grande allegria e
fraternità a
Pilar, presso Buenos Aires, dal 29 settembre al 3 ottobre. Aveva per
tema: La carità educativa: verso una nuova
spinta
evangelizzatrice. C’erano rappresentanti di 15 Paesi ove la
Congregazione
provvede a più di 40 mila alunni.
Anch’io
vi ho partecipato è ho colto un ottimo clima di famiglia orionina e di
consapevolezza della preziosità della missione educativa secondo il
carisma.
La
“coscienza del carisma” è un grande fattore di unità e di sviluppo
delle nostre
comunità educative in qualunque tipo di scuola e di attività
pedagogica. Molto
influisce sulla motivazione e sulla
qualità stessa del nostro operare.
Noi
Orionini ci siamo proprio per essere “orionini”, secondo Don Orione.
Anche
nelle scuole. E questo non lo viviamo solo come una strategia
di mercato, ma come una vocazione e
missione affidateci dalla Divina Provvidenza.
La Divina
Provvidenza affidò a Don
Orione
un’ispirazione, un compito e una missione: collaborare, fiduciosi nella
Divina
Provvidenza, “per
portare i piccoli, i poveri, il popolo alla Chiesa e al Papa, per instaurare omnia in Christo mediante
le opere di carità”.
Don Orione era
cosciente che egli era solo il primo in
ordine di tempo di quanti avrebbero condiviso il medesimo carisma per “vivere
e diffondere un’onda più viva, più fresca di alta vita spirituale e
cristiana.
Noi dobbiamo essere una forza nelle mani della Chiesa, una forza di
fede, di
apostolato, una forza dottrinale, una forma nuova soprattutto di carità
per il
popolo…" (Don
Orione).
Vivere
l’azione educativa con nuovo impulso
evangelizzatore è stato il
motivo ispiratore e lo scopo del Convegno internazionale di Buenos
Aires. Esso
attualizza, nell’ambito della carità educativa, l’impegno della fedeltà
creativa al carisma e richiede
la vitale comunicazione tra il carisma di Don Orione, la comunità
religiosa e la comunità educativa.
Le scuole
devono essere “fari
e pulpiti di fede e di civiltà” per gli alunni e ancor più
per il
territorio umano che le circonda. Una scuola orionina, con impulso
evangelizzatore, non può accontentarsi di un buon impianto pedagogico e
gestionale interno. Deve guardare e ben comunicare con l’ambiente
esterno. Fine
ultimo del faro è illuminare fuori. Il fine della
comunità educativa è
sì all’interno, “l’educazione civile e
religiosa degli allievi”, ma anche e più all’esterno: “trascenda e getti nella società tanto splendore di
luce, tanta vita di
amore di Dio e degli uomini da essere più che i santi della Chiesa i
santi del
popolo e della salute sociale” (Don Orione).
La spinta data
da Don Orione ad
essere “santi della salute sociale”,
ad andare “fuori di sacrestia” si
traduce, nelle scuole orionine, nell’impegno a curare la qualità
pedagogica e
spirituale dell’insegnamento e la relazione con la società circostante,
mediante l’osmosi del bene, la testimonianza e le iniziative
specifiche. Il
documento che abbiamo tra le mani dà preziose indicazioni ideali,
pedagogiche e
organizzative.
Come essere “scuole cattoliche fuori di sacrestia”?
Come vivere l’attività scolastica/educativa con nuovo impulso
evangelizzatore? Indico
cinque prospettive, più una, per le nostre istituzioni educative.
1.
Continuino a privilegiare
gli alunni e gli ambienti poveri, affrontando le
preoccupazioni pedagogiche
ed economiche che ne derivano.
2.
Vivano una speciale
passione e azione verso le famiglie degli alunni e del
territorio, verso le
famiglie frammentate e verso la cultura della famiglia.
3.
Prolunghino l’azione
educativa sul territorio, instaurando un rapporto costruttivo
con le
istituzioni culturali, civili ed ecclesiali, con le diverse
aggregazioni
sociali presenti “per costruire una rete di relazioni che aiuta gli
alunni a
maturare il senso di appartenenza e la stessa società a crescere e
svilupparsi
in maniera solidale” (Educare insieme, n. 47).
4.
Promuovano “interventi
relativi alle nuove urgenze di povertà” (Capitolo
generale 12°, dec.
1) anche non istituzionalizzati: per ragazzi
abbandonati o a rischio,
per l’alfabetizzazione, per il sostegno scolastico, alimentare,
religioso, e
simili.
5.
Qualificare
alcuni “giovani
che seguano il cammino che Gesù indica” e che evangelizzino altri
giovani con
“la gioia di recare il proprio contributo alla sua presenza nel
prossimo
secolo” (Tertio millennio adveniente 58).
E
vorrei indicare una sesta prospettiva.
Dal
Convegno di Pilar è emersa una importante novità congregazionale. Nel
settore
educativo, oltre alle consolidate e numerose scuole di livello primario
e
secondario, oltre ai centri di formazione professionale, sono venute
aumentando
di numero e di qualità le scuole speciali per “diversamente abili”.
Accanto a quasi tutti i nostri Piccolo Cottolengo e istituzioni
socio-assistenziali
sono sorte molte di queste scuole speciali. E’ un frutto nuovo e direi
“tipico”
della nostra Famiglia Orionina nel tempo attuale e invito a promuoverlo
al
meglio anche come segno culturale di amore alla vita debole nella
società che
lascia ai margini proprio le categorie più svantaggiate.
Esprimo infine
il ringraziamento, nel nome di Don Orione,
a quanti, religiosi, suore e laici, stanno collaborando con competenza
e
passione nelle scuole e nelle attività educative della Famiglia
orionina. Il
Signore benedica voi e tutti i bambini e giovani cui dedicate le vostre
energie
di mente e di cuore.
24 gennaio
2009, memoria
di San Francesco di Sales
Don Flavio Peloso
superiore
generale
INTRODUZIONE
Per Don Orione la
scuola era uno dei mezzi più efficaci per conseguire lo scopo primario
e
specifico della sua Opera, nel quadro del piano salvifico di Dio Padre:
«diffondere la conoscenza e l'amore di Gesù Cristo, della Chiesa e del
Papa,
specialmente nel popolo» (Cost. Art. 5). Don Orione ha perseguito la
finalità
di contribuire alla promozione dell'uomo e della società tramite le
scuole. Si
dedicava alla elevazione umana, morale e sociale dei giovani,
specialmente di
quelli più bisognosi, per facilitarne l'inserimento dignitoso nel mondo
del
lavoro e nella Chiesa e per renderli protagonisti di progresso civile e
cristiano. Lavorava per sviluppare in essi una personalità forte,
capace di
discernere e di vivere la propria vocazione laicale o religiosa.
Don Orione ha
tracciato il cammino e ci ha lasciato un metodo che ha dato molti buoni
frutti
nella storia delle opere educative orionine. Per il centenario di
fondazione
della Congregazione, iniziata con l’apertura del primo Collegetto di
San
Bernardino a Tortona, si è elaborato il Progetto
Educativo Orionino (PEO), a Santiago del Chile nel 1993. A
distanza di 15 anni
dalla sua elaborazione, di fronte ai recenti cambiamenti sociali e
culturali, è
sembrato opportuno “rileggerlo” per prendere coscienza dei frutti di
evangelizzazione da esso prodotti, studiare e attualizzare alcuni suoi
aspetti
e scoprire orientamenti generali che aiuteranno a rispondere alle nuove
sfide
di questo millennio, coinvolgendo tutte le realtà educative. Questo
desiderio
ci ha portati verso il Congresso educativo svoltosi a Buenos Aires
(Argentina)
nei giorni 29 settembre – 3 ottobre 2008 con lo scopo di rinnovare
l’impulso
evangelizzatore attraverso la scuola, valido mezzo per raggiungere il
fine
apostolico della Congregazione. La riflessione quindi si è concentrata
sugli
aspetti evangelizzatori della nostra missione educativa, condividendo
la
conoscenza delle diverse realtà e azioni educative orionine del mondo e
attualizzando alcune linee proposte dal Progetto. Il frutto finale del
Congresso è il presente Sussidio.
Quanto al
metodo con
cui si è pervenuti a questo documento, bisogna dire che esso è nato
dopo un
cammino biennale di lavoro dei nostri centri educativi, accompagnato da
un’équipe preparatoria. Il lavoro dell’équipe (P.
Gustavo Aime e P. Eldo
Musso per
Argentina,
P. Paulo
Arcanjo Reis e P. Paulo Sergio Correia per Brasile,
Prof.
Guido Montesinos, P.
Roberto Simionato
e Fratel
Juan Daza per Cile), è stato accompagnato
dal Consigliere
generale incaricato don Silvestro Sowizdrzal. Tutte le unità educative
orionine
nel mondo sono state coinvolte nella riflessione. Il lavoro previo al
Congresso
si è svolto principalmente in due tappe.
Durante la
prima
tappa, preparatoria, di carattere tipicamente tecnico, l’équipe ha
elaborato le
schede di rilevamento dei dati circa le realtà educative della Piccola
Opera
della Divina Provvidenza. Ciò ha permesso di stimare l’entità e la
situazione
delle realtà educative nella nostra Congregazione e quindi di orientare
il
lavoro successivo.
Nella seconda
tappa
l’équipe preparatoria si è concentrata sull’aggiornamento del Progetto Educativo Orionino in alcuni
suoi capitoli. A questo fine un gruppo di professori cileni ha
preparato schede
di riflessione che sono state approvate e riviste dalla commissione
preparatorie e successivamente inviate a tutte le realtà educative
della
Congregazione. L’équipe preparatoria, raccolte le risposte, si è
riunita di
nuovo per sistemare i risultati e farne una sintesi che ha poi
costituito il
materiale di base per il lavoro di riflessione durante il Congresso
educativo.
Le Piccole
Suore
Missionarie della Carità, hanno partecipato al Congresso con analoga
preparazione e hanno offerto il loro prezioso apporto.
I
rappresentanti del
Congresso sono stati scelti tenendo conto dei temi e delle competenze
specifiche. Per questo motivo, oltre ai rappresentati delle realtà
scolastico-educative tradizionali, hanno preso parte al Congresso anche
i
rappresentanti delle scuole speciali e delle strutture educative non
formali
(CEC – CEDO - Oratori in Italia e in Polonia). La presenza di alcune
persone
che avevano partecipato alla stesura del Progetto
Educativo Orionino del 1993 ha
garantito una certa continuità al nostro lavoro.
Durante il
Congresso
i partecipanti (circa un’ottantina di rappresentanti da diversi paesi),
dopo
un’illuminazione fatta dagli esperti nel campo educativo (prof. Cloves
Antonio
de Amissis Amorim del Brasile, prof. Aldo Passalacqua del Chile e Card.
Estanislao Karlic dell’Argentina), hanno studiato tutto il materiale in
gruppi.
Per giungere a un effettivo aggiornamento del testo, esso è stato
studiato
nell’ottica delle nuove sfide e dei modi per affrontarle dal punto di
vista del
nostro carisma. A questo punto il materiale ottenuto è una preziosa
integrazione del Progetto per una sua migliore attuazione oggi.
Questo
materiale è
stato approvato dai partecipanti del Congresso e successivamente
affidato a una
commissione ristretta per un ulteriore perfezionamento linguistico.
Come ultima
istanza, il Consiglio generale della Piccola Opera, dopo aver studiato
il testo
del Sussidio, l’ha approvato nella sua seduta del 4 dicembre 2008.
Il documento
che vi
affidiamo è suddiviso in sei capitoli: Globalizzazione (PEO Cap. 4.1),
Famiglia
(PEO Cap. 4.2), Ambiente educativo (PEO Cap. 6.1), Comunità educativa,
Ruoli
(PEO Cap. 6.2), Profilo religioso dell’uomo da formare (PEO Cap. 8.1) e
Profilo
dell’ex-alunno (PEO Cap. 8.2). I numeri tra parentesi fanno riferimento
ai
capitoli del Progetto Educativo Orionino
indicandone linee di aggiornamento e sviluppo.
Possa questo
Sussidio
aiutare a realizzare “comunità educative ed evangelizzatrici” nelle
mutate
condizioni sociali e culturali del mondo. Speriamo che la ricchezza di
proposte
comprese nel documento susciti un nuovo entusiasmo evangelizzatore in
tutte le
scuole orionine, per meglio essere educatori ed evangelizzatori
orionini oggi.
Don Silvestro
Sowizdrzal
consigliere
generale
VERSO UN NUOVO
IMPULSO EVANGELIZZATORE, “DA ORIONINI”
Sussidio
di aggiornamento al Progetto Educativo
Orionino
elaborato
all’Incontro Internazionale degli Educatori Orionini, Buenos Aires 2008
GLOBALIZZAZIONE (PEO
cap. 4.1)
La
globalizzazione ci ha posto
davanti nuovi scenari, di fronte ai quali, a volte, ci troviamo
disorientati e
sconcertati. Siamo di fronte ad un fenomeno che ci presenta pure molte
opportunità.
Infatti abbiamo più accesso al progresso e allo sviluppo tecnologico;
le
comunicazioni hanno avuto tale incremento che si realizzano in modo
rapido e
senza barriere.
L'economia
primaria del sociale si
rende indipendente dall'economia internazionale. La qualità della vita
è
diversa. Si ha un accesso quasi illimitato ad ogni genere di
informazione con la
possibilità di giungere ad un pensiero planetario.
La
globalizzazione è certamente
positiva quando favorisce la comprensione tra i popoli, la tolleranza
tra
diverse culture e l'integrazione tra le nazioni che condividono la
stessa
tradizione culturale, superando false frontiere e contribuendo così
allo sviluppo
della promozione umana, allargando il campo della solidarietà tra gli
esseri
umani e promuovendo la globalizzazione della carità (Giovanni Paolo II,
Messaggio per la giornata mondiale della
pace 1998)
D'altra parte,
il progresso
tecnologico si è inserito nel nucleo familiare in forme diverse, spesso
manovrato e controllato da un certo consumismo, originato
frequentemente dai
mezzi di comunicazione di massa, creando falsi bisogni di
modernizzazione con
una insoddisfazione e solitudine persistente; la comunicazione ci ha
resi
incomunicabili. Una società troppo orientata verso l'economia diluisce
e
svaluta i valori spirituali.
La
globalizzazione, poi, spinge ad
acquisire sempre più beni materiali, producendo una nuova e dominante
forma di
schiavitù per l'essere umano. Ciò ha alterato considerevolmente i
nostri
valori; la solidarietà resta tarlata da un crescente individualismo e
da un
senso della competizione a oltranza. La facilità con cui si può
accedere alle
cose, ha indebolito, alla radice, la cultura dello sforzo e la capacità
di
attendere (perché sforzarsi tanto e sperare se lo puoi ottenere adesso?)
La
globalizzazione stabilisce nuovi
processi di costruzione dell'identità sostituendo la trasmissione dei
valori
tra generazioni con quella tra coetanei. Si preferisce dare più tempo
al lavoro
a discapito della vita familiare. Altro aspetto negativo della
globalizzazione
è la "guerra totale". La violenza è diffusa in tutti i settori della
società. Lo rileviamo chiaramente tra i nostri alunni.
Sfide concrete
che ci interpellano davanti a questo
quadro:
–
Umanizzare
il processo di globalizzazione nelle nostre comunità, privilegiando
l'essere
sull'avere.
–
Formare
ai valori, situazione costantemente controversa da un relativismo
proteso più verso
una società globale che trascura la formazione integrale dell'essere
umano, accrescendo
l'edonismo ed il consumismo come forma di vita che conduce alla
soluzione immediata
dei problemi, senza altro discernimento.
–
Sostituire
l'antico paradigma della scuola in cui c'era chi insegnava e chi
imparava, con
un nuovo paradigma, dove alunni e insegnanti imparano insieme dal
reciproco incontro
e dall'interscambio di esperienze-dono.
–
Raggiungere
una maggior comunicazione interpersonale, ora resa fragile dalla
cibernetica che
risulta molto più attraente per i giovani perchè procede in modo
lineare e
senza ordine gerarchico; permette di aprire o di chiudere il dialogo a
piacimento (uso compulsivo degli strumenti tecnologici informatici,
MP3, MP4,
cellulari, i-phone, i-pod, ecc.)
–
Formare
secondo la dottrina della Chiesa, prendendo in esame i fatti
disgreganti del
progetto di formazione, diffusi dai distinti mezzi di comunicazione.
–
Ricostruire
il concetto di autorità facendo vedere la correlazione ineludibile tra
diritti
e doveri.
–
Imparare
a comunicarci e relazionarci con la cultura giovanile per dialogare con
nuovi
codici e parametri e da qui trasmettere i valori; in definitiva,
educare
all'interno di questo nuovo scenario.
Suggerimenti per affrontare queste sfide:
–
Fortificare
nelle nostre comunità la formazione integrale, radicata sulla nostra
esperienza
e sulla testimonianza di Dio, con attenzione alla educazione ai valori;
con più
dialogo, rispetto, comprensione, formazione morale e religiosa,
riscoprendo la
cultura dello sforzo e della disciplina come forma di vita; cercando di
costruire una solidarietà aperta.
–
Riformulare
le proposte pastorali, in considerazione dei diversi modi di apprendere
le
inquietudini e i bisogni nelle nostre comunità.
–
Fortificare
la famiglia realizzando incontri di formazione permanente per genitori
sul
fenomeno della globalizzazione ed i nuovi scenari.
–
Essere
esempio di virtù, educando con la testimonianza.
–
Valorizzare
la propria identità culturale senza ignorare l'influenza esterna che
agisce su
di essa.
–
Fare
lo sforzo di conoscere il proprio territorio, ambiente, contesto e i
nuovi
scenari per poter educare adeguatamente.
–
Sviluppare
meglio la solidarietà presente nel processo della globalizzazione.
Don Orione ci
invita costantemente a "camminare
alla testa dei tempi”, ciò significa:
–
Essere
sufficientemente capaci di far emergere i contributi positivi e cercare
strategie per ridurre gli aspetti negativi della globalizzazione.
–
Essere
innovatori e considerare la modernità come un contributo, potenziando
quelle
pratiche che fortificano la nostra identità.
–
Essere
aggiornati sugli argomenti che riguardano il nostro ruolo e i nostri
compiti.
–
Essere
educatori virtuosi, radicati nel messaggio del Vangelo e nel magistero
della Chiesa.
In altre parole, essere oggi un uomo di Dio, di profonda vita
spirituale, che
si trasmette sopratutto attraverso la coerenza di vita.
–
Accompagnare
i giovani incoraggiandoli perché esercitino pienamente i loro diritti e
doveri
civili e possano arrivare ai centri decisionali. " Fare sorgere tra i
figli del popolo veri rinnovatori della società, specialmente
attraverso
l'educazione cristiana della gioventù" (CC 119), riconoscendo che gli
educatori
sono protagonisti della loro storia (cfr. PP15).
–
Incoraggiare
l'audacia e la creatività delle nostre comunità educative a scoprire
nuove
necessità.
LA FAMIGLIA (PEO
cap. 4.2)
I genitori
rimangono i primi
educatori dei loro figli, anche se oggi sono sottoposti a numerosi
condizionamenti. Nelle famiglie possiamo osservare cambiamenti di ruolo
e di
responsabilità; in un numero significativo di famiglie, i genitori sono
assenti
per motivi di lavoro e/o perché si sentono incapaci di educare i loro
figli. Molti
di essi hanno delegato la funzione formativa alle istituzioni, ai
familiari o
amici. Queste carenze hanno intaccato la famiglia rendendola incapace
di
dimostrare tenerezza, affetto e comunione; è cresciuto l’individualismo
e la
mancanza di dialogo. Di conseguenza, per supplire a queste carenze, le
famiglie
sono diventate più permissive esaltando i diritti e sottacendo i
doveri. La
conseguenza più evidente di
questo
fenomeno contemporaneo è la perdita, o almeno l’alterazione, dei valori
etici e
morali. Nelle nostre comunità abbiamo famiglie che si trovano in
diverse situazioni:
con matrimonio sacramentale o civile, conviventi, genitori con diversi
figli
(figli tuoi, miei, nostri), separati e vedovi; alcuni nostri alunni
sono figli di
minorenni. Attualmente esiste una maggiore apertura per queste
differenti
situazioni familiari, all’interno delle quali, secondo le loro
possibilità, gli
adulti cercano di dare il meglio di sé nella formazione dei loro figli.
Alcune strategie di evangelizzazione in queste
realtà familiari:
–
Creare
e formare una coscienza in modo tale che tutta la comunità educante
(insegnanti, personale ausiliario, genitori, ecc.) sia agente di
evangelizzazione.
–
Integrare
le diverse situazioni di famiglie nella comunità; rispettare e
accogliere i diversi
bisogni che le assillano; accompagnarle nella loro formazione alla
fede;
avvicinarle al dialogo con Dio e al dialogo fraterno familiare.
–
Offrire
una solida formazione cattolica non soltanto agli alunni, ma anche ai
genitori
o incaricati/tutori, attraverso programmi stabiliti nelle diverse
istanze
pastorali, ordinarie e straordinarie (scuole
per genitori, settimana della famiglia, feste orionine, giornate o
attività di
solidarietà, ecc.)
–
Realizzare
periodicamente in ogni istituzione educativa, una diagnosi riguardo
alle
diverse situazioni delle famiglie presenti, utilizzando gli strumenti
di mediazione
più adatti.
Alcuni dei nostri alunni mancano di una figura
paterna e/o materna; sapendo che non si può supplire all’assenza del
padre o
della madre, possiamo offrire l'appoggio nella formazione della persona
alla
luce del nostro carisma. Infatti, con la testimonianza della vita,
conoscendo e
amando Cristo e la sua Chiesa, possiamo:
–
Trasmettere
i valori cristiani.
–
Sostenere
e accogliere le famiglie con carità, rispetto, comprensione e affetto,
con
chiarezza e creare occasioni di partecipazione, individuale e familiare.
–
Dare
attenzione personalizzata per ogni alunno nella sua situazione reale,
nel suo
aspetto misterioso, alle sue ferite e alle sue potenzialità,
dimostrando un
vero interesse alla sua persona, creando canali di confidenza perché
l'educando
possa aprire il suo cuore, con la certezza di incontrare uno sguardo
pieno di
comprensione e di tenerezza.
L'AMBIENTE
EDUCATIVO E LA COMUNITA' EDUCATIVA (PEO
cap. 6.1)
Ogni relazione interpersonale si basa su una buona
comunicazione e sul rispetto reciproco. Alcuni fattori che la
facilitano sono:
–
La
comunicazione assertiva (dire le cose all'interessato e in tempi e
luoghi
appropriati), il dialogo franco, basato sull’onestà e il consiglio.
–
Il
rispetto, la tolleranza, la comprensione, l'empatia, la flessibilità,
la disponibilità
e la serenità.
–
Un
ambiente gratificante, dove tutti possono contribuire a creare la
comunità,
favorendo il lavoro di gruppo, pregando insieme.
–
La
credibilità e la chiarezza del ruolo che ci compete all'interno della
comunità.
–
Una
comunicazione verticale e trasversale senza ambiguità, ascoltando tutti
e dando
tempo a ciascuno per esprimersi.
–
I
consigli d’opera facciano da intermediari e facilitino la comunicazione
e le
relazioni tra i diversi membri delle comunità educative.
–
La
partecipazione di genitori e alunni tramite associazioni, attività
culturali,
sportive, ecc.
–
L'uso
adeguato di tutti i mezzi di comunicazione che sono alla portata della
comunità
educativa (cartelloni,
pagine web,
e-mail ecc.).
–
La
creazione di nuovi stili d'incontro nella scuola.
–
Partecipazione
al Movimento Giovanile Orionino (MGO)
come ambiente per crescere ed essere protagonisti.
Alcuni fattori che influiscono negativamente nel
nostro ambiente educativo:
–
Cambi
di religiosi che possono danneggiare la continuità dei processi e
progetti
educativi.
–
Mancanza
di programmazione e di coordinamento a breve, medio e lungo termine.
Mancanza
di risorse economiche.
–
Mancanza
del senso di appartenenza da parte del personale, per diversi motivi
(lavoro in
diverse istituzioni, bassa retribuzione ecc.).
–
Mancanza
di comprensione, rispetto, professionalità, sensibilità.
–
Incapacità
di entrare in empatia con l’altro, con la sua storia e incapacità di
fare
nostre le sue difficoltà.
–
Insufficiente
comunicazione tra i membri della comunità educativa.
–
Disinteresse
dei i giovani; insufficienza organizzativa della giornata scolastica
che genera
stress, comportamenti aggressivi e ribelli.
–
Indifferenza
e apatia per il trascendente.
–
Scarso
impegno dei genitori alla formazione morale, religiosa e accademica dei
propri
figli.
Per riuscire a trasformare questa realtà è
necessario:
–
Agire
con carità, empatia, trasparenza e comprensione.
–
Unificare
i criteri educativi alla luce di un dialogo sincero e aperto, essere
costanti e
perseveranti con i progetti stabiliti.
–
Mantenere
o creare occasioni di partecipazione, appoggio e integrazione che
facilitino i
legami tra i membri della comunità educativa.
–
Offrire
spazi di convivenza e di formazione al carisma, preparando
professionalmente,
incentivando l'identità e il senso di appartenenza alla istituzione.
–
Favorire
ambienti di festa e allegria per migliorare la comunicazione e le
motivazioni personali.
–
Curare
gli ambienti.
–
Creare
condizioni che facilitino l'integrazione di chi ha particolari
necessità
educative.
Alla luce del nostro carisma, le caratteristiche che
dovrebbero evidenziarsi chiaramente nei nostri ambienti educativi sono:
–
La
proposta di Cristo come modello e unico "Maestro", attorniata da un
clima di vita interiore e di fede.
–
L’educazione
attraverso il metodo paterno-cristiano sviluppato dallo stesso Don
Orione.
–
L’apertura
verso i giovani con culture e fedi diverse dalla nostra, perché
portatori di
valori e di legittime esigenze che vanno soddisfatte.
–
La
proposta dei valori morali ed etici propri del nostro santo fondatore,
come il
rispetto, la responsabilità, la onorabilità, la solidarietà la
comprensione,
l'affetto, l'accoglienza, la disponibilità, ecc.
–
La
vicinanza agli ultimi e agli esclusi, come segno della maternità della
Chiesa.
–
La
promozione del volontariato in stile orionino.
–
La
promozione, con un tempo appropriato, del dialogo comprensivo e
rispettoso.
–
L’amore
ai giovani per guidarli alla ricerca di una vita cristiana, pubblica e
privata.
–
L’ascolto
di ogni persona, per rispondere alle sue esigenze: accogliendo gli
alunni e le
loro famiglie, generando una comunicazione opportuna e sincera, in un
ambiente
sereno, e con un gruppo guida che sostenga uno sviluppo educativo e
inoltre
offrendo borse di studio ai più bisognosi.
COMUNITA’
EDUCATIVA, RUOLI (PEO cap. 6.2)
Chiaramente
esiste una differenza
di ruoli all'interno delle comunità, in quanto ognuno deve sviluppare
il suo
compito. In riferimento al carisma orinino è importante accordarsi,
fare
frequenti revisioni, riflettendo e progettando ruoli e funzioni.
Caratteristiche
evangelizzatrici e carismatiche
comuni a ogni ruolo e compito:
–
Amore
ed entusiasmo nella proposta, con valori solidi, prediligendo lo stile
paterno-cristiano.
–
Capacità
di dialogo continuo con i membri della comunità educativa per avere
visione
comune.
–
Coerenza,
equilibrio e prudenza tra il dire e il fare.
–
Umiltà
per riconoscere i propri errori.
–
Aggiornamento
professionale e cura della dimensione spirituale della vita.
RELIGIOSO:
–
Garante
della presenza sacramentale di Gesù risorto e allo stesso tempo di
fedeltà al
carisma.
–
Pastore
impegnato con l'opera; profondo conoscitore , promotore , modello del
carisma e
del pensiero orionino.
LAICO:
–
Formato
cristianamente, con carattere innovativo ed evangelizzatore,
conoscitore e
testimone del carisma orionino; vivendolo creativamente nel operare
quotidiano.
Dal ruolo particolare di ogni membro della comunità
deve scaturire un contributo alla formazione integrale dei nostri
alunni
rispondendo fedelmente a quanto ci viene richiesto:
–
Amare
i nostri alunni partendo dalla loro situazione; formare ai valori
cristiani,
dando l’esempio, insieme con la famiglia e/o il tutore, stando loro
vicini.
–
Accompagnare
gli alunni a farsi un progetto di vita attraverso la propria crescita e
conoscenza di sé, offrendo gli strumenti necessari perché diano una
lettura
credibile della propria vita.
–
Aggiornare
creativamente gli obiettivi, i percorsi e i metodi degli itinerari
formativi,
davanti alle nuove esigenze sociali e alle nuove tendenze educative,
per
preparare i nostri alunni, in sintonia con i tempi, senza perdere i
nostri
valori e l'identità cristiana.
–
Ampliare,
la interdisciplinarietà, attraverso un reale impegno nell’ambito
socio-culturale, famigliare e religioso.
–
Creare
condizioni favorevoli per accompagnare la comunità, programmando
circostanze particolari,
disponendo di risorse, supervisioni, interloquendo con i genitori e
rafforzando
la comunicazione tra i componenti della comunità educativa.
PROFILO
RELIGIOSO DELLA PERSONA DA FORMARE (PEO cap.
8.1)
Le
caratteristiche religiose dei nostri alunni sono
molto diverse:
–
I
bambini dell’età infantile sono più recettivi alla formazione religiosa
degli
adolescenti e dei giovani; in questi ultimi, pur permanendo resistenze
proprie
della loro tappa educativa, si manifesta più chiaramente l’attitudine
alla
solidarietà come caratteristica propria della loro età.
–
La
maggior parte dei nostri alunni è cattolica - anche se con elementi di
sincretismo religioso e di confusione di valori - ma non sempre
praticante; ha
seguito la catechesi iniziale e ha ricevuto i sacramenti
dell’iniziazione
cristiana. Capita sempre più spesso che vi siano bambini o giovani di
altre
confessioni cristiane e addirittura di altre religioni; vi sono anche
alunni
non credenti. Nonostante l'apatia generale nei confronti della
religiosità, molti
giovani sono sensibili alle esperienze spirituali forti (incontri di
giovani, ritiri,
ecc.), ma sono pochi quelli che perseverano in un cammino di fede vero
e
proprio. Comunque si manifesta in loro un’evidente ricerca del senso
della vita
e di modelli da imitare.
–
Alcuni
nostri alunni partecipano alla formazione religiosa con indifferenza.
Hanno una
scarsa conoscenza della nostra fede, anche se partecipano alle
celebrazioni
comunitarie; conoscono e apprezzano la figura di San Luigi Orione.
–
Al
termine dei corsi, raggiungono una sufficiente consapevolezza di essere
cristiani, anche se pochi sviluppano la coscienza della missione
evangelizzatrice nel mondo. In alcuni casi sono gli alunni che
evangelizzano le
loro famiglie; i bambini con forti esigenze educative danno una chiara
testimonianza di fede.
Diverse forme per far conoscere il carisma ai nostri
alunni:
–
Attraverso
gli atteggiamenti quotidiani che si evidenziano in: testimonianza di
religiosi/e, docenti e non docenti, spirito di famiglia e senso di
appartenenza, promozione costante di buone relazioni nella comunità
educativa.
–
Attraverso
attività programmate (corsi di formazione religiosa) e occasionali,
come per
es. atti di carità concreta, visite alle opere di carità, gruppi di
aiuto
fraterno, notte di solidarietà, missioni, preghiera quotidiana,
celebrazioni
delle feste orionine, settimane vocazionali, ecc. e tutte quelle
iniziative che
rivelino la presenza e l’efficacia del carisma nella comunità educante.
Per sviluppare nelle nuove generazioni un impegno evangelizzatore
e orionino, occorre:
–
Qualificare
la presenza del religioso come primo referente e attraverso di lui
creare
legami solidi in Cristo con le nuove generazioni.
–
Fortificare
la fede e la spiritualità con la preghiera e i sacramenti, suscitando
un
desiderio di riflessione per valorizzare ciò che Dio ci ha comunicato.
–
Dare
vita a gruppi di formazione al carisma per approfondire il messaggio di
Don
Orione e per motivare la comunità educativa. Educatori e genitori
devono
operare in sintonia con i valori che si vogliono consolidare.
–
Includere
nel progetto pastorale esperienze forti di preghiera, di silenzio, di
incontro
con la
Parola
di Dio e gli scritti del Fondatore e servizi concreti di carità, per
es.
volontariato nei nostri Cottolengo ecc. Questo itinerario di formazione
religiosa e al carisma dovrà essere pianificato e verificato
annualmente.
FISIONOMIA
DELL'EX-ALLIEVO (PEO cap. 8.2)
Dato il gran
numero di ex-allievi, non
è possibile costruire relazioni personali con tutti. Si mantengono
contatti con
quelli che manifestano interesse, avvicinandosi alla comunità e
partecipando
alle diverse attività parrocchiali o scolastiche. Molti ex alunni
tornano nei
nostri ambienti come genitori, tutori o procuratori, portando i propri
figli al
collegio. Altri, tornano come impiegati e/o volontari nelle nostre
comunità.
Esistono
gruppi di ex-allievi che si
sono organizzati in maniera spontanea e si incontrano sporadicamente,
mentre
altri lo fanno con sistematicità e si inseriscono nelle strutture
organizzate.
La comunità
educativa ha rapporti
di porta aperta con gli ex-allievi, creando legami permanenti,
attraverso
diverse iniziative, come celebrazioni liturgiche della Famiglia
Orionina,
settimana della memoria, ecc. e in questi ultimi tempi tramite contatti
WEB.
Principali
difficoltà che si presentano nella loro
integrazione sono:
–
Mancanza
di programmazione, nella maggior parte delle comunità non c'è un
progetto per
inserirli.
–
Non
esiste una continuità sistematica di lavoro con gli ex-allievi (c'è
solo in
qualche caso).
–
La
migrazione in diverse regioni dello stato.
–
Il
poco tempo disponibile nelle giornate di incontro.
–
Perdita
di contatto per diversi motivi.
–
Mancanza
di spazi perché siano protagonisti.
Alcune
strategie per coinvolgere gli ex-allievi:
–
Creare
un gruppo di coordinamento con un responsabile del collegio per il
lavoro con
gli ex-allievi con la consulenza di un religioso.
–
Invitare
a partecipare alle attività del collegio.
–
Creare
un centro che organizzi attività proprie, aperto alle varie generazioni
di
ex-allievi.
–
Prestare
attenzione di preferenza ai loro figli quando fanno domande alle nostre
istituzioni.
–
Far
loro sentire che continuano a far parte della comunità orionina.
–
Inserire
nell'agenda annuale compiti specifici, come: chiacchierate, seminari,
rapporti
con il mondo del lavoro, testimonianze ed esempi di riuscita.
–
Istituire
la giornata dell'ex-allievo che si celebra nei diversi istituti.
–
Avere
un portale WEB per coloro che, per diversi motivi, non possono
partecipare
direttamente. Avere un'agenda (elettronica) delle iniziative e
conservare un
database degli ex-allievi.
–
Promuovere
contatti degli ex-allievi con il MLO e favorire maggiormente contatti
con l'Opera.
–
Promuovere
progetti e proposte per i giovani nelle associazioni degli ex-allievi
già
esistenti con obiettivi e iniziative adeguate al mondo giovanile,
specialmente
progetti di solidarietà che permettano di continuare a vivere la loro
formazione orionina.
–
Festeggiare
specialmente chi celebra il 25° o 50° di uscita dal collegio.
–
Preparare
gli alunni di ora alla loro condizione di ex-allievi in seguito.
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