“IL RISPETTO DELLA VITA DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE: LA CULTURA CRISTIANA SFIDA LA POLITICA”
Olimpia Tarzia
Abstract
La domanda forte del nostro tempo è una domanda antropologica : “Chi è l'uomo?” E', infatti, in base alla risposta che si articoleranno le diverse istanze culturali, politiche e sociali. Esse nascono infatti proprio dalle diverse visioni antropologiche presenti nella cultura odierna. E' dunque il nodo cruciale.
Ad esempio, affrontare il tema della scienza e della tecnologia rispetto ai nuovi scenari, non assume il giusto significato se non si pone al centro l'uomo, l'essere umano nella sua fase più debole, in cui gli attacchi di una tecnologia utilitaristica, cieca e ideologica sono più forti: all'alba e al tramonto della vita.
Mai come in questi ultimi anni, la questione etica del diritto alla vita e della difesa e promozione della famiglia fondata sul matrimonio sembrano essere al centro del dibattito culturale e politico del nostro Paese.
Ma se per laicità si deve intendere la possibilità data a tutti i cittadini di liberamente esporre , proporre e testimoniare i propri valori al popolo e ai singoli cittadini ( i quali sono poi a loro volta liberi di scegliere), senza che il riferimento alle proprie ispirazioni ideali comporti il vedersi pregiudizialmente ridotta la propria cittadinanza, mi sembra proprio che ciò non accada per i cattolici italiani.
Va smascherato con forza un certo laicismo assolutista e intollerante, che non ammette di essere contrastato e rifiuta il dialogo, accusando i cattolici di voler imporre la loro visione, la loro morale a chi cattolico non è. Si invoca lo “Stato laico”, dimenticando che uno stato laico si basa su principi democratici che affondano le proprie radici nei diritti umani, primo tra tutti il diritto alla vita, dimenticando che non è un'opinione della Chiesa, ma l'articolo 29 della Costituzione italiana che riconosce la famiglia una società naturale fondata sul matrimonio. Don Orione l'aveva profetizzato: “ L'attacco contro questa fortezza sociale che è la famiglia cristiana, custodita e mantenuta dall'indissolubilità del matrimonio, ora latente ancora, vedete che domani diventerà furioso ”
Dunque a chi accusa i cristiani di essere antidemocratici perché imporrebbero la loro morale ad un “stato laico”, bisogna avere il coraggio di rispondere che il diritto alla vita non ha e non deve avere colore nè religioso nè politico: il piccolo bambino concepito non è un “fatto politico” non è un “invenzione della chiesa”: è un figlio! Il più piccolo, il più debole, il più indifeso figlio della comunità umana.
A volte ho l'impressione che tra i cattolici vi sia ancora una sorta di “complesso di inferiorità culturale”. A volte sembra che le accuse immancabili di essere “oscurantisti, medioevali, talebani” che ci vengono rivolte quando, intervenendo nel dibattito culturale e politico, parliamo in difesa del diritto alla vita e della dignità umana, abbiano sortito il loro effetto intimidatorio.
Ma il Santo Padre non cessa di esortarci ad un impegno personale e comunitario : « Si richiede un forte impegno di tutti, specialmente dei fedeli laici operanti nel campo sociale e politico, per assicurare ad ogni persona, le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti e maturare generose scelte di vita al servizio dei propri familiari e dell'intera comunità».
Il richiamo all'emergenza educativa, particolarmente per quanto concerne i rischi del relativismo etico imperante , della manipolazione del linguaggio e l'urgenza di una forte educazione all'amore e alla vita, ci deve sollecitare a riprendere con determinazione il cammino iniziato con la straordinaria vittoria del popolo della vita in occasione dei referendum sulla fecondazione artificiale, che ha segnato una svolta culturale di portata storica.
Io ritengo che tale esperienza non sia stata sufficientemente capitalizzata. Non v'è dubbio, infatti, che un risveglio delle coscienze c'è stato, ma a questo deve seguire un'instancabile opera educativa e di formazione permanente, per rendere fecondi i frutti raccolti, pena un pericoloso riassopimento.
Ora ci viene richiesto un impegno per certi aspetti più difficile, finalizzato a tenere “alta la tensione” e ad intensificare la mobilitazione e il coinvolgimento delle persone pur in assenza di una scadenza a breve termine, come è stato per i referendum.
Dobbiamo essere in grado di trarre frutto da quella esperienza, proprio per valorizzarne, nel tempo, i tanti aspetti positivi. Primo fra tutti – citando un'espressione usata da Papa Benedetto XVI al Convegno Ecclesiale di Verona- l'aver testimoniato, “ una intelligenza amica della fede ”.
Un altro aspetto che mi sembra fondamentale, è la forte necessità di un approfondita riflessione, all'interno della cultura cristiana, sui “ principi non negoziabili” e il ruolo della politica, che va affrontata con chiarezza nel cammino che ci attende. Ed è su questi che il Santo Padre ha ribadito il pensiero della Chiesa, che non ammette libere interpretazioni: il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società è di grande importanza, al quale siamo chiamati a dedicarci con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità.
Ma occorre una testimonianza pubblica , capace di fronteggiare, con pari determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell'essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio. “ Il vostro zelo sia non volubile, non incostante, non a salti…ma sia zelo fervente, costante, illuminato; zelo grande e infiammato, ma prudente nella carità… se la vostra diventa una stasi, non è più vita di apostolato, ma è lenta morte o fossilizzazione! Avanti, dunque! Non si potrà far tutto in un giorno, ma non bisogna morire né in casa, né in sacrestia: fuori di sacrestia!”(Don Orione)
Nell'attuale dibattito sul diritto alla vita, si è affacciato il devastante concetto di biopolitica .
Il termine biopolitica esprime il fenomeno della totale presa in carico e gestione della vita biologica da parte del potere . P otere non riferito solo alle Istituzioni , ma ad ogni prassi collettiva autoreferenziale , che giustifica se stessa solo in quanto prassi e non assume come doveroso principio di riferimento l'oggettività reale.
Per trascendere la biopolitica è indispensabile attivare un impegno profondo per la difesa della dimensione personale della vita , il che significa, da un lato il riconoscimento del valore intrinseco, pre-politico, della vita e, dall'altro, il secco rifiuto di ogni qualificazione pubblica di categorie biologiche, a partire da quelle di vita e di morte, non accettando mai che esse vengano identificate politicamente .
Il compito che spetta alla nostra generazione è quello prima saper discernere e smascherare la realtà di un potere pervasivo e impersonale, poi di opporsi ad ogni forma di omologazione biopolitica.
Infine, come ben intuito da Don Orione, nel dibattito culturale e politico sull'aborto è importante considerare il ruolo delle donne: “ i l femminismo è una parte ed importantissima della questione sociale , e il nostro torto, o cattolici, è quello di non averlo compreso subito. Fu grande errore” .
Nella svolta culturale a favore della vita è nato un Nuovo Femminismo . Il 22 maggio 2003, in occasione del 25° triste anniversario della legge 194/78, in risposta ad una mia personale lettera, Giovanni Paolo II confermò questo percorso, tornando su questo tema a lui così caro: “ specialmente a voi, donne, rinnovo l'invito a difendere l'alleanza tra la donna e la vita, e di farvi promotrici di un nuovo femminismo ”.
La legge 194/78 è stata una sconfitta per la donna e per l'intera società. E' una consapevolezza cui devono seguire fatti: mobilitazione generale delle coscienze e delle Istituzioni a sostegno della vita, della donna, della famiglia, della dignità della persona.
La nostra generazione può compiere una svolta epocale nella direzione della non discriminazione tra essere umani, nati e non nati, delle pari opportunità tra forti e deboli, tra ricchi e poveri, tra sani e disabili. E a questo processo storico e culturale e politico cui tutti uomini e donne possono partecipare, la donna può dare un contributo fondamentale: nel portarlo a termine o, drammaticamente al contrario, nel distruggerlo. Essere sempre dalla parte della vita, per ritrovare se stesse, per generare una società più matura e più giusta, per aiutare altre donne ad essere libere di accogliere la vita.
Occorre coraggio, perché se non abbiamo coraggio, il nostro compito apostolico è già finito prima di cominciare. Erano dodici, ma non molte di più erano le femministe, quando hanno cominciato. “Lungi da noi ogni pusillanimità sotto la quale si nasconde, talora, la pigrizia e la piccolezza dell'animo. La pusillanimità è contraria allo spirito del nostro istituto, che è ardito e magnanimo” (Don Orione).
Le sfide culturali in corso sui temi eticamente sensibili ci presentano un panorama di possibili stravolgimenti epocali. Non ho timore di usare il termine “epocale”, poiché la sfida è letteralmente tale. E' in corso un violento attacco congiunto alla fede e alla ragione e, è inutile nasconderlo, al pensiero cristiano. Laicismo ideologico, poteri forti, potenti interessi economici, si fondono in una micidiale miscela che, sotto le scintillanti sembianze di emancipazione e libertà, stilla un nettare velenoso che sta raggiungendo con rapidità il suo obiettivo di anestetizzare le coscienze.
Dunque è necessario un costante confronto con la verità e il bene oggettivi, per potersi dire al riparo da interpretazioni soggettive e relativistiche.
E dove attingere, per un giusto discernimento, se non al Magistero della Chiesa ?
La Chiesa, come Madre e Maestra, ha non solo il diritto-dovere di esprimersi sui temi della bioetica e dei diritti umani, ma ha anche il compito di indicare alle coscienze dei singoli, credenti e non credenti, la via del bene e della verità, di illuminarne il cammino con la sua sapienza e di incoraggiarne l'azione col suo invito alla speranza.
Urge una generale mobilitazione delle coscienze ( Evangelium vitae).
Don Orione ci esorta e ci incoraggia a tale compito: “ E, occorrendo, legalmente, sì, ma insorgete! Unitevi tutti e siate solidali!....per l'intima giustizia della vostra santa causa, non ci daremo pace….E la tempesta, che ora fa tanta paura, sarà dissipata e il caos presente sarà vinto, perché lo spirito della carità vince tutto ”.
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